Nei giorni scorsi il Parlamento Slovacco ha approvato un emendamento alla Costituzione per definire l’ovvietà, cioè che per matrimonio e famiglia si intende l’unione stabile tra un uomo e una donna ed escludere che a nessuna altra unione sono attribuibili diritti e doveri associati al matrimonio.
Il referendum costituzionale che un enorme numero di associazioni e cittadini stavano per organizzare, appare a questo punto sospeso. L’idea era quella di seguire l’esempio delle associazioni pro matrimonio e famiglia naturale in Croazia che lo scorso autunno avevano, seppur con una terribile opposizione delle forze di Governo, ottenuto un straordinario successo. Nello scorso mese al ballottaggio per l’elezione presidenziale il candidato del partito socialista e Primo Ministro Robert Fico aveva già promesso il sostegno del proprio partito e suo personale alla riforma costituzionale, ma questa promessa non gli aveva consentito di ottenere la vittoria contro il candidato indipendente (oggi Presidente della Repubblica) Andreji Kiska.
Su iniziativa dei due partiti maggiormente in competizione, il Social-democratico e il Cristiano democratico, si è votato il testo costituzionale che definisce il matrimonio come “unico legame tra un uomo e una donna”, a fronte dell’impegno comune per l’approvazione di una profonda riforma giudiziaria. Uno scambio? Sì, uno scambio per due riforme volte al bene comune della nazione e a preservare il benessere futuro del popolo slovacco.
A favore dell’emendamento costituzionale solo 18 deputati di partiti diversi hanno votato contro su 120 componenti del Parlamento (102 a favore e 18 contrari).
Lo scopo dell’emendamento è ovvio, ma in questi tempi di “ricostruzione forzata” del linguaggio, lo vediamo palesemente anche in Italia, è necessario promuovere e talvolta difendere con unghie e denti anche l’ovvietà.
Nella legge fondamentale slovacca, come in molte altre, i costituenti non ritennero opportuno specificare che il matrimonio fosse contratto da un uomo e una donna, non perché avessero dubbi in merito o per “aprire” a nuove forme di unioni: era ed è ovvio, auto evidente per sé.
Il parlamento ha voluto e dovuto intervenire oggi, in questi anni tetri eppur pieni di sorprese straordinarie, proprio per evitare che pressioni di lobbies europee, potessero mettere in discussione il matrimonio, la famiglia e lo stesso futuro della nazione. L’approvazione è anche il più sonoro schiaffo al Rapporto Lunacek, approvato dal Parlamento Eu qualche settimana prima delle elezioni scorse e nel quale si spronavano i Paesi Eu ad approvare in ogni campo leggi pro LGBT.
Va da sé infatti, come dimostra la scienza sociale e l’indagine statistica, oltreché la storia e l’esperienza di ogni comunità prosperosa, che il fattore famiglia e la sua stabilità sono al centro dello sviluppo della coesione, della responsabilità, dello sviluppo sociale delle nazioni. Permettetemi, ovviamente questi semplici fatti della realtà, seppur ben conosciuti anche in Italia, rimangono espulsi dal ogni dibattito, ogni misura economica, ogni riflessione e decisione politica. L’ultima performance, aver cioè eliminato il caritatevole “bonus” alle famiglie monoreddito con figli, dimostra purtroppo come il “cambio di verso”, in questo campo, abbia coinciso con la conferma di “verso contrario” nei confronti della famiglia.
In Italia aver parlato e promesso per anni ogni tipo di sostegno alla famiglia con figli, pare abbia esaurito ogni minima spinta per attuare anche le minime misure. Dopo anni di discorsi sono rimaste soli silenzi, ormai nemmeno si trovano politici che abbiano il coraggio di parlarne, esauriti dalle loro stesse e talvolta arzigogolate promesse.
Passiamo oltre il nostro bello e decadente Paese, solo per condividere la bellezza e lo slancio che sta attraversando l’Europa della famiglia. La Slovacchia è stata preceduta in questa azione di “messa in sicurezza”, da molti altri paesi (Bulgaria, Lituania, Lettonia, Polonia, Ungheria e Croazia). La rivoluzione culturale, rappresentata dalla nuova legge fondamentale ungherese approvata due anni or sono, ha prodotto una buona competizione emulativa in moltissimi paesi europei e molti altri si troveranno nei prossimi mesi ad affrontare le medesime sfide. In particolare Malta e Irlanda dovranno prepararsi a referendum costituzionali nei prossimi 12 mesi sulla famiglia. Non possiamo dimenticare le centinaia di migliaia di persone e firme su petizioni in Francia e Gran Bretagna, dove per la prima volta nella loro storia un popolo ha dimostrato consapevolezza, coraggio e determinazione nel promuovere e difendere il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà. Non pensiamo che l’Italia rimanga una isola felice, per le lobby europee e mondiali “abbattere” la famiglia nel nostro paese, per quel poco che rimane, è come vincere la “coppa del mondo”, dunque a ciò che si è già fatto verranno aggiunti molti altri sforzi.
C’è una Europa che non solo sta nel verso giusto, promuove e difende la famiglia che il “diavolo vuole distruggere”, come recentemente ha affermato il Papa, ma ha deciso di “fare il verso” al politicamente corretto, al pensiero unico e all’unica omologazione del “Gender” che avanza da ovest. Alla fine del secolo scorso il Santo Giovanni Paolo II incitava l’Europa a respirare con due polmoni e non dimenticare le proprie radici. Per un ventennio si è voluto censurare questa realtà, in questi ultimi anni sono stato testimone e sono amico di tanti che la storia la stanno cambiando, ad oriente e occidente. La Slovacchia ha confermato con il voto dei giorni scorsi che i fatti della realtà sono come le rocce, si può fingere di non vederle rapiti nelle nostre fantasie e pulsioni, ma prima o poi ci rompiamo la testa.