David Thorne, ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, è sotto il tiro di PD e PDL per certe dichiarazioni fatte parlando agli studenti del liceo Visconti di Roma. Dai resoconti dell’incontro, risultano frasi tipo “Voi giovani siete il futuro dell’Italia.”, o “Tocca a voi ora agire per il vostro Paese, un Paese importantissimo nel mondo.”, che mi sembrano decisamente criticabili, ma solo per la loro banalità. Spero vivamente che l’ambasciatore abbia detto qualcosa di più interessante ed utile per i nostri ragazzi.
Tra l’altro, Thorne ha più di 68 anni e gli si potrebbe chiedere perché non lascia il posto a qualcuno più giovane di lui, visto che anche il suo Paese è piuttosto importante. L’ambasciatore continua dicendo: “So che ci sono problemi e sfide in questo momento, problemi con la meritocrazia, ma voi potete prendere in mano il vostro Paese e agire…” Anche segnalare la presenza di molti problemi mi sembra una banalità, ma parlando specificamente di problemi con la meritocrazia, Thorne intendeva forse dire che i nostri giovani preferiscono non avervi nulla a che fare? Mentre si sa, i giovani americani crescono a pane e meritocrazia, soprattutto quelli delle minoranze etniche.
Più preoccupante la seconda parte della frase. Cosa significa “prendere in mano il vostro Paese”? Uno stimolo al colpo di Stato, e di chi? Della categoria “giovani” al grido di “fuori i matusa”? Basta Renzi, mi pare. E poi, quell’agire, cosa nasconde? Un incitamento alla rivoluzione?
La risposta viene subito dopo: “…agire, come il Movimento 5 Stelle, per le riforme e il cambiamento.” A questo punto le parti si sono invertite e, invece dei giovani, gli indignados sono diventati i nostri politici, una volta tanto uniti. Michele Anzaldi, parlamentare del PD, ha protestato per questa “gravissima ingerenza” nei nostri affari interni e ha chiesto l’intervento del Ministro degli esteri Terzi. Strano, perché non mi ricordo simili richieste da parte del PD quando dall’estero si attaccava Berlusconi o il PDL.
Dall’altra parte è intervenuto il senatore PDL Carlo Giovanardi, che a sua volta chiede chiarimenti al governo americano. Mi colpisce che nessuno si sia sognato di andare a chiedere a Thorne cosa intendeva. O forse sarebbe meglio chiederlo a John Kerry, Segretario di Stato e cognato di Thorne, che già lo scorso febbraio, secondo lo Huffington Post, avrebbe dichiarato che gli Usa guardano con molto interesse all’M5S. Kerry lo avrebbe detto durante il suo incontro a Roma con i politici italiani e probabilmente Thorne ha fatto tesoro di questa indicazione.
D’altronde, sempre secondo lo Huffington Post, anche il predecessore di Thorne, Ronald Spogli, aveva mostrato apprezzamento per Grillo in un telegramma inviato nel 2008 a Hillary Clinton, citando la sua lotta alla corruzione. Strano che lo sappia un giornale, ma non i nostri politici di ambo le parti.
Certo, l’apprezzamento di Thorne è stato espresso in un’occasione pubblica e questo fa la differenza. Per di più, il riferimento ai grillini suona forzato nel suo discorso, quindi è da decidere se si tratta di “voce dal sen fuggita” o di una reale dichiarazione politica.
Nella seconda ipotesi, c’è da chiedersi perché gli Stati Uniti considerino Grillo utile ai propri fini e la risposta non è immediata. A meno che si tratti di una “polpetta avvelenata”, diretta a sabotare ogni possibilità di accordo tra M5S e Bersani, per quanto remota. Una sponsorizzazione “amerikana” risulterebbe nociva sia per Bersani, che dovrebbe affrontare la sinistra del suo partito, che per Grillo, che non credo voglia passare da antieuropeista a filoamericano.
O ancora, forse gli americani pensano che con Grillo al potere l’Italia sarebbe costretta a uscire dall’Europa, che così si sfascerebbe. Oppure, è tutta una manovra per spingere a una riedizione del governo dei tecnici, visto che Kerry ha ringraziato Monti per aver fatto alcune riforme.
Forse la questione è più semplice e David Thorne, come molti della sua età, vorrebbe tornar giovane e avrebbe voluto partecipare alle manifestazioni di Occupy Wall Street. Cosa per lui impossibile, visto che al suo Paese si è sempre occupato di finanza, ma qui non ha resistito alla tentazione di tifare per i “ragazzi” dell’M5S.
A proposito di tifare, l’ambasciatore è stato in gioventù un giocatore di calcio, che ha imparato durante gli anni vissuti in Italia, dove il padre era responsabile del Piano Marshall, e “resta tuttora, purché non giochino contro la nazionale americana, un acceso tifoso della Nazionale Italiana di calcio in occasione dei campionati europei o dei campionati mondiali.”, come recita il sito dell’Ambasciata degli Stati Uniti.
Come dire, si finisce sempre nel pallone.