E bravo Benedetto XVI: “No alla ricerca di interessi personali in politica, ma impegno per il bene comune!”. Tutto e tutti chiedono più coraggio, meglio, più concordia per compiere passi più decisi e risoluti verso le riforme strutturali, verso il futuro.
Per la Cei ha parlato Bagnasco, con parole forti e chiare a partire dall’educazione: primo, “l’ opinione pubblica come le famiglie devono sapere che noi Chiesa faremo di tutto per meritare sempre di più, la fiducia che generalmente ci viene accordata”; secondo, per la Chiesa la “sfida educativa è cimento adeguato” alla propria missione; terzo, si deve partire dagli adulti, “bisogna, in altre parole, che si affermi una generazione di adulti che non fuggano dalle proprie responsabilità perché disposti a cogliere la differenza abissale tra il vivere e il vivacchiare, perché se va disertata la sfida educativa, è la comunità che si decompone”.
Una Chiesa che punta al futuro: educazione, famiglie e lavoro. “Un’Italia verso un lento suicidio demografico, dove oltre il cinquanta per cento delle famiglie oggi è senza figli… urge una politica che sia orientata ai figli, che voglia da subito farsi carico di un equilibrato ricambio generazionale… questo è paradossalmente il momento per farlo”.
Il lavoro che oggi manca, “creando situazioni di disagio pesante nell’ambito delle famiglie giovani e meno giovani, in ogni regione d’ Italia, e con indici decisamente allarmanti nel Meridione… non possiamo da parte nostra non chiedere ai responsabili di ogni parte politica di voler fare un passo in avanti, puntando come metodo a un responsabile coinvolgimento di tutti nell’opera che si presenta sempre più ardua”.
Anche in questo campo, altrettanto paradossalmente, ma intelligentemente, è il tempo di “procedere, senza ulteriori indugi, a riforme che producano crescita”.
Educazione, famiglia e lavoro tre sfide per il futuro del Paese che appaiono molto simili, per alcuni versi identiche, alle sfide indicate dal Presidente di Confindustria nei giorni scorsi: crescita, riforme, lavoro e futuro.
Nella manovra economica, per ridurre il debito pubblico e la cui entità è simile a quella di altri Paesi della Ue, c’è prospettiva, c’è futuro, ci sono riforme strutturali verso l’educazione, la famiglia e il lavoro dipendente e imprenditoriale?
Forse ci si poteva e potrà aspettare di più, grazie al dibattito parlamentare, tuttavia aver ridotto il debito pubblico sulle spalle delle generazioni future è già un ottimo risultato.Non aver fatto passi indietro è altrettanto importante, in questa fase, di averne fatti molti in avanti.
Tutto ciò non basta. Rimane aperta la grande domanda cha và da Bagnasco alla Marcegaglia: se non in questo momento proficuo, allora quando sarà il tempo delle riforme strutturali del Paese, quando si penserà alla posterità, al futuro e alla crescita?
Certo ci vuole equilibrio, ma l’equità invocata deve tener conto anche di noi quarantenni, dei nostri giovani fratelli e dei nostri bambini, insomma del bene comune.