Quando ero giovane, cioè diversi decenni fa, per dire che ci si riteneva una persona perbene si ricorreva spesso a due espressioni: «non sono mai finito sui giornali» e «mai fatto politica, mai iscritto a un partito». Con la prima si indicava la propria estraneità alla cronaca nera o scandalistica, con la seconda si sottintendeva la politica come una cosa “poco pulita”. Espressioni, soprattutto la seconda, senza dubbio qualunquiste, giustificate peraltro dal periodo da cui si stava uscendo: il ventennio di dittatura fascista, la guerra civile, le distruzioni della guerra, la Guerra Fredda.

Per decenni, la Cortina di Ferro divise fisicamente in due l’Europa, cosa che avrebbe dovuto forse essere maggiormente ricordata nelle celebrazioni della caduta del Muro di Berlino, il simbolo più evidente di quella divisione. Accanto ai Paesi rimasti sotto l’oppressione sovietica, due soffrirono particolarmente la situazione: la Germania, traversata per tutta la sua lunghezza da una barriera di filo spinato, sbarramenti anticarro, torrette di guardia, e l’Italia, spaccata verticalmente tra una maggioranza che voleva rimanere al di qual della Cortina e una consistente minoranza che sognava di essere annessa al paradiso sovietico.

Di tutto questo si parla ben poco e sono convinto che la maggior parte dei giovani non ne sappia quasi niente. È probabilmente vero che Berlusconi sia un genio della comunicazione, ma che dire a tal proposito di un PCI (Partito Comunista Italiano, per i più giovani) che è riuscito apparentemente a convincere la maggioranza degli italiani che la nostra storia passa senza soluzioni di continuità dalla Resistenza a Mani Pulite, con in mezzo, a parte il “mitico” ’68,  un vuoto da cui emerge al massimo qualche scandalo democristiano. Eppure, in quei circa quarant’anni la DC, con altri partiti non comunisti, ha evitato che l’Italia facesse la fine della Romania o della Germania dell’Est, costringendo lo stesso PCI ad iniziare la lunga marcia verso un partito di stampo occidentale, non più appendice del Piccolo Padre russo. Quanto fosse difficile questa trasformazione è sotto gli occhi di tutti, nonostante la perdurante e massiccia azione di disinformacija.

Così, nell’immaginario collettivo, le forze anti comuniste, in primo luogo la DC, vengono espropriate della Resistenza che diventa nella vulgata un fenomeno solo comunista, Togliatti viene trasformato da funzionario sovietico quale era, nel “Migliore”, e la guerra civile continua, non più tra fascisti e antifascisti, ma da parte dei comunisti contro i non comunisti. Anche ora che ufficialmente il PCI non esiste più, un uomo coraggioso e intellettualmente onesto come Pansa viene duramente attaccato per aver portato alla luce questi eventi. Per gli Anni di Piombo l’atteggiamento è lo stesso: si tende a cancellare il periodo in cui i terroristi erano solo “compagni che sbagliano”, per esaltare lo sdoganamento del Pci dopo il delitto Moro, nella tasca della cui statua si infila l’Unità, arruolando post mortem nel PCI il leader democristiano e cercando così di far dimenticare che lui e la sua scorta sono stati massacrati da comunisti.

 

Con Mani Pulite sembrò che la lunga marcia fosse giunta al termine, inducendo Occhetto ad ammettere apertamente cosa era stato fino a quel momento il PCI: una macchina da guerra, che ora si poteva definire “gioiosa”. Sennonché, come nelle favole, arrivò l’Uomo Nero nelle vesti di Berlusconi e il gioioso attrezzo finì in pezzi. Da quel momento la sinistra non ha capito più nulla del Paese in cui vive. Non ha compreso che la vittoria nel 1994 del “partito di plastica” era un segnale pericolosissimo della distanza della sinistra da una buona parte dell’elettorato, non disposta ad accettare la “gioiosa macchina da guerra”. Non ha capito che il problema non era Berlusconi in sé, ma che attorno a lui si stava creando una maggioranza di centro destra destinata a cambiare il panorama politico. Si è illusa di conquistare il mondo cattolico inglobando una minoranza della sinistra DC. Non ha capito nulla delle trasformazioni nel tessuto sociale ed economico del Paese, rimanendo attaccata alle alleanze con il grande capitale e con i potentati bancari, e mettendo alla berlina la piccola imprenditoria e il “popolo delle partite Iva”. Ideologicamente, si è venuta a trovare in mezzo al guado, minacciata a sinistra da formazioni rimaste apertamente comuniste, mentre non ha avuto il coraggio di fare chiara ammenda del proprio passato comunista e filosovietico.

 

Quindi, tornando alle due frasi di partenza, mentre la prima non è più valida, vista la smania di apparire sui giornali e in TV anche per ragioni non proprio meritevoli, la seconda sembra aver mantenuta tutta la sua validità, dato che i Saint-Just in quarantottesimo di Mani Pulite hanno accusato l’intera classe politica di corruzione. Per converso, il PCI e parte della sinistra DC, amnistiati per misteriosi motivi, si sono rafforzati nella loro gratuita illusione di essere gli eletti destinati alla guida del popolo, comunque la pensi il popolo stesso incapace per costoro di badare a se stesso.

 

La sinistra non riesce quindi a capire perché gli italiani continuino a votare Berlusconi, da loro descritto come un pericoloso criminale. Il punto, forse, è che la maggioranza degli elettori non si pone il problema se Berlusconi sia o meno innocente, ma semplicemente considera anche i suoi accusatori non innocenti, tanto tutti i politici sono disonesti come Mani Pulite ha insegnato. In più, pensa che la sinistra sia capace al massimo di vincere le elezioni, ma non di governare, come ha già dimostrato, mentre pensano che Berlusconi e la sua maggioranza lo possa fare. Che poi per l’Italia questa sia una situazione ideale, beh, questo è tutt’altro discorso.