Graviano, la mafia, Berlusconi e i giornali anti-Cav: per capire come Silvio Berlusconi sia ritornato quantomeno “dirimente” le prossime scelte politiche tra maggioranza e opposizione si possono osservare le prime pagine del Fatto Quotidiano. Dopo il “caso” Mediatrade con la presunta sentenza pilotata contro l’ex Premier di Forza Italia, Travaglio & Co. hanno ripreso una serie di inchieste che vedono Berlusconi di nuovo “protagonista” come ai tempi di quando risiedeva a Palazzo Chigi. Nello specifico, lo scoop di giornata è firmato Marco Lillo e Lucio Musolino e riporta ampi stralci del memoriale che il boss Giuseppe Graviano (famiglia di Cosa Nostra di Brancaccio, accusato delle stragi contro il giudice Borsellino e la sua scorta, oltre all’omicidio di Don Pino Puglisi e le stragi del 1993 a Firenze, Milano e Roma) ha inviato dal carcere di Terni alla Corte d’Assise di Reggio Calabria, in questi giorni riunita in camera di consiglio per sentenze su ‘ndrangheta stradista. Dal 41-bis il super boss della mafia siciliana attacca nuovamente Silvio Berlusconi con accuse gravissime dalle quali, giustamente, i due giornalisti del Fatto Quotidiano sottolineano siano «tutte da verificare» visto che comunque Giuseppe Graviano non si è mai dichiarato pentito per le sue azioni criminose.



IL MEMORIALE E LE NUOVE ACCUSE CHOC CONTRO BERLUSCONI

«Mi rendo conto solo ora che a fine ’93 qualcosa cambia intorno al sottoscritto e questo momento corrisponde, a mio avviso a mente lucida, con l’ultimo incontro che ho avuto con Berlusconi a Milano», scrive Graviano nel memoriale pubblicato con ampi stralci dal Fatto Quotidiano. Giuseppe assieme al fratello boss Filippo vennero arrestati a Milano in un ristorante il 27 gennaio 1994, il giorno dopo la discesa in campo di Silvio Berlusconi con l’allora neo-nata Forza italia: su questa coincidenza avviene l’intero fulcro del memoriale. «Qualcuno, più di qualcuno aveva interesse a toglierci di mezzo. L’arresto di Milano è stato veramente singolare e inaspettato. Sono certo – riporta ancora il Fatto Quotidiano – che un ruolo, oltre alle forze dell’ordine, sia da attribuire a Berlusconi». In merito alla vicenda che potrebbe stare dietro a questa nuova accusa di Graviano a Berlusconi si ritorna sempre alla stessa “origine” rilanciata già più volte nei processi per mafia dal super-boss mai pentito e ancora oggi al 41-bis a Terni: i 20 miliardi che il nonno di Giuseppe Graviano avrebbe dato – insieme ad altri imprenditori di Palermo – a Berlusconi negli anni ’60 e ’70. Come scrive ancora Graviano nel suo memoriale presentato ai giudici di Reggio Calabria, «queste manovre messe in atto da “qualcuno” o più di “qualcuno”, hanno fatto guadagnare al signor Berlusconi, alla fine degli anni 60, la cifra di ben 20 miliardi di lire, che si dovevano tradurre nel 20 per cento degli investimenti fatti negli anni dallo stesso. Quello che è accaduto in tutti questi anni, compresa la volontà di tenermi ristretto al 41 bis e in area riservata, è la dimostrazione di quello che ho appena descritto».

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