Il Centro studi di Confindustria rivede al ribasso le previsioni di crescita per l’anno in corso e per il prossimo (+0,7% e +0,5%), il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, invitato alla presentazione del rapporto, non ci rimane proprio male ma nemmeno ne è contento. Il New Normal – come lui chiama il contesto attuale fatto di bassa crescita e diseguale, risparmio precauzionale, scarse aspettative di profitto e quel che è peggio d’incertezza – non induce certo all’ottimismo, ma qualche luce nell’ombra, sostiene, comincia a vedersi. Il presidente degli industriali Vincenzo Boccia si dichiara tifoso dell’Italia al di là del ruolo che oggi occupa e si augura, rassicura tra il serio e il faceto, che sarà contento di essere smentito dai fatti.



All’arco del governo ci sono alcune frecce che Padoan mostra assicurando che saranno scagliate nel miglior modo possibile. Le riforme, innanzitutto, come il Jobs Act e tra le quali un posto di primo piano è assegnato al referendum costituzionale che dovrà garantire riduzione del contenzioso Stato-regioni e stabilità, ma anche riduzione delle tasse, finanza per la crescita, provvedimenti coraggiosi come il superamento del patto di stabilità interno per far fronte alle tante necessità che troveranno posto nella prossima legge di Bilancio. Tutte misure di per sé suscettibili di apportare miglioramenti al quadro complessivo, dice il ministro, e che prese tutte insieme daranno una spinta decisiva per trarre il Paese fuori delle secche.



Boccia coglie al volo l’opportunità e torna sul concetto che gli è caro di un intervento organico di politica economica che sia in grado di tenere in un fascio le diverse proposte e le azioni attivando quella che definisce politica dell’offerta, cioè la messa a sistema di provvedimenti in grado di stimolare le imprese a investire – tutte, non solo quelle di alcuni settori privilegiati – per attivare poi una domanda che per questa via diventa virtuosa. Dunque, attenzione alle scelte che si compiranno, perché in presenza di risorse scarse errori non se ne possono commettere e cedere alle tante richieste di soccorso potrebbe diventare un boomerang dagli effetti dolorosi. Poi c’è da uscire dal vicolo cieco della constatazione per sboccare sulla strada maestra della visione: l’unica capace di condurre a una meta definita, meglio se condivisa, per raggiungere la quale è possibile chiedere aperture di credito e sacrifici.



In un quadro internazionale che si va deteriorando per l’instabilità politica, l’affanno del Pil, il crollo della popolazione che invecchia, il dramma dei migranti, la tentazione di nuovi protezionismi, la discesa dell’utilità delle innovazioni che condiziona in peggio la produttività, l’alto tasso di disoccupazione – tutti accidenti che conducono a quella sciagurata condizione che prende il nome minaccioso di Stagnazione Secolare -, l’unico modo per riprendere la guida dei destini nel mondo, in Europa e nei singoli Stati è recuperare la fiducia degli investitori e dei consumatori riducendo l’area dell’incertezza che è la vera dannazione del secolo in corso.

Senza visibilità non c’è manovra che tenga. E solo mettendo in moto un complesso coerente e convincente di azioni si potrà alzare lo sguardo sul futuro facendo proprio l’appello alla pazienza, ricorda Boccia, elevato dal Capo dello Stato Sergio Mattarella non come espediente per prender tempo nella vana attesa che le cose si aggiustino da sole, ma come atteggiamento responsabile intanto che le decisioni prese, ben pensate e tra loro compatibili, svolgano i loro effetti positivi.