Ha ragione Hilary Clinton, questa volta Bertolaso ha fatto pipì fuori dal vasino. Si è dimenticato di far parte, come sottosegretario, del vasino e, pensate, si è comportato come uno che di protezione civile, soccorsi e terremoti se ne intende. Si è comportato, cioè, come un medico che si arrabbia vedendo i suoi colleghi del pronto soccorso discutere su chi debba compilare i moduli e chi fare la trasfusione, mentre il paziente muore dissanguato. Già, Bertolaso è pure medico.



Immediate la reazioni degli occupanti del vasino, Hilary oltre oceano e Frattini e Berlusconi da noi: un politico queste cose le può pensare, ma andiamo Bertolaso, dirle! C’è da chiedersi, però, perché il nostro governo abbia mandato ad Haiti uno che si occupa di protezione civile e non uno dei tanti taglia nastri a disposizione.



Nonostante le precipitose scuse del nostro governo, la Clinton ha dichiarato «Sono profondamente ferita da coloro che criticano il nostro Paese, la generosità del nostro popolo e l’impegno del nostro presidente nel cercare di rispondere ad un disastro di proporzioni storiche». Dichiarazione questa profondamente scorretta, ma altamente significativa.

 

Scorretta, perché Bertolaso non ha criticato gli Stati Uniti, ma la gestione dell’emergenza in loco, e non lo ha fatto dopo due giorni dal terremoto, ma due settimane dopo. E le critiche non riguardano in nulla la generosità degli americani, che, anzi, verrebbe vanificata dalla incapacità di gestire la situazione, come è stata tante volte, e scandalosamente, vanificata per queste ragioni la generosità degli italiani, non certo inferiore a quella degli americani. 



 

Significativa, perché la Clinton non ha contraddetto Bertolaso sui fatti, ma ha fatto l’indignata e l’offesa. Tanto da far pensare che la sua indignazione derivasse dalle aperte critiche fatte dal Nostro a Bill Clinton, che nell’occasione sembra essersi comportato, appunto, come un taglia nastri. E l’accenno al presidente indica un nervo scoperto dell’attuale Amministrazione, che teme il diluvio di contestazioni che sommerse Bush per la gestione del disastro Katrina. Data la situazione attuale di Obama, ci mancherebbe anche questo e Hilary mette le mani avanti.

 

Bertolaso ha criticato anche l’eccessiva ingerenza delle “stellette” e, stranamente, non è stato applaudito da tutti quelli che da noi sono pronti a protestare per l’uso dell’esercito in occasioni simili. Né si sono sentiti i castristi di casa nostra appoggiare le preoccupazioni di Fidel sulla cospicua presenza dei marines in un’isola alle porte di Cuba.

 

 

 

Lasciando da parte le possibili implicazioni geopolitiche, vi è qui un altro nervo scoperto per gli Stati Uniti, il cui esercito è una possente macchina da guerra, tuttavia decisamente poco adatta a gestire situazioni non apertamente belliche, come dimostrano Afghanistan e Iraq. Cosa che è stata invece riconosciuta al nostro esercito in entrambi i campi di operazione.

 

Bertolaso ha criticato anche l’Onu, ma Ban Ki Moon si è chiuso in uno, sdegnato?, no comment.

Eppure, anche l’Onu non mi pare abbia dimostrato una eccessiva capacità di gestire le tragedie, naturali o causate dall’uomo. Forse il vero problema è che le conseguenze di un terremoto non possono essere combattute con i carri armati, né risolte con tavole rotonde e conferenze stampa.