Il dottor Enzo Gabrici ha ricoperto un ruolo chiave nella cura di Alda Merini dal disturbo bipolare

Il dottor Enzo Gabrici è stato lo psichiatra e psicoterapeuta di Alda Merini, il dottore che la prese in cura per spingerla a riprendere l’attività poetica dopo anni di grandi difficoltà. Fu lui a regalarle la sua prima macchina da scrivere, aiutandola e supportandola sotto ogni punto di vista. Ed è proprio grazie allo psichiatra Enzo Gabrici che Alda Merini riuscirà ad intravedere la salvezza da sé stessa e da quella situazione sempre più preoccupante. A colpire la poetessa furono soprattutto i modi garbati del dottore, che le propose una via d’uscita.



“Un giorno un medico comparve nella nostra sala. Era ben vestito, aveva modi educati, e mi guardò a lungo. Era anche un bell’uomo. Mi domandò chi fossi. Ma non gli risposi”, il ricordo di Alda Merini pubblicato nel libro L’altra verità, dove descrive il primo incontro con il dottore.

Enzo Gabrici, lo psichiatra di Alda Merini, fu descritto come il suo “salvatore” dalla celebre scrittrice: ecco perché

È solo grazie al supporto dello psichiatra che Alda Merini inizia a percorrere la strada verso la guarigione e a risolvere i suoi guai interiori. Sempre nell’autobiografia sopra menzionata, la poetessa ricorda l’approccio cauto ed efficace di Enzo Gabrici. “’Vuoi venire nel mio studio?’ mi disse. Io annuii e cominciò la cosiddetta psicoterapia, fatta con lui e con estremo amore da parte di quell’uomo, che forse fu il mio salvatore”. Lo psichiatra, infatti, sembra capire fin da subito che il destino di Alda Merini è lontano dai manicomi.



Così prova a riaccendere quella passione ardente che non era affatto scomparsa nella poetessa, ma che doveva essere rispolverata e, in qualche modo, incoraggiata. “Un giorno senza che io avessi detto mai niente del mio scrivere, mi aperse lo studio e mi fece una sorpresa: ‘Vedi – disse – quella cosa là? È una macchina da scrivere'”. Così riemerge la vena di Alda Merini, che si riappropria della sua passione, la scrittura, per ripartire con slancio. “Era l’unica fonte di vita a cui potevo aggrapparmi per non morire”, ha raccontato Alda Merini.

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