Voglio essere chiaro, non sono più candidato a nulla, tantomeno alle prossime europee. Ognuno di voi può controllare il voto del proprio rappresentante al parlamento europeo, il voto e l’assenza al voto che in questo caso è pari al voto favorevole. Chiunque sia stato, con proprie ragioni (tutte da scoprire) e per la propria ignavia (ingiustificabile), favorevole al Rapporto Lunacek (“Tabella di marcia contro l’omofobia e la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere”) non può ricevere un voto da coloro che ritengono fondamentali i diritti umani e credono, in più, che i valori cristiani siano fondamentali nella scelta elettorale. Simpatie personali devono essere bandite, perché la frattura del Ppe, complici molti parlamentari italiani, è stata determinante per l’approvazione di un rapporto che introduce per la prima volta una chiara discriminazione verso le persone eterosessuali, favorendo e privilegiando i gay, non certo gli omosessuali.
Una vergogna per la quale gli elettori, nei prossimi mesi, devono tener conto al momento del voto.
Detto questo, due sole osservazioni restano da fare.
1. Un passo contraddittorio e suicida del parlamento europeo si è compiuto ieri. Contradditorio perché questa materia è, come nel caso dell’educazione sessuale (Rapporto Estrela) di competenza nazionale. Suicida perché, introdurre privilegi a favore di una “sensazione” sessuale sindacalizzata da talune lobbies non rappresentative, equivale ad imporre una discriminazione per la generalità degli omosessuali e degli eterosessuali europei. Insomma, se si voleva accrescere il consenso dei partiti popolari e nazionali, non si poteva far di meglio, a detrimento delle famiglie politiche europee tradizionali.
2. Si è creato un grave vulnus procedurale e politico. Procedurale perché le materie di competenze degli Stati nemmeno dovrebbero essere discusse in aula, ma con questo voto si è implicitamente consentita una interpretazione politica della ammisibilità. Politico perché il suicidio del Ppe è sempre più palese! Ogni voto dimostra l’incoerenza di un partito politico che, pur avendo un chiaro programma e manifesto elettorale, non è capace di avere un minimo di unità su di esso.
Conclusione, finalmente la parole torna agli elettori: nel prossimo maggio ciascuno di noi potrà scegliere chi e come votare. Il Rapporto Lunacek dice a ciascuno di noi molto sui nostri eletti, dobbiamo tutti trarne le conseguenze e, valutando il barbaro sistema italiano, scegliere liste e persone che ci possano rappresentare.