Non si può che essere d’accordo con la denuncia che il Presidente Napolitano ha fatto in occasione del Giorno della Memoria e leggerla solo come una risposta, sia pure indiretta, alle frasi di Berlusconi significa ridurla ad una misera dimensione elettorale.
Il giudizio sul regime fascista è decisamente diverso: Berlusconi dice di trovarvi anche qualcosa di buono, Napolitano lo definisce “infame”. Non vorrei sbagliarmi, ma su questa diversità di giudizio credo che gli italiani si dividano nettamente, e mi sa tanto anche su basi non molto distanti tra loro. Mi auguro anche che il giudizio generale sul regime sia comunque negativo, come dovrebbe essere per tutte le dittature.
Ed è qui dove ci si ridivide pesantemente. Anche se, come scritto in un precedente articolo, penso che la bonifica pontina sia una cosa meritoria, questa e altre “meritorie” opere non bastano a giustificare il regime fascista e, perciò, non ho personalmente alcun problema a concordare sul termine “infame”. E a definire ancor più infame il regime nazista e questo per ragioni obiettive, non per salvare noi italiani, magari perché meno organizzati anche nel male, cosa peraltro vera, in un certo senso per fortuna.
Chiedo però a Napolitano, magari in una prossima occasione e senza far passare molto tempo, di definire altrettanto infami il regime sovietico, quello maoista, Pol Pot e gli altri regimi comunisti indocinesi, pur meno “infami” di quello cambogiano. E di mantenere la condanna, magari senza quel termine, anche per i suddetti regimi attuali, viste le repressioni e le violazioni della libertà e della dignità umana ancora in corso in Cina, Vietnam, etc, per non parlare della Corea del Nord.
Del tutto condivisibile e molto opportuna la denuncia della persistente minaccia dell’antisemitismo, risorgente soprattutto all’estrema destra. Mi permetto sommessamente di avanzare l’ipotesi che una parte almeno del problema derivi dal modo, appunto ideologico, con cui si è da sempre affrontata la discussione sul fascismo in Italia. Mi sembra di notare un certo strabismo, perché, da un lato, si tende a relegare Lenin, Stalin e successori sul solo piano storico, come se si discutesse di Cavour e Garibaldi, tranne per quei gruppi che ad essi si rifanno idealmente e per i quali ancora “vivono e lottano” tra noi.
Dall’altro lato, quando cioè si parla di fascismo, il discorso si sposta sul solo piano politico e se ne parla come se fosse un fatto di ieri, ma il fascismo è caduto quasi settant’anni fa, il Muro solo da poco più di venti. Strabici, o meglio miopi in un caso e presbiti nell’altro. Presidente, faccia l’oculista della Sua parte politica. La prego, è decisamente ora.
Napolitano ha di nuovo ragione a citare anche il pericolo del negazionismo e a legarlo non solo ai nostalgici di destra, ma al fondamentalismo islamico, ed è coraggiosamente chiaro nell’indicare i responsabili di questo negazionismo in quegli Stati, come l’Iran, o movimenti, come Hamas o Hezbollah, che vogliono la distruzione di Israele. Per correttezza, i nomi li ho fatti io, ma i riferimenti di Napolitano mi sono sembrati abbastanza espliciti.
Anche qui Presidente, mi perdoni se affastello i carichi sulle Sue spalle, ma qualche parolina la deve pur dire a qualche Suo compagno di squadra, o forse ora meglio, di viaggio. Perché a sinistra, quanto a “travestimenti ideologici come l’antisionismo” mica scherzano.
Devo dire che, comunque sia, il discorso di Napolitano dovrebbe far pensare Berlusconi e insegnargli a essere più cauto, o meno furbo, a seconda dell’interpretazione che si vuol dare alla sua uscita. Ma rinnoverei l’invito ai suoi oppositori a non inzupparvi troppo il pane della loro di campagna elettorale.