Finalmente un primato nazionale: nei giochi d’azzardo online dove nel 2012 (ultimi dati disponibili) abbiamo speso 15 miliardi e mezzo occupando il 22 per cento del mercato mondiale. La Francia, seconda in Europa, nello stesso periodo non ha superato i 9,5 miliardi. E si parla di attività legali, svolte alla luce del sole. A metterlo in evidenza è un articolo delle ricercatrici Annunziata De Felice e Isabella Martucci pubblicato sul trimestrale della Svimez Rivista economica del Mezzogiorno. Non si tratta di un record di cui andar fieri, naturalmente, sia per il fatto in sé che per le implicazioni negative sulle dinamiche economiche della crescita.
L’ammontare complessivo delle risorse impegnate nel settore gestito dai Monopoli e dai quattro Casinò del Paese (parliamo di carte, roulette, lotto, superenalotto, gratta e vinci, scommesse sportive, bingo, videopoker e tutto l’armamentario che conosciamo) ha toccato nel 2013 l’invidiabile cifra di 84 miliardi di lire. Il fenomeno rappresenta in Italia il 4,4 per cento del Pil con un peso relativo maggiore al Mezzogiorno (5,4 per cento) che al Nord e al Centro (4,1 e 4,3 per cento), confermando che dove meno robusto è il tessuto economico più spiccata è la tendenza a tentare la fortuna. L’andamento è in continua e sempre più ripida salita.
Com’era prevedibile c’è una regione che spicca sulle altre per incidenza sul reddito pro capite ed è la povera e popolosa Campania che però, in termini assoluti, si colloca al terzo posto dietro la Lombardia e il Lazio, dove c’è una maggiore disponibilità e un uso più confidente dei Casinò se non altro per ragioni geografiche. L’aspetto più inquietante (ma c’era da aspettarselo) è che negli anni della crisi i giocatori hanno sestuplicato le puntate o sono aumentati talmente tanto di numero da conferire alla realtà le dimensioni attuali. Segno evidente che disperazione e fatalismo vanno spesso a braccetto. Per qualche ora si è tutti potenziali milionari.
Sui risvolti educativi e anche economici dell’offerta governativa, tesa a raccogliere risorse per l’Erario, le polemiche si sprecano. Anche perché il risparmio così incanalato non fornisce alcun apporto alla creazione di ricchezza e non serve a combattere la povertà. Senza parlare dei casi di dipendenza che può generare.
C’è poi il capitolo non scritto dell’attività illegale o semplicemente sommersa che sta ricevendo una particolare spinta dal web, dov’è praticamente impossibile esercitare il controllo e dove più facilmente s’infiltra la criminalità organizzata attirata da facili e abbondanti guadagni. Giovani e donne cadono più di frequente nella rete.
È del tutto evidente che a nulla valgono i pistolotti morali che si potrebbero dedicare all’argomento, perché qualsiasi vuoto va riempito ed è fin troppo evidente che la voragine lasciata aperta nel Paese in termini di opportunità di lavoro e speranza di un futuro migliore è così grande da poter inghiottire slot machine e tanto altro. Il problema è che in questo caso anche sognare costa.