La giornalista Lucetta Scaraffia ha pubblicato un lungo articolo sul quotidiano La Stampa, in occasione dell’avvicinarsi del giorno della festa della donna, nel quale, analizza lo stato del femminismo attuale. Definendolo ormai morto, perchè svuotato di quell’ideale che ne era alla base, e cioè la fratellanza e l’uguaglianza tra donne. La storica ed ex militante del movimento infatti afferma: “Con dolore e sgomento, all’avvicinarsi dell’8 marzo, mi trovo a constatare che il femminismo è morto“, e prosegue: “Nonostante le manifestazioni e le panchine rosse, e le condanne dei femminicidi che invitano a non rimanere in silenzio“. Proprio dal silenzio su alcune vittime rispetto ad altre, che Lucetta Scaraffia parte per spiegare come il femminismo attuale, abbia adottato criteri diversi per difendere le vittime di violenze.
Citando l’esempio delle associazioni femministe europee che hanno accolto le notizie in merito all’inchiesta sugli stupri commessi da Hamas il 7 ottobre, senza condanne e completamente nel silenzio, nonostante le documentazioni in merito non lascino spazio a dubbi, e soltanto a causa di una presa di posizione ideologica. La stessa idea portata avanti dalla cultura woke che come sostiene la giornalista: “ormai ha contagiato i nuovi femminismi, che tendono ad affratellarsi con i movimenti LGBQ senza accorgersi che spesso le loro richieste sono contro le donne“.
Lucetta Scaraffia: “Silenzio delle femministe su alcune vittime dimostra l’ipocrisia dei tempi”
Il femminismo che una volta era basato su una idea comune di difendere tutte le vittime di violenza, ora ha invece cambiato nemico. Come sostiene la giornalista Lucetta Scaraffia, ora: “Il nemico indicato è sempre il colonialismo bianco, di matrice ebraico cristiana, e le persone di cultura islamica sono considerate sempre le vittime, a prescindere dalle circostanze e dalla verità fattuale“. Per questo motivo, c’è stato silenzio assoluto da parte delle associazioni nei confronti delle violenze compiute da Hamas sulle donne israeliane, ma non solo, anche ad esempio per il caso Rupnick, e dei soprusi denunciati dalle donne religiose abusate dal clero.
E questo silenzio, deve essere colpevole, come ricorda Scaraffia, soprattutto nel giorno della festa della donna. “Ricordiamoci quando grideremo la necessità di lottare contro i femminicidi, del nostro cedimento all’ipocrisia dei tempi“, e conclude: “Le donne non sono vittime solo a seconda delle nostre ideologie“.