Perché il Papa sta insistendo così tanto sulla legge naturale, perché nelle ultime settimane prima con i vescovi inglesi, poi con gli scozzesi ed infine con l’Accademia per la Vita è tornato così appassionatamente sulla centralità della Legge Naturale?
In queste ultime settimane, non a caso costellate di polemiche e inquietanti commenti, seppur inventati, sulle vicende interne della gerarchia cattolica italiana, il messaggio del Papa ha trovato meno spazio del solito. Sì è voluto consapevolmente oscurare? Difficile dirlo, tuttavia noi siamo tra quelli che non credono alla casualità.
Certo, la riaffermazione così puntuale, nei confronti della deriva inglese e scozzese, della centralità della dignità umana ad immagine del Creatore e dalla cui consapevolezza deriva l’evidenza della legge naturale, è stata forte e ferma. Ci sono Paesi e democrazie occidentali, ha detto il Papa, che prediligono far prevalere l’esclusivo diritto positivo, fatto dal parlamento e dalle maggioranze di turno, sulla legge naturale, sui diritti fondamentali, sulle dichiarazioni universali.
Tutto ciò riguarda il diritto alla vita e alla dignità umana, fin dal concepimento e fino alla morte naturale, che viene scambiata come materia prima sperimentale nei laboratori di taluni centri di ricerca pseudo scientifici – come nel caso delle chimere inglesi – e non è rispettata per il suo valore in sé, origine della vita.
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Riguarda la morte e le tendenze sempre più ossessive, ridondanti dell’eugenetica del secolo passato, di introdurre e indurre i “vecchi e malati” alla richiesta di suicidio assistito o forme di morte, lessicalmente e massmediaticamente sterilizzate. I giochi di parole in questi due campi dimostrano la furbizia tragica e comica di ”codalunga”: “fine vita” invece di “morte”, “sperimentazione embrionale” invece di “uccisione del feto” etc.
Tuttavia, ci ha ricordato Papa Benedetto, lo Stato e la maggioranza di turno non possono introdurre leggi che contrastino con la Legge Naturale. Un avviso ai naviganti del nuovo millennio, su questi temi, lo aveva dato con chiarezza il Santo Giovanni Paolo II nel su Memoria ed Identità.
Non si tratta qui di riassumere le riflessioni di Speamann o di Beckenforde, non vogliamo nemmeno provare a ripetere le saggezze di autori greci e romani. Vorrei ripartire dall’evidenza paolina, sperimentabile da ognuno di noi, del “volere il bene e fare il male” che sta nel cuore egoista dell’uomo, a dimostrazione del segno indelebile del peccato originale.
Ebbene, l’illusione di oggi in talune democrazie, al pari delle tentazioni che caratterizzarono l’esperienza dei regimi totalitari del XX secolo, è dar seguito alle tentazioni delle maggioranze di poter, “finalmente”, creare diritti istintivi, cioè slegati dai diritti naturali e, invece abbindolati, alle logiche di lobby economiche e sindacali.
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La rincorsa al diritto, tuttavia, non è neutrale perché l’approvazione di una legge favorevole verso l’uno o l’altro comportamento sociale produce l’effetto emulativo. I cittadini, in fondo, attribuiscono all’approvazione di una norma un valore comportamentale positivo e dunque sono molto tentati di comportarsi in quel modo.
L’esplosione in alcuni Paesi europei, dopo la approvazione di norme favorevoli, delle “coppie di fatto”, dimostra la fondatezza della preoccupazione. Questo atteggiamento contemporaneo, considerata la “tentazione” tirannica della maggioranza descritta da Tocqueville, rischia di produrre “diritti istintivi” e “volubili” a seconda della “pressioni” del momento o delle intenzioni elettorali della compagine.
In qualche modo, la tentazione della maggioranza democraticamente eletta e della democrazia è la medesima che vive ciascuno di noi, l’insaziabilità di soddisfare i propri desideri e trasformarli in diritti esigibili, rispettati da tutti e portatori della pretesa di essere imposti alla generalità. Una democrazia e una maggioranza che scivola dentro questo girone infernale, non può resistere, si trasforma in una oligarchia o aristocrazia dei “migliori” sui “peggiori”.
Il Papa, non a caso parlando ai Vescovi Inglesi e Scozzesi, ha messo in guardia sui pericoli e sull’attentato verso la vita umana, le famiglie, l’eutanasia. Non pensiamo che siano problemi e tentazioni che attraversino solo alcune democrazie, è una tentazione che attraversa tutti, perciò il bilanciamento dei poteri e l’assoluta insindacabilità della Legge Naturale, oltre ad essere dimostrazione di sano realismo, sono ancore formidabili al rispetto,allo sviluppo, alla promozione delle persone e della società: uniche ragioni di vita delle democrazie.