L’invito all’astensione e la scelta conseguente di non partecipare al voto è un grave segnale del decadimento della vita pubblica italiana. Paradossalmente, in una società ubriacata dagli slogan sulla partecipazione, dalla ricerca di nuove forme nelle quali rendere più efficace la corresponsabilità delle decisioni, si fa strada il menefreghismo elettorale. L’Italia, sinora, è stata meno colpita da questo male, ma i recenti richiami provenienti anche da ‘capitani d’industria’, potrebbero far breccia e aggravare la tentazione di affidare ad altri la difesa della propria libertà.



La democrazia può solo deperire, deve far riflettere questo acuto pensiero che unisce il politico Abramo Lincoln e il colto G.K. Chesterton. Già la democrazia occidentale sta deperendo, non solo per via della scarsità delle nascite e della mancanza di pensieri e azioni per il futuro, ma anche e soprattutto per la fiacchezza che sta inducendo molti cittadini a rinunciare alla propria rappresentanza, al potere assoluto che ciascuno possiede nel momento elettorale. Lo Stato democratico deperisce, sempre più nelle democrazie europee i Governi superano gli scogli e i dibattiti parlamentari con marchingegni eccezionali.



Dunque, oltre a sistemi elettorali che sacrificano sull’altare della ‘decisione’ la scelta dei rappresentanti del popolo (liste bloccate, sistemi maggioritari assoluti etc.), l’ininfluenza sostanziale dell’azione svolta nelle Camere, accresce il senso di inutilità e impotenza del cittadino elettore. La distanza tra Organi rappresentativi della volontà popolare e i rappresentati, ciascuno di noi, induce ulteriori gesti disinteresse. Un gatto che non solo si morde la coda ma che rischia di mordersi progressivamente tutto il corpo, di scomparire fagocitato da se stesso.

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Se con la democrazia, ciascuno è sentinella della propria libertà personale e sociale, con la delega che i cittadini lasciano ai ‘pochi’, attraverso il non voto, di decidere anche per sé, ci si incammina verso una forma di aristocrazia moderna, non meno pericolosa del passato. Stupisce che da una parte del mondo imprenditoriale, componente essa stessa di quella aristocratica minorità, si sottolinei l’importanza della astensione. Stupisce e preoccupa perché dimostra una sostanziale volontà, implicita, di allontanare il popolo dall’unico spazio di libero controllo e di libera scelta: il voto.

Se può essere conveniente, per i moderni aristocratici, acuire la distanza tra la politica e il momento elettorale, tra il voto e il cittadino, per ciascun cittadino questo è l’inizio del disinteresse e della irresponsabilità civica. Non vale qui ricordare tanto e solo le battaglie democratiche di 50 anni fa, la recente storia italiana ed europea del diritto universale al voto, la fine dei totalitarismi e l’inizio entusiastico delle democrazie. Vale invece la pena stigmatizzare la scelta di non recarsi alle urne, una non scelta che indebolisce le virtù civili di tutto il Paese e, paradossalmente, accresce la poca credibilità delle istituzioni e dell’impegno politico.

Infatti, la scelta del ‘non voto’ motivato dalla confusione e dalla estemporaneità dei politici, invece di combattere direttamente le cause della confusione, le accresce e diviene un incoraggiamento per gli stessi politici poco credibili. L’unico strumento nelle mani, oggi come ieri, di ciascun cittadino per far pesare il proprio volere è il voto. E’ l’unica ‘livella’ che durante l’esistenza il cittadino ha nelle sue mani, sia esso il Presidente della Ferrari S.p.a, sia esso l’ultimo dei disoccupati della Fiat Termini Imprese, entrambi hanno nella sola scheda elettorale il potere di scegliere il proprio candidato e il proprio eletto.

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Boicottare il voto o ridicolizzarlo è dunque un grave danno diretto a sfibrare le virtù civili della nazione, ad assecondare lo sconforto dei cittadini in difficoltà e, nello stesso tempo, a colpire al cuore la democrazia. Ben inteso, il sistema di autogoverno democratico è, ad oggi, il miglior sistema che consente la promozione della persona, la ricerca del bene comune, la libertà e responsabilità della società e tanti altri vantaggi facilmente enumerabili. Ad oggi, i diritti e doveri che la democrazia riconosce e richiede, sono intaccati potentemente dalla cultura relativista e nichilista.

Il senso di responsabilità comune, basta rileggere talune pagine dei Federalist Papers o discorsi di De Gasperi,Togliatti e altri padri fondatori italiani per rendersi conto del deperimento del senso comune della nazione. Proprio perciò è ancora più importante sottolineare il dovere del voto, per l’oggi e per il domani di ciascuno e di tutti noi.