Non credo siano stati in molti ad aver capito quanto Beppe Grillo e il suo movimento siano stati condizionati dalla Chiesa. Dopo la definizione data in televisione, parlando con un giornalista straniero, dell’M5S come una comunità che è “oltre Comunione e Liberazione”, ecco ora le reazioni di fronte al nuovo Pontefice.
Da un post di ieri sul suo blog, intitolato L’importanza di chiamarsi Francesco, si apprendono diverse cose interessanti sulle affinità tra M5S e il nuovo Papa, al quale Grillo rende omaggio, innanzitutto, per il suo coraggio: “Nessun papa ha mai avuto il coraggio, perché di vero coraggio si tratta, di chiamarsi Francesco”. Belin! Lasciamo perdere le successive considerazioni teologico-politiche sulla Chiesa di quel tempo e passiamo invece alle proclamate affinità tra il movimento grillino, S. Francesco e il Papa.
Così apprendiamo che il Movimento è stato fondato, “per scelta”, il 4 ottobre 2009, giorno di S. Francesco, santo adatto a “un Movimento senza contributi pubblici, senza sedi, senza tesorieri, senza dirigenti”. Non solo, ma scopriamo che nel libro Il Grillo canta sempre al tramonto, scritto insieme a Fo e Casaleggio, quest’ultimo diceva “Non deve essere un caso che non esista un papa che si sia fatto chiamare Francesco”.
Evidentemente, la notizia è giunta al Conclave, et voila, ecco Papa Francesco, che Grillo, pur rallegrato dall’elezione di questo Papa “low cost”, come lo chiama lui, attende però alla prova dei fatti. Papa Francesco è avvisato. E le similitudini continuano, facendo un parallelo tra i francescani “pazzi di Dio” e i grillini “pazzi della democrazia”. Mi sembra giusto, a ciascuno il suo.
Un altro punto di “contatto” che viene sottolineato è l’ambientalismo e l’animalismo, anche se sull’animalismo temo che i punti di contatto siano più con la berlusconiana Michela Vittoria Brambilla che con il Santo. Francamente, non me lo vedo Grillo ad ammansire lupi, né mi risulta che iniziasse i suoi comizi con il Cantico delle Creature, ma posso sbagliarmi.
Posso sbagliarmi di nuovo, ma non ricordo molti temi francescani nella campagna elettorale di Grillo, bensì una sequela di “fuori tutti, zombi, morti, distruggiamo tutto” che non mi pare molto in linea con lo spirito di S .Francesco, che non credo si sarebbe mai augurato un bombardamento di Al Qaeda sul Parlamento italiano.
Il Nostro continua scrivendo che “La politica senza soldi è sublime, così come potrebbe diventare una Chiesa senza soldi, un ritorno al cristianesimo delle origini”. Per la verità, qui Grillo non è molto originale, sono in molti dentro e fuori la Chiesa che la vorrebbero povera. Occorre vedere cosa si intende per Chiesa povera, perché quando si parla di povertà e di ricchezza c’è sempre il rischio che si riferisca agli altri, intendo dire salvando la propria posizione, comunque.
Grillo usa peraltro parole precise e parla di una Chiesa senza soldi. Bene, in tal caso aspetto il programma dell’M5S per aiutare tutti i diseredati in giro per il mondo aiutati da secoli dalla Chiesa, senza distinzioni di razza e religione, sostituendosi ai politici con o senza soldi, che si sono sempre fatti i loro interessi. Ma di tutto questo non mi sembra che si parli un granché nel programma del Movimento, a parte lo strombazzato reddito di cittadinanza. Appunto, la povertà va bene, per gli altri.
Vorrei aggiungere che la Chiesa è sublime per sé, perché Corpo di Cristo, ricca, povera o peccatrice, piena delle nostre ricchezze, delle nostre povertà, dei nostri peccati. Ma non pretendo che Grillo, Casaleggio o Fo lo capiscano minimamente: loro sono uomini di successo, capipopolo, esperti di comunicazione e new media, non poveri uomini come noi, coscienti della nostra miseria e del nostro infinito bisogno di perdono. Loro, come a tanti altri politici e intellettuali, sono troppo impegnati nelle pantomime cui ci fanno assistere in questi giorni, certi di cadere comunque in piedi.
Su questa terra, forse.