Un piano per includere giovani e immigrati nelle fabbriche italiane è allo studio di Confindustria e il presidente Vincenzo Boccia approfitta di un convegno a Salerno sulla sicurezza per accennarlo al neo ministro dell’Interno Marco Minniti, che di rimando auspica una forte convergenza tra imprenditoria sana e Stato per combattere mafia e corruzione e garantire il libero mercato. Un esempio di quella visione lunga di cui Boccia aveva parlato all’assemblea degli industriali del Molise riuniti a Pozzilli (Isernia) alla presenza del neo ministro del Mezzogiorno Claudio De Vincenti, impegnato nell’applicazione dei Patti con Regioni e Città metropolitane e dell’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, che porta in dote i suoi preziosi contratti di sviluppo.



All’orizzonte si profila la sagoma del Patto per la Fabbrica che gli imprenditori propongono ai sindacati per conferire alle relazioni industriali il peso di un decisivo fattore di competitività. Nel solco del principio della corresponsabilità nessuno può chiamarsi fuori nello sforzo di costruire quella ricchezza che andrà distribuita per combattere il male assoluto della povertà. Dario Scannapieco, vice presidente della Banca europea per gli investimenti (Bei), annuncia nella conferenza stampa ospitata quest’anno dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che il numero delle piccole imprese italiane finanziate nel 2016 è più che raddoppiato rispetto al 2015 (35.900 contro 15.480) per un totale di 682mila posti di lavoro assistiti.



Non è l’unica buona notizia che viene dalla Bei (Padoan ne ha tessuto espressamente le lodi), ma è la più significativa nel campo dell’economia reale dove si registrano le maggiori difficoltà fuori e dentro i confini nazionali e da cui ci si aspetta una reazione in grado di trasformare in crescita e occupazione i deboli segnali di ripresa che da più parti cominciano a essere avvistati.

Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, punta forte sul progetto che porta il nome di Industria 4.0 e che dovrebbe trasformare l’apparato manifatturiero nazionale in un sistema moderno e ad alto valore aggiunto. Condizione indispensabile per conservare la posizione di secondo Paese industriale d’Europa dopo la Germania e magari provare a diventare primi.



Il progetto Elite di Borsa Italiana, condiviso con l’associazione degli industriali, rappresenta una piattaforma molto utile per quelle aziende capaci di creare valore ma prive delle risorse necessarie. L’obiettivo è mettere insieme almeno mille realtà da offrire all’attenzione d’investitori nazionali ed esteri che potrebbero essere invogliati a scommettere su di loro.

Nonostante i numeri aggregati raccontino ancora di un Paese ripiegato su se stesso esistono ragioni che potrebbero suggerire un ritorno all’ottimismo se soltanto fossimo in grado di utilizzare al meglio la strumentazione di cui ci stiamo dotando. E, naturalmente, riuscissimo a capire che il tempo non è una variabile indipendente, ma una condizione indispensabile per il successo.