Trovo sconcertante che i giornali italiani, Corriere della Sera e Repubblica in primis, descrivano una protesta in una piazza di Madrid da parte di giovani di estrema sinistra, per lo più appartenenti alla sinistra anarchica spagnola, con un parallelismo con le rivolte della “primavera del Mediterraneo”. Le semplificazioni giornalistiche sono sempre accettabili, in questo caso sono tanto artificiali quanto assolutamente infondate.
I giovani, descritti dalla stampa iberica come “movimento 15M” (15 maggio), sono per lo più appartenenti alla sinistra che noi chiameremmo dei “centri sociali”. Sono stato tre giorni in Spagna, ho visitato amici a Valencia, Madrid e Sevilla. Taluni di essi nemmeno erano a conoscenza del bivacco di Puerta del Sol, altro che Piazza Tahir del Cairo!
I giovani in piazza hanno scritto un manifesto, molto chiaro. Un appello antisistema, una protesta che mette l’accento sulla necessità di abolire i partiti, di andare verso una democrazia “diretta” senza mediazioni democratiche, senza istituzioni parlamentari. Un manifesto anarchico, terribile se si guarda alla storia spagnola. Non sfuggano i frequenti assalti e le copiose dimostrazioni di violenza contro chiese cattoliche e librerie che mostrano in vetrina libri del Papa.
In questi giorni si sta concludendo in Spagna la campagna elettorale per le elezioni locali, la gran parte delle città e regioni dovranno rinnovare i propri consigli e le proprie autorità: si prevede una sconfitta epocale per il Psoe di Zapatero e il Pp è dato in gran vantaggio ovunque. Forse un voto di appoggio al cambiamento, forse un voto di protesta contro un Governo inetto e incapace, fatto sta che il Psoe ha tentato di strumentalizzare i “giovinastri” di M15, pubblicando nel proprio sito ufficiale il documento di protesta e facendolo apparire come proprio.
Questo atteggiamento, che ha provocato la reazione feroce dei giovani contro il Psoe, costringendolo a togliere il documento dal suo sito, la dice lunga sulla lucidità dei socialisti iberici. Addirittura, in alcuni cartelli di Puerta del Sol si può leggere un consiglio al partito di Zapatero: si chiede al Psoe di togliere la “o”, ovvero quella radice operaia smentita dai tremendi dati sulla disoccupazione generale e giovanile in particolare.
Famiglie e adulti non sono per nulla artefici della piazza e in molti si chiedono come mai la protesta non sia indirizzata contro il Governo che, con la sua politica di economia fallimentare, ha prodotto milioni di senza lavoro e ucciso le speranze di tantissimi giovani. In molti sospettano che la simpatia, non celata, tra i gruppuscoli delle piazze e l’estrema sinistra comunista sia un chiaro segnale di chi vuole sviare l’attenzione pubblica.
Insomma, comunisti e anarchici uniti, purché non vincano i popolari, purché non si fermi il progetto di ingegneria sociale del “sol dell’avvenire”, fallito come sempre lasciando tragedie e bruciando il futuro di milioni di persone. La Spagna, nonostante le tifoserie socialiste e frammassone di taluni giornalisti italioti, sembra aver capito e vive nelle proprie carni i drammi di un “paese dei balocchi” sull’orlo del fallimento sociale ed economico.
È necessaria una pulizia etica, come abbiamo già notato sul caso Ungheria, in molti quotidiani italiani, soprattutto urge dire la verità e abbandonare “amori” del giovanile sessantottino per descrivere ciò che cambia in bene nell’Europa attuale. Un’ultima osservazione, mi si consenta: proprio una lettura oggettiva dei fatti spagnoli, aiuta a decidere cosa sia meglio anche per il governo delle città italiane, il voto nei prossimi ballottaggi non deve basarsi solo sugli istinti, sulle reazioni scandalizzate (giustamente) nei confronti della indegnità di taluni comportamenti personali.
Trovo sia giusto invitare a pensare agli effetti delle scelte che si faranno: portare un piccolo Zapatero a Milano o Napoli è veramente spingere verso un aggravamento dei problemi di quella città. Lo dico con franchezza: penso che scegliere coalizioni dove l’estremismo di Vendola sia presente potrebbe essere un contributo serio ad aggravare la situazione.