Compie oggi sessant’anni il film Il Dottor Stranamore – Ovvero: Come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba di Stanley Kubrick, suo sesto lungometraggio professionale, il secondo di argomento bellico dopo il magnifico Orizzonti di gloria (1957). Anzi, per meglio dire, si tratta, come per il precedente, di film apertamente antimilitarista, in buona parte giocato sull’ironia involontaria che taluni ordini militari e talaltri atteggiamenti bellicosi contengono in sé.
Tratto dal romanzo Red Alert (1958) dello scrittore gallese Peter George, sceneggiato dal regista con Terry Southern e con la collaborazione del romanziere stesso, il Dottor Stranamore coniuga alla perfezione la struttura narrativa da black comedy con la rigorosa, geometrica, pulitissima messa in scena del maestro Kubrick. Anzi, per meglio approcciarsi alla materia, il film venne definito dallo stesso Kubrick in varie interviste “a nightmare comedy”, una sorta di commedia-incubo.
Come il romanzo di George è figlio della Guerra Fredda e del sentimento anticomunista inculcato nella cultura popolare americana dai suoi governanti, così il film di Kubrick deve il suo spunto produttivo alla clamorosa vicenda dei missili sovietici a Cuba. Sfiorata la catastrofe nucleare, il mondo riprende a respirare ma l’incubo permane, ancora aleggia a ovest come a est. Kubrick e i suoi collaboratori iniziano la stesura della sceneggiatura del film Il Dottor Stranamore in questo clima di timore strisciante, assecondandolo con una trama dai toni cupi e drammatici. Ma quasi subito si accorgono che un taglio satirico e sarcastico del film avrebbe consentito di trattare l’argomento del timore di una escalation nucleare con più efficacia, senza scadere nella retorica e senza il rischio di produrre, involontariamente, dei proseliti della guerra. Mettere in ridicolo i vertici militari e politici per evidenziarne le incongruenze, le assurde banalità, le ipocrisie, le paranoie e le vuote ambizioni, che tutte insieme conducono al cieco militarismo, è stata la mossa vincente degli autori del film.
Un generale psicopatico paranoico, comandante di una base aerea americana, trasmette al suo contingente di B-52 l’ordine di attaccare l’Urss, facendo credere ai suoi piloti che i sovietici stiano attuando un complotto per conquistare il mondo libero. Da questo incipit scaturisce una serie di eventi a catena, tragicomici e grotteschi, che si conclude con il lancio di un missile nucleare, non prima che il fantomatico dottor Stranamore, consigliere (ex nazista) del Presidente Usa, abbia suggerito al suo principale di trasferire la popolazione in miniere profonde per potersi riprodurre, ripresentare in superficie quando le radiazioni saranno sparite e preparare nel frattempo le future guerre.
Come detto, il film Il Dottor Stranamore è un efficacissimo atto di accusa nei confronti della follia atomica, redatto con ironia, sarcasmo e visivamente straordinario. La messa in scena risulta infatti mirabile per pulizia delle forme, geometria delle inquadrature, quasi a fare da contrappeso alla stridente follia della situazione. Inoltre, come evidenziato da diversi critici (Enrico Ghezzi in particolare), questo capitolo dell’arte cinematografica kubrickiana abbonda di simboli fallici. Ciò si concretizza soprattutto nelle silhouette dei missili e degli aerei ripresi in modo da evidenziarne la forma, appunto, fallica. Ironia delle forme atta a ridicolizzare la potenza del macho americano, guerrafondaio, imperialista e autoreferenziale. La quale ironia sottende anche un attacco critico ai miti tecnologici del potere statunitense, quali la scienza super efficiente e la sacralità della proprietà privata, arma impropria dell’imprenditoria d’assalto.
Notevolmente bravi e in parte tutti gli interpreti. Particolare menzione spetta però a Peter Sellers, autore di una prova a dir poco istrionica, già utilizzato dal regista e notevolmente “in parte” nel film precedente (Lolita, 1962). In Dr. Stranamore l’attore britannico interpreta ben tre personaggi: il pavido colonnello Mandrake, il Presidente Usa Muffley e il dottor Stranamore, caratterizzando ciascuno con gesti e mimica facciale al limite della caricatura. Divenuti giustamente celebri alcuni gesti del dottor Stranamore – non presenti nel copione ma improvvisati da Sellers – come il braccio che, come fosse dotato di vita propria, scatta in aria nel saluto nazista, e la mano ribelle che tenta di strangolare il suo padrone. Notevole anche la prova di George C. Scott nei panni del generale guerrafondaio Turgidson (un nome un programma…).
Dopo questa breve ricordo ragionato, appare perfino inutile sottolineare come il film Il Dottor Stranamore di Kubrick sia – purtroppo – sinistramente di attualità anche oggi. Con una sostanziale differenza tecnico-linguistica: il fatto che, per un autore odierno, seppur bravo e tecnicamente competente come lo era Kubrick allora, trattare delle guerre in essere con lo stesso taglio sarcastico sarebbe alquanto difficile, se non impossibile. Il mondo mediatico contemporaneo rende ciò impraticabile, a prescindere dalla volontà e dalle capacità individuali, principalmente a causa del lascito del tremendo shock visivo rappresentato dalla tragedia in diretta dell’undici settembre.
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