I fatti valgono più di ogni argomento. È da tempo che la televisione pubblica inglese, l’unica a cui i cittadini pagano un canone pubblico, la “prestigiosa” Bbc, crea polemiche e dispiaceri a tutti i fedeli di ogni chiesa cristiana. Gli insulti al Papa crescono al diminuire dei giorni che lo separano dalla visita apostolica, quelli alla Chiesa Anglicana si moltiplicano dopo l’empasse sull’ordinazione di sacerdoti donne e vescovi gay e lesbiche.



I fatti sono tanto chiari, quanto ripetuti, la “giustificazione ufficiale” è la goccia che ha fatto traboccare il vaso della Chiesa anglicana e Cattolica. Infatti, la Bbc si è sentita in dovere di dare una propria spiegazione, dopo l’ennesima protesta delle Chiese Cristiane. Alla Bbc si potrà continuare a fare battute, anche irriverenti, sui cristiani o sul Vaticano ma ogni presa in giro dell’Islam è severamente vietata. Lo ha deciso, secondo quanto riporta un tabloid, il direttore generale del servizio pubblico britannico.



Per il numero uno della Bbc, memore delle proteste per le vignette blasfeme su Maometto, ma assolutamente indifferente alle vibrate proteste cattoliche e anglicane,  i musulmani “sono più suscettibili dei cristiani “, “sono una minoranza già marginalizzata” e quindi è meglio non irritarli. Non importa se alcuni quartieri di importanti città inglesi siano già sotto la “giurisdizione” degli imam, non importa se la shaaria divenga sempre più popolare tra i sudditi inglesi di sua Maestà, non importa nemmeno se ai cristiani è vietato indossare crocifissi o santini sul proprio abbigliamento.



No, per la Bbc tutto è tollerabile contro i cristiani, anzi gli insulti possono anche aver una buona dose di utilità per rendere più coesa la società inglese. Sic! La patria dei nuovi laici ateisti non dà certo prova di tolleranza, né di rispetto del diritto umano di credo religioso. Alla libertà religiosa si sostituisce la libertà di insulto religioso, ma solo se cristiano.

La guerra per l’informazione pubblica subisce un altro smacco, si ripete la competizione anglo-spagnola verso il peggio. Stavolta il Ministro dell’Industria e Comunicazione del Governo "Z" ha deciso di sanzionare la associazione di quotidiani e settimanali cattolici Intreconomia per un video sulla manifestazione dell’orgoglio gay svoltasi qualche settimana fa a Madrid.

Le immagini del video sono tratte, tutte, dalla manifestazione di omosessuali e lesbiche madrilene, tra un’immagine e l’altra alcuni "cartelli" a commento pongono domande chiare e commenti concisi sugli atteggiamenti che si vedono nel filmato. Il governo ha affermato che il messaggio pubblicitario, ha violato una legge che vieta la diffusione di messaggi pubblicitari favorevoli a “discriminazioni basate su razza, sesso, religione, nazionalità, e di opinione”.

La pubblicità, però, ha mostrato soltanto il messaggio effettivo degli omosessuali marciando e ballando in parate del Gay Pride Day e ha chiesto alle domande semplici e toccanti: «È questo il tipo di società vuoi?», «Sono questi gli esempi che volete per i vostri bambini?», «Orgoglio gay… Orgoglioso di che cosa?».

L’annuncio ha anche cercato di opporsi al Gay Pride Day, il video si conclude con una sequenza foto che riproducono persone al lavoro, anziani, famiglie, insomma gente che vive la propria giornata normalmente e invitando tutti ad essere orgogliosi degli altri 364 giorni di “orgoglio per gli eterosessuali”.

La decisione ci dice che in Spagna c’è una democrazia sui generis, nella quale viene introdotta una "polizia del pensiero". Una sanzione che rappresenta una contraddizione con il principio democratico fondamentale: il diritto di espressione, non la censura, dovrebbe prevalere in una società libera. Gran Bretagna e Spagna purchè… ce se magnano le libertà fondamentali e i valori cristiani.