Le reazioni della stampa estera ai risultati delle elezioni in Italia credo siano ben rappresentate da un titolo di Bloomberg: “L’Italia vota per il caos e l’euro torna in crisi”. In effetti questo titolo contiene i tre punti che maggiormente preoccupano gli osservatori internazionali. La prima preoccupazione è data dalla situazione di ingovernabilità che si sta delineando e dalla probabile impraticabilità delle soluzioni teoriche sul tappeto. Queste vengono identificate, a grandi linee, in un governo di centrosinistra con appoggi variabili in Senato, in una riedizione della grande coalizione, o in un governo di transizione che conduca a nuove elezioni. L’ultima ipotesi è quella forse considerata più probabile, ma anche quella che spaventa di più per la possibilità che le nuove elezioni non portino a un diverso scenario, anzi lo radicalizzino.
Sono forti i timori che un periodo prolungato di instabilità porti a conseguenze disastrose sui mercati finanziari, non solo europei, e fa particolarmente paura il possibile ritorno a livelli insostenibili del costo di servizio al nostro enorme debito pubblico. Si ricomincia ad accennare all’eventualità che, in una simile situazione, l’Italia possa trovarsi in oggettive difficoltà nel ripagare il proprio debito, se non in un vero e proprio default. I più preoccupati in tal senso sembrerebbero gli spagnoli, che dimenticano, opportunamente dal loro punto di vista, che almeno finora i compiti noi li abbiamo fatti, a differenza loro. Qui si innesta il secondo fattore di preoccupazione, la possibile interruzione delle politiche di austerità.
La grande maggioranza dei commentatori, infatti, legge l’affermazione di Grillo e il “ritorno” (è questo il termine molto usato, che non nasconde una forte sorpresa) di Berlusconi dall’altro, come il rifiuto dell’austerità da parte della metà degli italiani. Un rifiuto che molti non limitano, peraltro, agli elettori italiani. Significativo il commento del socialdemocratico Martin Schulz, Presidente del Parlamento europeo (sì, quello che si beccò del Kapo dal Berlusca), che, commentando i risultati delle elezioni, richiama la necessità per l’Europa di una politica non più unilaterale di austerità, ma che tenga conto anche della crescita.
Angela Merkel ha invece ribadito, quasi risposta indiretta a Schulz, che non vi è nessuna contraddizione tra mantenere una politica di austerità e dar luogo contemporaneamente a una politica in favore della crescita. Il suo ministro degli esteri, Guido Westerwelle, invoca un governo stabile che possa portare avanti in Italia una politica di riforme e di consolidamento, che rafforzi la fiducia dei cittadini e dei mercati. Il ministro dell’economia francese, Pierre Moscovici, si è invece espresso in parallelo con Schulz, delineando così una possibile diversa politica dei socialdemocratici europei, che potrebbe diventare anche quella della Germania, se la Spd vincesse le lezioni di autunno. Moscovici ha detto che occorre affiancare ai sacrifici che si chiedono ai cittadini chiare prospettive di crescita, aggiungendo che questa è una necessità non della sola Italia, ma dell’intera Europa.
Ecco il terzo fattore presente nei commenti internazionali: i risultati delle elezioni italiane sono un segnale per l’Europa, perché quel 50% contrario all’austerità è anche insofferente a questa Europa. E qualcuno aggiunge che non si tratta di un’anomalia italiana, ma di un sentimento più diffuso che a Bruxelles farebbero bene a non ignorare.
Dall’Europa arrivano dichiarazioni che, se da un lato dimostrano “comprensione” per il disagio dimostrato dagli italiani e ribadiscono la fiducia nel nostro Paese, dall’altro ripetono che l’Italia deve rispettare gli impegni presi, qualunque sia il governo che verrà. Di più, Jeroen Dijsselbloem, Ministro delle finanze olandese e nuovo Presidente dell’Eurogruppo, ha sottolineato la nostra responsabilità verso la stabilità dell’intera Eurozona.
Insomma, pare che si stiano improvvisamente ricordando che un tracollo dell’Italia manderebbe all’aria l’intera Eurozona e cominciano a preoccuparsi. Significativo il titolo del quotidiano tedesco Bild: “Ci stanno distruggendo il nostro euro?” E’ molto istruttivo quel “nostro”, l’euro è loro, non dell’Europa, e hanno ragione, perché è il vecchio marco camuffato che a noi hanno fatto pagare più del doppio per farci entrare. Questo titolo spiega la posizione tedesca più di mille articoli e se qualcuno lo dice a Grillo, aspettiamoci pure un affollatissimo “V-Day” contro l’euro.
Un ultimo aspetto nei commenti è la sorpresa per il ritorno dello “zombi” Berlusconi, che ha lasciato, come già detto, la gran parte dei commentatori basiti. Qualcuno gli ha riconosciuto le doti del “winner”, del vincitore, comunque apprezzate soprattutto dagli americani. Altri fanno notare che sia lui che Grillo hanno saputo interpretare i veri bisogni, o desideri, degli italiani. Tutti concordano nel riconoscere i due come i vincitori delle elezioni, soprattutto per l’uso estremamente efficace della comunicazione e dei suoi mezzi.
Naturalmente, non manca qualche sbavatura, come lo Huffington Post che inizia un suo articolo così: “Bunga Bungle: la politica italiana è quasi diventata uno spettacolo di clown”, e dove “Bungle” sta per “casino”. Purtroppo, è difficile essere in disaccordo con questo giudizio, ma sentirselo dire da quelli dello Huffington dà comunque fastidio.