Quando si è diffusa la notizia del pranzo tra Feltri e Boffo, credo che molti abbiano tirato un sospiro di sollievo, pensando che almeno una delle tante storiacce che ci affliggono fosse finita: Feltri, da galantuomo, si sarà scusato con Boffo, che avrà accettato le sue scuse, e poi si saranno messi a discutere come in un incontro normale tra due importanti giornalisti.
Troppo facile. Giovedì, infatti, Feltri torna sul caso con un editoriale, non proprio lineare, in cui ribadisce di avere pubblicato una notizia vera, quella della condanna per molestie, e mette in secondo piano la famosa “informativa” sui rapporti omosessuali di Boffo, rivelatasi successivamente, dice Feltri, una bufala.
La realtà è che questo documento anonimo, pubblicato immediatamente dallo stesso Avvenire, risultò da subito non avere alcuna attendibilità. In modo del tutto sconcertante Feltri continua sostenendo la non incidenza della questione dell’omosessualità «perché le preferenze sessuali non sono reato».
Mi dispiace, ma qui Feltri è decisamente scorretto. Nella versione del Giornale, la condanna per molestie e l’accusa di omosessualità non erano separate, dato che si sosteneva che Boffo era stato condannato per aver molestato la moglie dell’uomo con cui aveva una relazione omosessuale.
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A mano a mano anche Feltri è stato costretto, obtorto collo, ad ammettere che non vi era moglie, perché si trattava di una coppia di fidanzati, in cui l’uomo non era omosessuale né aveva alcuna relazione di tal tipo, tantomeno con Boffo e che, quindi, la famosa “informativa” alla base dello scandalo era, per dirla alla romanesca, una sola rifilata al Grande Direttore. Anche se qualche malpensante pensa che della sola si sia fatto un uso cosciente, della serie “calunniate, calunniate, qualcosa rimarrà".
Feltri sia sincero e dica se davvero avrebbe montato tutto questo cancan se le molestie fossero derivate, che so, da insistenze perché la ragazza si abbonasse ad Avvenire, o per i decibel della TV. Vuoi mettere il direttore del giornale della CEI che se la fa con un uomo e ne molesta la moglie?
E se tutto si rivela falso, poco importa, ciò che importa è continuare a ribadire che Boffo è stato condannato per molestie, guardandosi bene dal riportare la versione dell’accusato, se non altro per dovere di cronaca. Dopo queste false accuse, Boffo si è dimesso per non compromettere il suo editore e ciò che rappresenta; Feltri, già condannato in passato per diffamazione, sembra invece perdere il pelo, ma non il vizio.
Sono rimasto poi stupefatto quando, il giorno dopo, l’argomento è stato ripreso da Marcello Veneziani in un articolo in cui si accostano, Boffo, Morgan, Marazzo e Berlusconi. Ora, personalmente ho sempre stimato Veneziani e non mi sarei mai aspettato da lui uno scritto così ambiguo. L’argomento è quello del clericalismo e si critica un Paese «che si genuflette non alla verità ma al clero che ne impone il monopolio. Un clero anche laico».
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Boffo entra nel discorso in questo modo: «Alla coscienza clericale del Paese non interessa saper se è vera la notizia, ovvero se Dino Boffo sia stato o no condannato per molestie a una signora per via di una relazione con suo marito. Interessa sapere se Boffo era omosessuale praticante oppure no; notizia del tutto irrilevante sul piano giudiziario e professionale».
Non capisco. Veneziani sa benissimo che la notizia era falsa e messa in circolazione dal giornale per cui scrive e se va a rileggersi gli articoli del Giornale di allora, gli riuscirà difficile continuare a sostenere che l’omosessualità fosse un fatto irrilevante.
Viene da pensare che della verità non freghi niente, come dice Veneziani, non solo ai clericali, ma anche a chi scrive sul Giornale. Infatti, quando poi si parla di Berlusconi, il tema centrale non è più la verità delle accuse, ma affermare che «tra sesso e potere c’è una relazione stretta, antica e trasversale». Quindi, il Cavaliere non ha colpe, mentre Boffo…
Nel suo editoriale Feltri dichiara «grazie a Dio, sono ateo» (chi si contenta gode), Veneziani nel suo articolo dice di essere «cattolico con un vivo senso religioso» (che al sottoscritto sembra una tautologia), ma mi sembra che almeno in questo caso si siano mossi di conserva, continuando a sostenere la parte delle verginelle in una storia che, per usare le parole di Veneziani, è piena di brutte cadute e contraddizioni. Del Giornale e del suo direttore.