Una buona chiave di lettura della vicenda Alitalia può essere data da quel prodotto dell’ingegno, tipicamente italiano, che è la commedia dell’arte, detta anche a braccio o degli Zanni: anche in questa storia vi sono gli Zanni astuti e quelli sciocchi, o solo ingenui. Non è poi difficile identificare sia gli uni che gli altri.
 



Immaginiamo una scena: su un alto promontorio a strapiombo sul mare vi sono tre uomini che guardano ciò che sta accadendo sotto di loro, e cioè una nave che si sta dirigendo verso una scogliera. Senza invertire rapidamente la rotta, la nave si sfascerà sugli scogli.
Uno degli uomini, che chiameremo A, sta urlando e si sta sbracciando nel tentativo di avvisare il comandante della nave e l’equipaggio del pericolo cui stanno andando incontro.
Il secondo uomo, chiamiamolo B, guarda distrattamente il mare perché occupato a parlottare fittamente con C, il terzo uomo, con cui scambia foglietti di carta.
Il terzo uomo ogni tanto rivolge lo sguardo al mare, valuta la situazione, e quindi riprende un foglietto da B, lo riscrive e glielo ridà. B cerca di dire qualcosa, poi allarga le braccia e riconsegna il foglietto a C, mentre allontana con fastidio A, che tenta di attrarre la sua attenzione sulla catastrofe incombente.
 



Sostituite ad A gli azionisti di minoranza di Alitalia, mettete il governo al posto di B e Air France in quello di C, e avrete la rappresentazione della vicenda Alitalia.
Per la verità, vi sono anche altri attori sulla scena, per esempio quel rimorchiatore (Air One) che cerca di farsi vedere dal comandante della nave (il CdA di Alitalia), ma viene ignorato, o un gruppo di pescicani che si avventano su qualsiasi cosa cada dalla nave (i tanti speculatori, più o meno inside, che si sono scatenati sul titolo in questi ultimi tempi).
Ma la storia sembra ormai scritta, essendo l’unica variante i foglietti che di continuo A strappa dal suo taccuino: le nuove condizioni, costantemente al ribasso, che offre per l’acquisto.
Anche se siamo pur sempre nella commedia dell’arte e il finale è per definizione non scritto, ma improvvisato al momento giusto.
 



Anche sulla nave vi è fermento. Capitano ed equipaggio sanno benissimo dove sta andando la nave, ma non si preoccupano più di tanto. Il capitano ricorda bene cosa è successo al suo predecessore, che se ne è andato su una confortevole scialuppa piena di ogni ben di Dio; da parte sua, ha già pronto un motoscafo d’alto bordo, ché la prudenza non è mai troppa.
Per quanto riguarda l’equipaggio (dipendenti e sindacati) finora non hanno mai avuto problemi e l’armatore (la finanza pubblica, cioè i cittadini) ha sempre esaudito le loro richieste, quindi perché preoccuparsi?
Per la verità, una parte di loro (i sindacati) cominciano ad innervosirsi: forse questa volta nessuno invertirà la rotta all’ultimo momento e qualcuno finirà per farsi male. Per cui cominciano a dar fiato alla sirena, pur guardandosi bene dal metter mano al timone.
Il suono stridulo della sirena sembra lasciare indifferenti B e C, ma attira un elicottero della Guardia Costiera (la Ue) che, pur non curandosi di segnalare la scogliera o imporre il cambio di rotta, con voce stentorea proclama che i danni si pagano e ciascuno si tenga i cocci.
A questo punto ad A diventa chiaro di chi saranno i cocci, smette di urlare e gesticolare, rivolge uno sguardo truce agli altri due, prende il telefonino, compone un numero e sbraita: vendi tutto!
La commedia chiude con il motoscafo del capitano e le scialuppe dell’equipaggio che abbandonano la nave, l’elicottero che torna soddisfatto alla base, B e C che si allontanano a braccetto verso il ristorante. Il sipario cala su A che giura a se stesso di non credere più a nessuno. Ma lo Zanni furbo esce sul proscenio e, con uno sberleffo, grida: fino alla prossima volta.
 


(Foto: Imagoeconomica)