Le nuove norme in vigore dal 30 aprile
Il D.Lgs. 21novenbre 2007, n. 231 ha apportato importanti novità per quanto riguarda assegni, bancari, circolari e libretti al portatore, nel tentativo di combattere il riciclaggio. Dalla citata data, tutti gli assegni pari o superiori ai 5.000 € dovranno portare la clausola “non trasferibile” e il saldo dei libretti di deposito al portatore non dovrà eccedere questa cifra.
Gli assegni di importo inferiore potranno circolare liberamente, ma ogni girante dovrà aggiungere il proprio codice fiscale alla firma di girata, pena la nullità.
Le norme vigenti prevedevano la clausola di non trasferibilità a partire da 12.500 €, sarebbe quindi interessante sapere le ragioni di questa maggiore rigorosità. La nuova norma impone altre innovazioni: d’ora in poi gli assegni verranno emessi direttamente dalla banca con la clausola “non trasferibile”, annullandone quindi la libera circolazione qualunque sia la cifra (anche per gli assegni circolari, ai quali bisognerebbe almeno cambiare nome). Per rispettare il contenuto dello stesso decreto, che prevede l’obbligo del “non trasferibile” solo a partire da 5.000 €, si è dovuta mantenere la possibilità di richiedere assegni liberi, che devono essere richiesti per iscritto alla propria banca; nominativi e codice fiscale dei richiedenti saranno a disposizione delle Autorità pubbliche competenti che ne facciano richiesta.
Dulcis in fundo, ogni assegno “libero” sarà sottoposto ad un’imposta di bollo di 1,50 €: come dire, ogni occasione è buona per far cassa.

Alcune osservazioni
È credibile che la stragrande maggioranza degli italiani sia disposta a sopportare complicazioni e disagi pur di combattere i traffici della criminalità organizzata, ma è anche assai probabile che sia molto perplessa sulla reale efficacia di tutte queste norme e che molti pensino che così si complica a dismisura la vita degli onesti, senza scalfire le attività dei disonesti.
Sarebbe bene perciò che le “autorità competenti” dessero ragione di queste misure: per esempio, nella fattispecie, cosa ha portato all’abbassamento della soglia di allarme. Ci si è forse convinti che mafia, camorra, ecc. stessero riciclando gli enormi proventi dei loro crimini con assegni trasferibili di 10.000 € ciascuno e che invece con 5.000 € verrà dato un colpo letale al riciclaggio? E questa convinzione è il frutto di controlli a tappeto fatti sulla massa enorme di assegni che vengono emessi? Sarebbe anche interessante che venissero spiegate le ragioni dell’imposta di bollo, che ha tutta l’aria dell’ennesima trovata per portare soldi allo Stato, dato che è improbabile che abbia qualche effetto deterrente sulla criminalità, anche non organizzata. Forse era più semplice imporre la totale non trasferibilità per tutti gli assegni, modificando esplicitamente, e non per vie traverse, la natura e le caratteristiche di questo titolo esecutivo.
Altre recenti norme impongono l’utilizzo dei bonifici per tutta una serie di operazioni, come ad esempio i pagamenti ai professionisti, che possono avere senza dubbio risvolti positivi nella lotta all’evasione, ma che lasciano del tutto aperta la questione del riciclaggio. Come effetto collaterale, peraltro, creano la necessità per un numero sempre crescente di persone di aprire un conto in banca. Ci si può chiedere se questa maggior centralità del sistema bancario non debba portare ad un maggior controllo anche su di esso, non solo sui clienti. Visti anche i recenti coinvolgimenti in casi come Cirio o Parmalat, o nelle crisi dei sub prime e derivati, in cui è difficile parlare di controlli di alcun tipo da parte di una qualsiasi Autorità competente.
A questo punto verrebbe da chiedersi come facciano i “poveri” mafiosi a far circolare i loro guadagni illeciti. Dato che sembra continuino a farlo egregiamente, a cosa servono tutte queste norme? Forse a causare un massiccio ritorno all’uso dei contanti. D’altro canto, si è mai visto chiedere il pagamento di un riscatto con assegni, sia pure trasferibili?