Ognuno è libero di farsi amico di chi vuole, ma sapendo che si è poi giudicati anche per le proprie amicizie. Anche “il caro amico Silvio” dovrebbe tenerne conto, tanto più che le sue amicizie ci coinvolgono tutti. E non tutti noi siamo sicuri di voler abbracciare fraternamente Erdogan o Putin.
Non vi sono dubbi sull’importanza della Turchia, sia da un punto di vista economico, anche per molte nostre imprese, sia sotto il profilo strategico. Durante la Guerra Fredda, la Turchia ha costituito il bastione orientale della NATO, ha sempre mantenuto una fattiva collaborazione con Israele, ha fatto da argine sia all’avanzata sovietica che all’insorgere del fondamentalismo islamico. L’Europa ha quindi tutto l’interesse a collaborare con la Turchia, ma ciò non significa ipso facto la sua entrata nell’UE, soprattutto in tempi brevi, come ha promesso Berlusconi.
Lasciamo pure da parte che la Turchia è geograficamente molto più asiatica che europea, che i turchi sono etnicamente e linguisticamente non europei, che l’Impero Ottomano, da cui pur traumaticamente la Turchia moderna discende, ha per secoli rappresentato “l’altro” rispetto all’Europa. La discutibile appartenenza geografica e storica della Turchia all’Europa potrebbe essere superata, ma vi sono oggettivi fattori che hanno finora ispirato prudenza all’Unione Europea e che permangono immutati, salvo che Berlusconi abbia dati che il resto del mondo non conosce.
La Turchia dei Giovani Turchi e di Kemal Atatürk , il “Padre dei turchi”, è un paese laico, con forti venature laiciste, democratico, ma di una democrazia pesantemente sorvegliata dall’esercito, custode della laicità dello Stato e che non ha mai esitato a rovesciare governi legittimamente eletti per difendere tale laicità. Il nuovo Stato è nato con l’oppressione violenta delle minoranze stanziate da secoli su quei territori, i greci scacciati, gli armeni sterminati, i curdi privati di ogni identità e ridotti a “turchi di montagna”. Tuttora, la Turchia rifiuta di riconoscere il genocidio degli armeni e continua una politica repressiva nei confronti dei curdi, solo in parte giustificata dal terrorismo, soprattutto comunista, di costoro.
Vi è poi la questione di Cipro, membro dell’UE, ma solo per la parte greca, essendo l’altra parte illegittimamente occupata dall’esercito turco. Si è già documentato su ilsussidiario.net il modo nel quale i turchi stanno cancellando ogni traccia cristiana nella zona da loro occupata.
L’amico Erdogan sarà pure un islamico moderato, ma il suo governo non sta impedendo lo stillicidio di omicidi di cristiani, e non solo, e lascia permanere molti dubbi sulla opportunità che la Turchia entri nell’Unione Europea e, ancor più, sulla convenienza di un’accelerazione dei tempi.
Che Berlusconi fosse grande amico di Putin già si sapeva e sono ben noti anche i vantaggi economici che da questa amicizia possono derivare all’Italia, ma non credo giustifichino da parte del nostro Primo Ministro toni e argomenti da Ministro degli Esteri russo.
È fuori discussione che furono i georgiani ad attaccare per primi, ma non mi risulta che il nostro governo si sia dissociato dalla posizione della comunità internazionale in difesa dell’integrità territoriale georgiana. In base a quale norma di diritto internazionale giustifica quindi Berlusconi il contrattacco russo? Lo potrebbe fare se avesse prima riconosciuto la secessione dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, ma credo che la posizione ufficiale del nostro governo sia che esse fanno ancora parte integrante della Georgia.
Altrettanto bizzarro suona il riferimento al riconoscimento unilaterale del Kossovo. Si può considerare questo atto sbagliato ai fini della stabilità dei Balcani, ma perché dovrebbe essere considerato uno sgarbo verso la Russia? A meno di voler riconoscere alla Russia la posizione zarista di grande protettrice della Serbia, ma personalmente non ho grande nostalgia di questo tipo di panslavismo. Comunque, mi aspetto che ora Berlusconi si occupi della Cecenia e chieda all’amico Putin di lasciar liberi i ceceni, e magari i vicini inguscezi, di andarsene dalla federazione russa. E già che c’è, provi a domandargli da cosa deriva quella strana moria di oppositori sulle rive della Moscova, chissà che non ne sappia qualcosa.
Sorprendente poi il punto della Russia “provocata” da Bush, che evidentemente non è più il “grande amico George”, visto che tra poco a comandare sarà “l’abbronzato”. Certo, Berlusconi può dire che sta solo cercando di evitare una nuova Guerra Fredda, e sono disposto a credergli, ma non vedo la necessità di rappresentare l’ex colonnello del KGB come un agnello minacciato dal cattivo lupo americano. Lascerei queste bischerate ai Vauro e Diliberto. E mi chiederei invece perché Polonia e Repubblica Ceca hanno accettato di installare i missili americani, e perché non solo Georgia, ma anche Ucraina e i Paesi Baltici sono così preoccupati per le iniziative russe. Tutti provocatori lacchè degli americani?
I quali americani hanno come motto “business is business”. E allora, Presidente, prima di sentirla dichiarare che la Cina è una indivisibile, da Formosa al Tibet, ci faccia un fischio. Se non altro, potremo metterci in sintonia e affiancare alle ormai inevitabili lezioni di turco e russo, anche quelle di cinese.