Caro Direttore, “Ci viene chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sulla famiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza, accompagnandoli in tante difficoltà e anche con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d’amore”. Con queste parole Papa Francesco ha aperto i lavori del concistoro dedicato alla famiglia e alla pastorale matrimoniale. Al centro della riflessione ci sarà la famiglia, “che è la cellula fondamentale della società umana. Fin dal principio il Creatore ha posto la sua benedizione sull’uomo e sulla donna affinché fossero fecondi e si moltiplicassero sulla terra; e così la famiglia rappresenta nel mondo come il riflesso di Dio, Uno e Trino”, non certo la scadente “casistica” che, ha ricordato il Papà, “farebbe abbassare il livello del nostro lavoro”. Invece, sempre partire dal positivo e dal bello, l’unica via per comunicare e contagiare la società: “La nostra riflessione – ha aggiunto il Papa – avrà sempre presente la bellezza della famiglia e del matrimonio, la grandezza di questa realtà umana così semplice e insieme così ricca, fatta di gioie e speranze, di fatiche e sofferenze, come tutta la vita. Cercheremo di approfondire la teologia della famiglia e la pastorale che dobbiamo attuare nelle condizioni attuali”. “La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità”.
In questi stessi giorni, negli USA è stato pubblicato un documento storico in cui cinque religioni scendono in campo per difendere il matrimonio e opporsi alla violenza del “matrimonio” omosessuale. Si tratta della Chiesa Cattolica, in persona della Conferenza Episcopale, della Chiesa Battista del Sud, della Chiesa Luteran -Sinodo del Missouri, dell’Associazione Nazionale degli Evangelici e della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, meglio nota come Chiesa Mormone. Le cinque religioni hanno deciso d’intervenire in un processo, d’importanza cruciale, dove gli Stati dello Utah e dell’Oklahoma fanno appello rispetto a decisioni di giudici federali, le quali in nome dei diritti degli omosessuali hanno annullato referendum popolari dove gli elettori di questi Stati si erano pronunciati a grande maggioranza perché il matrimonio riconosciuto dalle leggi fosse solo quello tra un uomo e una donna. Con queste sentenze i giudici federali hanno ingiunto a Utah e Oklahoma di celebrare immediatamente “matrimoni” omosessuali. I governatori dei due Stati hanno fatto appello, e ora le cinque religioni scendono in campo e intervengono nel processo relativo ai due casi, dalla parte della famiglia ma anche di quei popoli, cioè della democrazia.
Le comunità religiose che sono intervenute in questo processo rappresentano la grande maggioranza degli americani credenti.
L’atto di intervento nella causa come “amici curiae” delle cinque religioni si concentra su un aspetto essenziale della battaglia per la famiglia in corso in America e in tutto il mondo. Parte dalle sentenze che hanno annullato i referendum dello Utah e dell’Oklahoma, secondo le quali la manifestazione dell’opinione – pure maggioritaria – dei cittadini contro il “matrimonio” omosessuale sarebbe illegittima in quanto rappresenterebbe il tentativo delle religioni maggioritarie di questi Stati d’imporre la loro dottrina anche alla minoranza che non la condivide, il che sarebbe contro la Costituzione americana che prescrive la separazione fra Stato e Chiese.
La risposta delle cinque religioni è duplice. Il primo argomento è fondamentale per la libertà religiosa. Le religioni non si occupano solo di organizzare riti e preghiere. La vera libertà religiosa implica che possano scendere in campo e dire la loro, in base alle rispettive dottrine, anche quando si tratta della dottrina sociale e delle leggi. Su molte leggi dello Stato le religioni hanno un’opinione, e i cittadini religiosi votano tenendo conto anche della loro fede. Se il loro voto potesse essere annullato come tentativo d’imporre un punto di vista religioso ai non credenti non solo finirebbe la libertà religiosa e la libertà sociale, ma anche la democrazia. Se alle prossime elezioni, queste religioni e chiese stabilissero dei criteri per valutare i candidati e i loro fedeli li seguissero, i loro voti dovrebbero essere tutti annullati per questo?
La seconda risposta è che, venendo al caso specifico del “matrimonio” omosessuale, le religioni difendono un principio che non è soltanto religioso ma deriva dalla legge naturale e dal bene comune e, come tale, può essere riconosciuto dalla ragione di tutti, non credenti compresi. “Sia la nostra esperienza sia le scienze sociali”, afferma l’atto d’intervento in causa, dimostrano che “ogni bambino ha bisogno di un padre e di una madre”. Le leggi che i giudici federali vogliono imporre – in quanto contemplano anche l’adozione omosessuale – non sono nell’interesse dei bambini, che dev’essere preminente.
Il “matrimonio” omosessuale è contrario all’interesse dello Stato, perché, afferma il documento – nonostante una minoranza di sociologi pensi il contrario –, ogni tentativo di ridefinire il matrimonio influisce negativamente sulla stabilità dei matrimoni fra un uomo e una donna e sul “tasso di fertilità”. Il testo presenta pure l’interessante argomento secondo cui introdurre il «matrimonio» omosessuale vuol dire diffondere una nozione di matrimonio e di famiglia “incentrata sugli adulti” e sui loro desideri, mentre la famiglia deve mettere al primo posto i bambini, i figli. Infine, se s’introduce il “matrimonio” omosessuale s’innesca un processo che porterà fatalmente a legalizzare altre forme di “matrimonio”: nello Utah i giudici hanno appena dichiarato che non è illegale praticare la poligamia. Sono tutti argomenti che non si trovano nel Vangelo o in altre scritture sacre, ma che fanno appello alla ragione e al buon senso. Più famiglia, in sintesi, più benessere sociale e personale. Infatti chiarisce il documento, i firmatari e le diverse ispirazioni religiose, rimangono “divise nelle loro prospettive teologiche ma unite nell’affermazione che la tradizionale definizione del matrimonio come riservato a un uomo e una donna è vitale per il benessere dei bambini, delle famiglie e della società”.
Molto si muove negli USA ma anche in Europa (dove sforzi unitari sono già in atto da parte di molte e diverse NGO’s) e nuove vie vengono percorse per promuovere il bello e il vero della famiglia e difendere questa beltà dalle aggressioni sconsiderate, da questi “maltrattamenti” che violano non solo la legge naturale e violentano l’equilibrio dei bambini, ma contraddicono e scardinano la società e la democrazia. Buon lavoro dunque ai Padri Sinodali, noi proseguiamo sempre per la via maestra.