Si è soliti pensare alla Borsa come una grande bisca, in cui si gioca essenzialmente d’azzardo. L’azzardo c’è, ma sarebbe più proprio chiamarlo rischio, per di più calcolato, e le scommesse sono basate su previsioni, che possono ovviamente essere sbagliate, ma che cercano di basarsi sui fatti e sui loro possibili sviluppi. Un discorso, questo, che vale per gli operatori professionali, soprattutto per chi può, per dimensione, influenzare parzialmente il mercato. Magari trascinando quelli che, con sprezzo, chiamano il “parco buoi”, vale a dire noi piccoli investitori che, ignari della regola “compra sulle voci e vendi sui fatti”, facciamo esattamente il contrario, ché le voci non le conosciamo e così rimaniamo incastrati dai fatti.
L’andamento dei corsi ieri a Piazza Affari ha dimostrato questo assunto. La Borsa ha aperto moderatamente positiva, in evidente attesa, ma si direbbe fiduciosa, forse per i sondaggi che davano come prevedibile un governo Bersani/Monti, anche se non certo. Inoltre, i dati sull’affluenza davano per improbabile un notevole aumento delle astensioni. Probabilmente su queste basi, la Borsa ha preso sempre più coraggio e ha cominciato a crescere, segnando dopo le 11 un incremento dell’1% sulla chiusura di venerdì e del 2% dopo le 12. L’andamento positivo ha avuto poi un’impennata alla chiusura dei seggi, superando il 3% e raggiungendo il massimo della giornata poco dopo le 15:30, con un + 4%.
Un risultato questo un po’ sorprendente, dato che ci si sarebbe potuto aspettare un atteggiamento più prudente degli operatori, con uno scenario post-elezioni non proprio chiaro. Pur considerando l’eventualità di manovre speculative del tipo “colpisci e fuggi”, rimane difficile non collegare questo andamento così positivo agli exit poll, che in quelle ore sembravano confermare una affermazione del centrosinistra. Una controprova viene dall’andamento successivo dei corsi. L’incremento si mantiene abbastanza elevato, pur in discesa da un massimo un po’ troppo ottimistico, fino a poco dopo le 16: dal 4% delle 15:30 si scende al 3,5 % delle 16. Poi, i corsi cominciano a scendere e, nel giro di mezz’ora, tornano al + 1% della prima mattinata, per poi puntare rapidamente allo zero e virare in negativo poco prima delle 17, a un minimo del -0,60%.
E’ ancora difficile non pensare che, all’ottimismo generato dagli exit poll, sia succeduto il pessimismo derivante dalle prime proiezioni, che vedevano il centrosinistra molto meno positivo e il centrodestra in rimonta, per non parlare del successo di Beppe Grillo. Se la nostra Borsa rispetta il sentimento dei mercati in generale, dobbiamo concludere che costoro hanno già votato, per il centrosinistra, solo o con Monti: non una novità peraltro, solo una conferma.
Dopo le 17, con le proiezioni che ridanno il centrosinistra in recupero, anche la Borsa riprende fiato fino a chiudere con uno 0,73% di incremento, recuperando quasi il livello di apertura (-0,3%). Sarebbe interessante sapere chi ha guadagnato e chi ha perso in queste scorribande; di certo chi ha comprato la mattina e ha venduto vicino al massimo ha portato a casa gli interessi di un Bot a tre mesi, ma in poche ore. Tuttavia, e questa è la Borsa, assumendosi rischi ben superiori.
Un ultimo dato interessante viene dall’andamento del titolo berlusconiano per eccellenza, Mediaset. Ci si potrebbe aspettare un andamento esattamente speculare a quello visto per il Ftse Mib; invece l’andamento è praticamente uguale, con oscillazioni peraltro molto più estese: tra il minimo e il massimo del titolo, la differenza è di quasi il 12%, mentre è solo del 4,6% per l’indice generale. Andamento, dicevamo, però uguale: Mediaset raggiunge il suo massimo qualche minuto dopo l’indice generale, inizia la sua discesa attorno alle 16, per raggiungere il minimo prima delle 17 e poi risalire, chiudendo con un incremento del 2%, molto maggiore di quello del FTSE Mib.
In altri termini, se il parere della Borsa sembra essere abbastanza chiaro circa la auspicata coalizione di governo, appare meno decifrabile l’atteggiamento verso Mediaset e occorrerà aspettare i prossimi giorni. Anche se, quando c’è di mezzo Berlusconi, previsioni e logica sono pressoché inutili e, forse, lo sa anche la Borsa.