C’è un nuovo pericolo mortale in India oltre al coronavirus: numerosi pazienti affetti da covid stanno manifestando il cosiddetto “fungo nero”. Stando a quanto si legge sull’Adnkronos si tratta di una mucormicosi causata dall’esposizione ad una serie di muffe chiamate mucormiceti, e che provocano alta mortalità e anche il rischio di mutilazioni. Al momento sono stati identificati 5.000 casi di fungo nero fra i pazienti già affetti da covid, ma la cifra potrebbe essere ben più alta visto che solamente da pochi giorni i vari governi locali hanno iniziato a comunicare i casi alle autorità sanitarie preposte.
Nel solo stato del Maharashtra sono stati registrati 1.500 nuovi casi di mucormicosi con l’aggiunta di 90 decessi, ma sono stati segnalati casi anche Nuova Delhi, Karnataka, Haryana, nel Madhya Pradesh e nel Rajasthan. Vista la diffusione già massiccia il ministero della salute federali ha esortati i vari stati a dichiarare l’epidemia, rendendo così obbligatorio per gli ospedali riportare i vari casi di fungo nero alle autorità. La malattia viene denominata così in quanto spesso e volentieri viene accompagnata da un annerimento attorno alla zona del naso, ed è inoltre comune fra i pazienti già affetti da diabete; pare infine che sia legata ad un uso non regolamentato di steroidi, risultati efficaci nel trattamento dell’infezione per covid.
FUNGO NERO DOPO COVID IN INDIA: “CAUSATO DA UNA MUFFA”
Un problema derivante dal fatto che India il fenomeno dell’abuso di droghe legali ha dimensioni decisamente imponenti in quanto la maggior parte dei farmaci è disponibile nelle farmacie senza necessità di particolari ricette del medico di base. Del fungo nero ne aveva già parlato negli scorsi giorni il quotidiano d’oltre oceano New York Times: “E’ causato da una muffa – si leggeva – che prospera in ambienti umidi e può attaccare attraverso le vie respiratorie, potenzialmente erodendo le strutture facciali e danneggiando il cervello”. Oltre all’abuso di farmaci, secondo il NYT: “Un altro fattore potrebbe dipendere dal fatto che, con gli ospedali sopraffatti da questa seconda ondata di pandemia, molte famiglie si auto-medicano e applicano l’ossigenoterapia a casa senza un’igiene adeguata“.