Così. a quanto pare, anche la giunta Pisapia comincia a fare i conti con la realtà. In questo caso, conti nel senso letterale del termine, cioè con i soldi, che al solito mancano. Tra le promesse della campagna elettorale di Pisapia vi era anche la proposta di far viaggiare gratis gli anziani oltre i 65 anni. Promessa che rischia di rimanere tale, visto il buco che si aprirebbe nei conti dell’ATM.

Forse bisognerebbe ricordare ai nostri politici, di sinistra, di centro e di destra, che promettere non costa niente (se non, alla lunga, la faccia, come sta sperimentando Berlusconi), mantenere le promesse costa. O, come si diceva una volta, “ogni promessa è debito”, e i debiti si pagano, prima o poi.

Per giudicare il merito della questione, invece, bisognerebbe capirne le ragioni. L’età prescelta per l’esenzione è quella canonica della pensione, quindi questo sembrerebbe il parametro di riferimento. Ma allora,  le donne dovrebbero essere esentate prima degli uomini e il pagamento del biglietto dovrebbe essere collegato alle aspettative di vita. E i pensionati che continuano a lavorare, come li trattiamo?

O, invece, lo scopo è quello di aiutare economicamente una categoria considerata bisognosa? Ma allora l’esenzione deve essere collegata al reddito e, magari, è la volta buona che si riesce a introdurre il quoziente famigliare, per evitare che qualcuno nella maggioranza si adombri nello scoprire che viaggiano gratis i coniugi senza pensione di pensionati d’oro. Prepariamoci quindi a vedere file di anziani agli sportelli con dichiarazione dei redditi in mano per ottenere l’esenzione, ogni anno si intende, per evitare i furbi che non avvisano di aver superato il limite di reddito con gli adeguamenti della pensione (ben inteso, dopo che saranno terminati gli effetti dell’attuale finanziaria).

O, forse, è solo una ingegnosa operazione di marketing per invogliare gli anziani a prendere i mezzi pubblici, per togliere dalle strade milanesi quelle masse di vecchierelli alla guida (pericolosa) di auto e moto. Inoltre, al di fuori delle ore di punta, i mezzi sono spesso poco affollati, e allora perché non aumentare il load factor con gli anziani, sia pure senza entrate aggiuntive? Tanto i mezzi circolano ugualmente.

Se questo è lo scopo, sarebbe più semplice articolare meglio l’offerta di prezzi scontati, a seconda degli orari, del numero di viaggi e via dicendo; d’altro canto, già adesso gli abbonamenti, compresi gli annuali, hanno maggiori sconti per gli utenti sopra i 65 anni. Si potrebbero poi inventare nuovi prodotti, sulla scia dell’indovinato tram ristorante ATMosfera: per esempio, giri turistici in tram per anziani, tornei viaggianti di scopone, corsi di cucito in autobus, etc. La fantasia al potere non era uno degli slogan del 1968 così caro a tanti illustri esponenti dell’attuale giunta?

Se l’esenzione vuole essere invece una specie di compensazione ai malanni dell’anzianità, direi che ci vuole ben altro. Ed è iniziativa comunque contraddittoria e controproducente, in una cultura che definisce “ragazzi” i quarantenni. Forse sarebbe meglio spostare l’esenzione a 75 anni, con notevoli risparmi di spesa. O a 80, ma questi poi vanno a votare?

A parte il prezzo del biglietto, qualcosa comunque si potrebbe fare in quest’area: per esempio, aumentare i mezzi pubblici e farli viaggiare in orario, così che i suddetti meno giovani non debbano stare per un quarto d’ora o più ad aspettare, magari senza neppure potersi sedere e senza una pensilina sopra la testa. È probabilmente vero che gli anziani hanno più tempo libero, ma con le razionalizzazioni della rete attuate dall’ATM, rischiano di passarne parecchio sui mezzi pubblici, dovendone prendere due o tre, dove prima ne bastava uno.

Si potrebbe anche forse condurre una campagna educativa che induca i giovani a cedere il posto, partendo proprio dalle scuole. A proposito, ma una delle materie non è “educazione civica”?  Forse meglio introdurre dei corsi di “comportamento civile”, ché ve n’è un gran bisogno. E non solo in tram…