Tra le tante fotografie scattate quest’anno, l’Istat ce ne consegna una finale di difficile interpretazione. Seguendo il filo dei titoli usati dall’Ansa per descrivere l’ultimo rapporto dell’Annuario statistico sembra di andare sull’ottovolante, anche se l’impressione è che la spinta sia comunque verso il basso. In 6,5 milioni sognano un lavoro. L’Italia è sempre più vecchia, top in Ue con la Germania. Spesa pensioni sale ancora ma ritmo frena. In calo famiglie proprietarie di casa. Turismo, nel 2015 393milioni di presenze: +4%. Per il 55% delle famiglie difficile accedere a pronto soccorso. Cresce il livello dell’istruzione ma calano gli iscritti a scuola. Sempre meno i diplomati che proseguono all’Università.

Dunque sono ancora molte, troppe, le persone che inseguono un’occupazione che non arriva. E, com’è ormai noto, l’area principale del disagio si annida tra i giovani del Mezzogiorno che sono i nuovi paria. Non a caso il nostro diventa ogni anno di più un Paese per anziani, secondo in Europa solo alla Germania, con l’incidenza maggiore in Liguria e quella minore in Campania, dove gli under 35 sono ancora molti anche se in gran parte senza lavoro (e per questo l’emorragia verso il Nord e altre destinazioni non accenna ad arrestarsi).

È curioso notare (ma non è l’Istat a farlo) che il primo e il secondo Paese industriale d’Europa – Germania e Italia, appunto – sono anche quelli che ospitano la popolazione più vecchia. Non ci sarà una correlazione diretta, ma è un fatto che può almeno indicare il grande potenziale della nostra economia che continua a sprecare le energie migliori. In Italia, comunque, si nasce sempre meno ed è stato sfondato verso il basso il pavimento dei 500.000 nuovi venuti al mondo. Nel 2015 le morti hanno sopravanzato le nascite di 161.791 unità, con la conseguenza che diminuisce la popolazione residente complessiva (60.665.551) non riuscendo gli immigrati a compensare le perdite. Peggiora la speranza di vita.

Per effetto delle riforme rallenta la corsa della spesa pensionistica, ma la crisi economica determina un forte incremento delle uscite per le indennità di disoccupazione che lo scorso anno hanno toccato la rilevante cifra di 12 miliardi. In aumento le prestazioni assistenziali in parte per l’erogazione del bonus da 80 euro. Scende, sia pure di poco, la percentuale delle famiglie proprietarie di casa e di quelle titolari di un mutuo immobiliare. La proporzione rispetto a chi paga l’affitto resta comunque tra le più alte al mondo: 81 contro 18 per cento.

Nell’ambito dei 28 paesi dell’Unione europea, l’Italia si colloca al terzo posto per flussi turistici con un’incidenza della componente straniera superiore alla media. Particolare fortuna hanno avuto bed and breakfast, campeggi, villaggi turistici e agriturismi, il che dimostra la ricerca di alloggi e combinazioni a buon prezzo.

Oltre che a denunciare difficoltà nell’accesso ai servizi del pronto soccorso, gli italiani dichiarano di aver incontrato ostacoli nei rapporti con le forze dell’ordine e con i rappresentanti degli uffici comunali. Criticità sono state rilevate anche nei confronti dei supermercati e delle sedi postali. 

Continua, per il quinto anno consecutivo, la discesa degli iscritti al sistema scolastico in ragione di un calo demografico non compensato dall’aumento degli ingressi con cittadinanza straniera. Calano anche gli studenti che dopo il diploma decidono di affrontare l’università e tra quelli che proseguono le donne superano di molto gli uomini. Il dato è complessivamente scoraggiante, perché mostra un arretramento nel campo che più dovrebbe essere coltivato per garantire un futuro prospero.

Come si vede siamo più nell’ambito del vorrei-ma-non-posso che in quello della resa con bandiera bianca. Più attenzione all’economia reale e alla reale condizione di vita delle famiglie sarà il compito da svolgere nel 2017.