Dopo l’intervista al Sussidiario del professor Pasquino, illustre politologo della sinistra illuminata, mi sta assalendo il sospetto che l’istituzione della Area C a Milano da parte della Giunta Pisapia derivi da un discreto afflato ideologico e classista (anzi, Classista). Il professore, pur concedendo che si possa essere contrari alla proposta, definisce la posizione populista perché sostenuta da PDL e Lega Nord, due partiti populisti per natura, votati non da gente che segue idee e programmi, come accade per la sinistra, ma da seguaci di un leader, una sorta di tifosi da curva sud. In questo modo, per il professore la questione è liquidata, insieme alla maggioranza degli italiani che non si riconosce nella Classe eletta.
Difficile non dare ragione a Paolo Del Debbio quando afferma, sempre su queste pagine, che Pisapia “si concepisce come il ‘novello Principe’ teorizzato da Gramsci nei ‘Quaderni dal Carcere’”. Questa chiara componente ideologica si accompagna a un fattore “Classe” (Marx non c’entra), presente anche nei suoi predecessori, politicamente diversi ma appartenenti alla stessa Classe sociale, contraddistinta dall’insofferenza verso le opinioni, i bisogni e i desideri del popolo reale, non quello astratto dei loro discorsi. È ciò che accadde, per esempio, con Albertini per la zona di Corso Garibaldi (alla ribalta nei recenti scontri), la cui pedonalizzazione fu effettuata in contrasto con i pareri dei residenti, buttando via soldi e con effetti negativi che tuttora persistono. Ma, come dice Pasquino, non si può dar sempre retta al popolo (è ovvio che non sa qual è il suo bene) e un sindaco democraticamente eletto da una maggioranza ha diritto di governare, senza che le opposizioni facciano del populismo.
Questo naturalmente solo se la maggioranza è di sinistra, altrimenti barricate e delegittimazione con ogni mezzo sono non solo legittime, ma un dovere etico. Dopo questa lezione di democrazia, ho potuto leggere con maggior chiarezza la lettera ricevuta da Pisapia in quanto residente all’interno della Cerchia dei Bastioni. Per cominciare, Pisapia non spiega per quali ragioni si è ritenuto sbagliato, e quindi lasciato cadere, l’Ecopass. Evidentemente non ne valeva la pena, dato che con lui inizia una nuova era, quella di una “quotidianità più serena e sostenibile per tutti”. Preso dall’entusiasmo, a un certo punto ricorre anche al pluralis maiestatis: “abbiamo stabilito”, ma chi ha stabilito, signor sindaco?
E “l’obiettivo ambizioso” di ridurre del 20/30 % il traffico privato da dove viene? Forse dal fatto, ambiziosamente sottolineato, che quella C sta sì per Centro, ma anche e soprattutto per Congestion. Milano come Londra, Stoccolma e Copenhagen. Ora sì che siamo finalmente in Europa, mica nella provinciale Milano italiota della Lega e del PDL! Ho l’impressione che nessuno si sia preso la briga di andare a vedere il sito della Transport for London, che gestisce la congestion charge londinese introdotta nel 2003. Alla voce “benefits” si legge che il numero dei passeggeri sui bus è sì aumentato del 6% nelle ore di applicazione, ma che “sadly”, purtroppo, per una serie di ragioni la congestione del traffico non è diminuita dall’introduzione della CC, anche se si sostiene che sarebbe certamente stata superiore senza di essa.
Sembra essere sfuggito anche il fatto che dal 2011, a seguito di una consultazione popolare, è stato cancellato l’allargamento a Westminster, Chelsea e Kensington, effettuato nel 2007. La congestion charge rimane applicata nella zona originaria, principalmente la City of London. La congestion charge non ha come obiettivo primario la riduzione dell’inquinamento, scopo invece della LEZ (Low Emission Zone), una sorta di Ecopass, che coinvolge la Grande Londra e non la sola zona centrale. Tuttavia, anche sotto questo profilo, la discussione è vivace e i dati forniti sono diversi, pur con un certo accordo sul fatto che, qualunque sia la riduzione nella zona tassata, essa rischia di essere controbilanciata da un aumento dell’inquinamento nelle zone limitrofe.
Questa osservazione è essenziale per una città fatta a cerchi concentrici come Milano, struttura che ha sempre posto problemi enormi sia per l’inquinamento che per il traffico, risolvibili con uno sviluppo ben più ampio e rapido delle vie sotterranee alla mobilità. Si dice che Pisapia voglia estendere la sua congestion charge alla circonvallazione esterna, rendendo Milano una città a pagamento. Si restaurerebbe così quella cinta daziaria, rimasta nella memoria degli anziani come me, eliminata perché ritenuta un’anacronistica limitazione alla libertà di movimento.
Questo è il punto su cui attualmente il dibattito è più acceso: la limitazione, o l’onerosità, dei movimenti dei residenti e la loro discriminazione rispetto agli altri cittadini. Infatti, chi risiede nell’Area C non sceglie di entrarvi in macchina, ma deve necessariamente rientrare nella zona per recarsi alla propria abitazione. Certo può scegliere i mezzi pubblici per recarsi al lavoro, o per qualsiasi altra bisogna, limitandosi a usare la propria macchina solo nei week end. Continuando a pagare, ovviamente, il bollo e i costi relativi al parcheggio della propria auto.
A Londra l’importo della CC dipende dalle modalità di pagamento e attualmente va dalle 9 alle 15 sterline al giorno (circa 11/18 euro); per i residenti è previsto uno sconto del 90 %. La congestion charge milanese è molto più bassa, 5 euro al giorno, e per i residenti sono previsti 40 accessi gratuiti, oltre i quali pagheranno 2 euro. Questi 40 accessi gratuiti mi lasciano perplesso, sembrano una graziosa concessione del Principe. Forse, Pisapia ha pensato che in centro abitano solo i ricchi, che non hanno problemi a pagare la tassa e che in gran parte lavorano in centro, muovendosi a piedi o con la democratica bicicletta. Oppure, con la macchina aziendale o di servizio. lasciando quella privata per i week end.
Senza dubbio, Pisapia conosce molto bene questo ambiente e si è probabilmente detto che, con un paio di settimane a Natale, in luoghi esotici come molti nostri politici o a Sankt Moritz come Monti, una settimana bianca, qualche settimana in estate, una capatina negli States, si arriva facilmente ai 52 fine settimana che compongono un anno. Di fronte alle reazioni dei residenti, forse gli Illuminati di Palazzo Marino sono rimasti un po’ sorpresi:la realtà è diversa da quella che immaginavano, ma, come sempre, poco importa e peggio per la realtà. E per i residenti …