Dunque ci siamo, tutti in pensione a 65 anni, tutti gli impiegati nella pubblica amministrazione. Colpa dell’Europa dicono, eppure se mandi uno sguardo alle classifiche degli altri Paesi, ti accorgi che siamo tra i primi per età pensionabile, dunque l’Europa chiede solo che si parifichino le età tra maschi e femmine.
Tale richiesta è frutto certo di un malsano femminismo, ma nel contempo richiama il nostro esecutivo a una maggiore parità di trattamento per la conciliazione familiare, a maggiori servizi per la famiglia e a una più cospicua deducibilità per le spese di cura nei confronti di bambini e anziani.
Su tutte queste misure abbiamo già segnalato più volte, su queste pagine, le molteplici possibilità di reale scelta e libertà per le donne europee. Il Governo, in particolare il Ministro Sacconi, ha destinato i maggiori introiti della riforma europea proprio per allargare le disponibilità finanziarie nei confronti delle mamme e delle famiglie.
Ottima scelta, tuttavia rimane un vero gap politico, l’Europa impone la parità dell’età pensionabile ma lascia superficialmente ai singoli governi le scelte che possano equilibrare i trattamenti e le libertà delle donne, degli uomini e delle famiglie che desiderano prendersi cura di figli e anziani. Male.
Sempre in tema di pensioni, negli stessi giorni nei quali si discuteva degli obblighi europei, in sordina è apparsa la duplice notizia:l’Italia è il Paese dell’Unione che spende di più per le pensioni (15,38% del Pil, la media Ue è del 12,2%) e il 72% degli italiani ha una pensione che non arriva a 1000 euro al mese. Esiste dunque un problema e un suicidio demografico da affrontare: alle tante promesse degli ultimi 15 anni di campagna elettorale, è seguito un “nulla” di fatto.
Su questo crinale si gioca il destino del Paese, ma nessuno pare accorgersene veramente, stiamo bene nel sacco di plastica che abbiamo al collo e non ci preoccupiamo del nodo scorsoio che ci stringe ogni anno di più…Cosa dette e ridette ma senza nessuna reale risposta da parte di coloro che, temporaneamente, si sono succeduti alla guida del Governo dall’inizio del ’93 in poi.
Oltre al drammatico dilemma del suicidio demografico, si aggiunge una incredibile questione di equità. Chiunque viva nel mondo reale, si diletti a far la spesa nel week end, debba pagarsi bollette elettriche e del gas, affronti gli scogli delle tariffe comunali e regionali, insomma una persona normale non può accettare che il 75% dei pensionati non arrivi ai 1000 euro al mese. Con meno di quella cifra non si può arrivare a fine mese, direi che si fatica ad arrivare alla seconda settimana del mese e il resto delle giornate che separano dalla pensione, i dati lo dimostrano, viene speso alla Caritas o al Banco Alimentare.
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Pensiamo ai quella povera gente (il 45% dei pensionati) che arriva a 500 euro al mese. Fermiamoci a riflettere per un istante, facciamo noi i conti della massaia, scegliamo i prodotti alimentari più a buon mercato e…ci rendiamo conto che nel nostro Paese c’è un problema enorme di mancanza di equità. Se poi aggiungiamo che con la “stretta” doverosa sulle finte pensioni di invalidità, stupidamente, si sono introdotte misure che danneggiano i disabili e i down, beh allora tutti gli inviti rocamboleschi di bontemponi in “doppio petto” che desiderano impegnarsi nel “ring” della politica per il bene comune, risuonano come splendidi insulti alla povera gente.
A livello europeo, tra i parametri più importanti per misurare il grado di coesione sociale, troviamo l’attenzione verso i disabili e gli anziani pensionati. Sarà un caso, ma noi non siamo in linea. Nessuno mette in discussione la manovra, a dire il vero sarebbe necessaria una più “pesante” e parametrata alla Germania, ormai vero e unico paragone per gli investitori internazionali. Più pesante e per noi più attenta ed equilibrata verso i deboli.
Mancano i soldi? Invece di rimandare la riduzione del personale della PA, grazie alla digitalizzazione e al federalismo fiscale, perché non lo stabiliamo subito? Entro il 2012 ci sarà una riduzione del 10% dei dipendenti della PA.. Visto che tutti ci siamo scagliati contro i “superbonus” e le stock-option dei supermanager, martelliamoli con un superprelevamento di solidarietà.
Entro la stessa data obblighiamo i Comuni piccoli, circa 3000, sotto i 2000 abitanti a unire i servizi ai cittadini e due anni dopo (2014) a “unirsi tra loro”. Tutti vorrebbero ridurre le province, dalle parole passiamo ai fatti, spazziamo via quelle con meno di 500.000 abitanti. Proteste ce ne saranno, ma di fronte al destino di un popolo e di una nazione, è necessario assumersi delle responsabilità.
La campanella è suonata, il mondo non è e non sarà più quello di prima della crisi speculativa e finanziaria, se non ci attrezzeremo, semplicemente moriremo.