Certo che noi italiani non ci facciamo mancare niente! Nonostante la bolgia in cui si è trasformata la nostra politica, prendiamo spunto persino dal Giorno della Memoria per aumentare la confusione. Poi, dopo violenti scontri tra magistratura e mondo della politica, Berlusconi ma non solo, ecco che un paio di magistrati di spicco mettono in piedi tra loro un litigio da comari coinvolgendo la memoria di Falcone e Borsellino, diventati anche loro strumenti elettorali.

Dopo mesi passati a criticare pesantemente la insana finanza anglosassone e a celebrare le virtù delle nostre banche radicate sul territorio, ecco che facciamo scoppiare lo sconquasso Mps, che è risultato anche troppo “radicato” sul territorio. Di più, lo scandalo scoppia in casa Pd, il partito che maggiormente si è vantato di essere lontano da quei giochi esotici e che ora si trova a fare i conti con “Alexandria” e “Santorini”, manco fosse un’agenzia di viaggio. Giunge ora poi voce, da verificare, della scoperta di un’altra operazione maldestra, una cartolarizzazione immobiliare, ma questa volta con un nome legato al territorio: “Chianti Classsico”. E la Fondazione intanto comunica di dover tagliare i finanziamenti al suddetto, povero territorio.

Non contenti, come se non bastasse aver messo in crisi con la vicenda Ilva la nostra industria dell’acciaio, ecco il crollo in Borsa di Saipem, il gioiello tecnologico italiano nella ricerca di gas e petrolio e nella costruzione di infrastrutture del settore, eccellenza ampiamente riconosciuta a livello internazionale. 

Ieri Saipem ha chiuso a Piazza Affari con un -34,29%, diminuendo di 4,9 miliardi di euro la propria capitalizzazione in un solo giorno. La sua controllante Eni ha chiuso anch’essa in ribasso, del 4,71%, trascinando l’intera Borsa a -3,34%, in una giornata di sostanziale stabilità delle principali Borse internazionali. Il secondo maggiore ribasso della giornata è stato quello, guarda caso, di Mps, -9,46%. 

Come è ormai noto, il crollo è stato causato da un profit warning della nuova gestione, che ha rivisto al ribasso i risultati del 2012 e, soprattutto, dimezzato le previsioni per il 2013. Il cambio di gestione era avvenuto lo scorso dicembre, dopo le dimissioni del precedente amministratore delegato in seguito allo scandalo sugli appalti in Algeria. Un caso questo della Saipem, come quello della Finmeccanica, di corruzione in un mondo in cui, magari chiamandoli in vari altri modi, strumenti di “facilitazione” delle trattative sono moneta comune. 

Non so, ovviamente, quanto l’attuale profit warning sia collegato a quegli eventi, anche se forse qualche committente straniero è stato frenato dal pericolo di vedere la magistratura indagare sui propri affari, preferendo magari concorrenti con giudici meno solerti. Per la verità, ieri anche i concorrenti di Saipem hanno sofferto nelle varie Borse, anche se con percentuali di calo attorno al 6-7%. 

Il comunicato dell’azienda parla di difficoltà e ritardi nelle commesse con Venezuela e Paesi arabi e prevede un ritorno a una situazione migliore nel 2014. Eppure, all’inizio della settimana era arrivata la notizia che Saipem aveva vinto un importante contratto relativo al gasdotto Nabucco.

Intanto, oltre il prezzo in Borsa, sono crollate anche le valutazioni delle varie agenzie sull’azienda ed è quindi difficile un ritorno di interesse degli investitori sul titolo per un bel po’ di tempo. A soffrirne sarà non solo l’Eni, ma anche il Tesoro che dovrà rinunciare a incassare una parte dei dividendi che da queste aziende arrivano. 

Ciò che lascia perplessi è l’entità della riduzione nelle stime, apportata dal nuovo vertice appena un mese dopo il suo insediamento. Inevitabile pensare che la vecchia gestione avesse sbagliato clamorosamente le sue previsioni, o addirittura, sulla scia di Mps, a qualcosa di peggio. Sarebbe veramente un bel guaio per tutta la nostra economia. 

Nel frattempo, la Consob ha avviato un’inchiesta sulla vendita, nel giorno precedente al crollo, del 2,3% di Saipem ad un prezzo attorno ai 30 euro per azioni, pari a circa 300 milioni di euro, attraverso la Bank of America Merrill Lynch. Si era fatto il nome del fondo di investimento Fidelity, che però ha smentito. Pare anche che lunedì un altro fondo, BlackRock, abbia invece incrementato la sua quota in Saipem da 0,07% a 1,91%. 

C’è da augurarsi che nei prossimi giorni vengano chiariti i vari punti oscuri della vicenda, perché i commenti negli ambienti finanziari internazionali sono decisamente pesanti. Non ci si capacita, infatti, di come un’azienda del calibro di Saipem possa dimezzare stime che erano state confermate solo lo scorso ottobre. Uno “stupore” che coinvolge anche la controllante Eni e che non migliora certo il giudizio che questi ambienti hanno sull’Italia. 

Sarà bene anche non dimenticare un’ultima cosa: qualche tempo fa Saipem era una delle aziende che alcuni dicevano potesse essere messa sul mercato per fare cassa, proprio per la sua appetibilità. Se era appetibile quando quotava 40 euro per azione, capirai adesso che ne vale 20! Sarà per questo che qualche analista la considera tuttora un titolo da comprare? E chi comprerà appena passata la buriana?