Su queste pagine Rino Formica, così come Mauro Bottarelli nel suo pezzo su Renzi e Goldman Sachs, hanno messo a suo tempo in evidenza la sempre più invasiva presa dei “poteri forti” nei confronti della democrazia e in particolare di quella italiana, in vista del prossimo referendum costituzionale. In quei giorni ne parlò anche Repubblica. Penso che dovremmo tornare al documento di 16 pagine di JP Morgan del 2013 per capire quanto le grandi banche internazionali, accompagnate nella loro opera di lobby da ex politici di rango (Blair, Barroso etc.), stiano cercando di imporre non ad una democrazia o ad uno Stato sovrano, ma alla democrazia in quanto sistema che trae la sua regola d’oro dal volere popolare. In una parola, i paesi devono lasciare le regole democratiche del dopoguerra per tornare, in nome della governabilità, a ciò che c’era prima del dopoguerra, ossia un regresso verso nuovi regimi (raffinatamente totalitari).

Di chi stiamo parlando? Semplicemente di grandi banche e agenzie finanziarie che hanno creato la crisi del 2008 e oggi, dopo averne creato di nuovo le condizioni di crisi economica, vorrebbero “governare” direttamente ed autotutelare il proprio futuro. 

Mi chiedo se non sia il caso, in un paese democratico, attraverso gli strumenti istituzionali legittimi e previsti, di chiedere conto di quello che sta accadendo nel e al nostro paese. 

L’opinione pubblica mondiale ha ormai scoperto le ramificazioni e gli interessi di cui è portatore e regista un grande finanziere: George Soros. Nonostante la scarsa prova di indipendenza e l’autocensura di moltissimi paladini delle informazioni e degli scoop internazionali, in primis i tipi del network International Consortium of Investigative Journalists, un gruppo di haker americani ha voluto rendere disponibili moltissime migliaia di email degli ultimi anni delle organizzazioni di Soros. 

Il furto del materiale privato è molto grave e non lo giustifico, tuttavia emerge sin da una prima lettura che l’Open Society dichiara di aver prova dei legami fedeli alle proprie direttive di circa 220 parlamentari europei in carica. 

Come mai le istituzioni e gli organismi di controllo interni, ad oggi, dopo ormai diverso tempo dalla pubblicazione di queste affermazioni, proprio per tutelare le prerogative ed il prestigio di singoli e delle stesse istituzioni, non hanno verificato le notizie? Ci sono altre mail che verranno pubblicate e che potrebbero, come si dice, svelare legami in corso tra grandi filantropi, funzionari di diverse istituzioni e giudici di corti internazionali? 

Tutto sarà certamente legittimo, sono tutti elementi importanti su cui riflettere e reagire razionalmente per evitarci i pericoli che ormai molti osservatori italiani e internazionali segnalano: la plutocrazia ha destituito la democrazia.

Gli spiriti inquieti che in queste settimane sono in allarme per le ombre che da ogni dove appaiono contro lo spirito democratico e spingono verso l’elitarismo decisionale, dovrebbero allo stesso tempo allietarsi di due fatti ancor molto importanti. Il primo, le notizie e le preoccupazioni sono molto diffuse e in ambiti molto diversi dal passato. Uno dei più noti e diffusi quotidiani israeliani ha accusato pesantemente questi poteri di voler destabilizzare l’intero globo per i propri interessi e per il proprio progetto di governo da parte di pochi.

Il mondo musulmano, ortodosso e cinese usa invece altri approcci; possono piacere o meno, ma quei paesi costringono questi poteri a rimanere nello loro stretto ambito di competenza, economica o filantropica e chi solo si azzarda a suggerire modifiche costituzionali, legislative o sociali e culturali viene semplicemente espulso dal Paese. Sbagliato? Forse, ma certo non è meno ingiusto che Goldman Sachs voglia decidere per il popolo inglese o italiano.

Non sono stupito, dopo essermi impegnato per molti anni nelle istituzioni internazionali, degli scenari a cui stiamo assistendo, personaggi noti che la politica pensava di poter usare per finalità oscure e che ora si servono della politica, anzi la comandano. 

Prima di essere un problema di sistema democratico, che deve comunque essere approfondito nelle sedi istituzionali competenti e nel rispetto del principio della trasparenza e della autonomia e salvaguardia delle prerogative della politica, è un problema che riguarda l’idea di persona e di dignità umana che abbiamo. 

Se lasciamo che la nostra cultura, mass media, educazione, le nostre stesse istituzioni lavorino quotidianamente per distogliere o addirittura negare il desiderio del cuore e del senso religioso che caratterizza ogni persona, come possiamo pretendere di opporci allo svuotamento delle nostre istituzioni da parte di coloro che si pensano “unici ed illuminati”?

Occorre confidare ancor più nell’impegno di moltissimi italiani ed europei che hanno a cuore innanzitutto il proprio “cuore”, complesso di esigenze di bene, di bellezza e di giustizia insopprimibili, e pertanto via maestra di quella vita di verità — come la intendeva Vaclav Havel — che costituisce ancora oggi l’unica forma reale di costruzione comunitaria e perciò di opposizione al potere.