Qualche giorno fa, nella vetrina di un negozio qui a Milano, ho visto questa scritta :”I politici non sono graditi in questo negozio”. Il giorno dopo, alla fermata del tram, ho sentito un tranviere dire a un collega: “Noi dobbiamo mantenere fino a 80 anni questi qui (i politici, NdR) che fanno la bella vita con i nostri soldi, e io devo aver paura a mettere al mondo un figlio, perché non so se riuscirò a mantenerlo.

Due facce di una stessa rabbia per la nostra classe politica, che sembra non segnata da differenze ideologiche, ma sentite sulla propria pelle. Pareri di gente comune cui poco importa se Monti dice le sue battute con humour inglese, mentre Berlusconi tende al pecoreccio, o se in Germania “va” più Casini o Bersani. Li mette tutti nello stesso mazzo, perché ritiene che nessuno di loro abbia risolto neppure uno dei tanti problemi del Paese.

Sotto questo aspetto, è importante il confronto su ilsussidiario tra Francesco Forte e Gianni Credit sui “10 punti su Monti”, che vorrei “rivisitare” dal punto di vista di un semplice cittadino.

1. Tassazione sugli immobili. La maggior parte della gente vede l’Imu sulla prima casa alla pari di una “tassa sul macinato”. Forse si sarebbe potuta evitare,o gestire in altro modo (rendendola esplicitamente temporanea, ad esempio) e con diversa onerosità. Né la giustificazione può essere la difficoltà di applicare altre patrimoniali.

2. Riforma Fornero. A sentire i commenti dei diretti interessati, accanto ad alcune soluzioni ha posto altrettanti problemi. Non vi è dubbio che il Parlamento l’abbia modificata, probabilmente e in meglio e in peggio, ma un governo di emergenza, per di più tecnico, avrebbe dovuto usare anche con il Parlamento l’argomento “necessità”, continuamente imposto ai normali cittadini. O trarne le debite conclusioni. Invece, sembra aver usato durezza solo verso gli esodati, malgrado l’errore di analisi e previsione commesso.

3. Cassa Depositi e Prestiti. Credo che gli italiani siano arrabbiati soprattutto per i costi che verranno addossati alla collettività anche se il Ponte sullo Stretto non si fa. Se questi soldi fossero stati investiti in strade e ferrovie in Calabria e Sicilia, si sarebbero ugualmente abbreviati i tempi sulle lunghe percorrenze, rendendo al contempo più efficienti i collegamenti locali e creando lavoro.

Non so se la Cassa stia diventando una riedizione dell’IRI o una nuova Mediobanca, ma la gente comune vorrebbe capire meglio a cosa serve, a parte qualche gioco contabile sul debito pubblico e il dividendo garantito alle Fondazioni bancarie. Peraltro, tutte le situazioni in sofferenza di cui dovrebbe occuparsi la Cdp sono frutto di decisioni dei politici, i nostri, questa volta la Merkel non c’entra. E neppure Monti, almeno come premier.

4. Tobin Tax. Per la stima che ho di Monti, sono convinto che la ritenga una sciocchezza, ma per la stessa stima mi chiedo perché l’abbia accettata e non abbia usato la sua autorevolezza per dire sobriamente: “Grazie, no.” Non credo gli sfugga che saranno solo i piccoli risparmiatori a pagarne il prezzo, ulteriore colpo al nostro declinante risparmio.

5. Riduzione delle spese. Non c’è stata, ma non credo che sia rilevante chi ha condotto la spending review, ma la strenua difesa delle varie lobby e la capacità di resistenza della burocrazia. Ancora una volta, a che pro i tecnici se poi si rivelano deboli come i politici?

6-7. Evasione fiscale. Monti sembra averne fatto l’obiettivo principale del suo governo e parla ripetutamente di una vera e propria guerra. Questo regime da Stato di polizia non lo ha certamente iniziato lui, ma non lo ha cambiato, semmai aggravato, insieme al carico fiscale. Le imposte in più si pagano subito, mentre gli eventuali proventi della lotta all’evasione arriveranno dopo e rischiano di essere destinati a maggiori spese, non ha ridurre la pressione fiscale.

8. Investimenti esteri. Sarebbe interessante avere dati sugli investimenti esteri attratti dalla credibilità sui mercati di Monti. Non mi risulta tuttavia che il governo sia riuscito a ridurre significativamente le pastoie e le lentezze burocratiche cui devono far fronte le nostre imprese e che sono una delle principali ragioni che tengono lontani gli investitori stranieri. Insieme alla volubilità delle nostre leggi e le incertezze del diritto, come l’Esecutivo stesso ha verificato nel caso Ilva.

9. Concorsi universitari. Materia ostica per il comune mortale, che si chiede comunque perché dei tecnici senza i legacci dei politici non abbiano affrontato l’annoso problema del valore legale del titolo o quello della pletora di università e di corsi universitari. Forse troppi professori universitari al governo?

10. Debito pubblico. Non penso che Monti avrebbe potuto, nel mese in più di governo, fare grandi cose per ridurre il debito, che durante il resto del suo mandato sembra essere invece aumentato. Rimane il fatto che non si è visto nulla delle conclamate vendite di beni pubblici, né delle liberalizzazioni che avrebbero potuto ridurre il debito pubblico. E non penso che il problema siano solo tassisti o notai.

Scorrendo questo elenco viene da dire che i problemi sono rimasti gli stessi. Ciascuno può dare la sua interpretazione: anche i tecnici si sono dimostrati degli incapaci, il governo è stato succube delle lobby, italiane o straniere, o il problema è troppo radicato e non c’è governo che possa porvi rimedio. C’è solo da sperare che quest’ultima non sia l’interpretazione giusta.