Quanto sta avvenendo a Cipro rende sempre più evidenti i problemi che affliggono quella costruzione sbilenca che si sta dimostrando essere l’Europa, portando alla luce, al di là della incoscienza dell’intervento, gli interessi divergenti dei vari Stati europei. Infatti, Cipro cerca di difendersi, il Regno Unito corre a proteggere i suoi cittadini, soprattutto i militari della sua base, la Germania insiste con il suo pugno di ferro verso gli Stati del Sud.



Uso l’espressione “Stati del Sud” e non quella abituale di “periferici”, perché nella costruzione del suo “Quarto Reich” è compresa anche la Finlandia, che proprio centrale non è, ma legata alla Germania per l’aiuto prestatole, sia pure in epoca nazista, in occasione della sua epica lotta contro il gigante sovietico. Rispetto all’articolo dell’anno scorso in cui parlavo della tentazione di costruire, attorno a un euro forte, una unione di Stati guidata dalla Germania, tesi prospettata dal Professor Starbatty in un’intervista al sussidiario.net, l’unica variante è l’uscita dal gruppo della Francia, rimasta come usuale da sola, dopo la “strana alleanza” tra Merkel e Sarkozy.



Dietro i reali problemi economici, è in corso anche una battaglia, se non proprio guerra, a livello geopolitico che, se ogni tanto mette insieme Francia e Regno Unito, lascia di solito da parte la Germania, come nel caso recente della sconsiderata guerra alla Libia. Nel caso di Cipro, l’elemento geopolitico sembra essere stato sottovalutato.

La vicenda Cipro, infatti, non ha portato solo la presa di distanza dell’UK, ma anche le proteste della Russia, per la quale l’isola mediterranea sembra essere una specie di banca offshore, e poco importa se di capitali borderline o peggio. Spero che i geni di Bruxelles non abbiano pensato che Putin li avrebbe ringraziati per l’aiuto dato alla lotta contro i capitali sporchi investiti dai russi!



Proviamo allora a immaginare cosa succederebbe se Cipro decidesse di resistere a Bruxelles e fosse buttata fuori, o se ne andasse, dall’euro e dalla UE, se non altro per non finire nella tragica situazione della Grecia. Date le dimensioni dello Stato cipriota (circa 800.000 abitanti) l’incidenza oggettiva dell’evento sarebbe minima, ma il suo valore simbolico altissimo e porterebbe a preoccupanti possibili evoluzioni del quadro geopolitico che, ora come ora, sembrano di fantapolitica.

Una Repubblica cipriota greca indipendente sarebbe praticamente costretta a sopravvivere proprio in base a quei discussi capitali russi e, visto che anche capitali medio – orientali non disdegnano di approdarvi, Cipro potrebbe trasformarsi definitivamente in un paradiso fiscale. nel bel mezzo del Mediterraneo. E l’Europa potrebbe fare ben poco, dato il sostegno della Russia, che si troverebbe ad avere nel Mediterraneo una base, non solo finanziaria, ma in prospettiva militare, che potrebbe sostituire l’approdo siriano, messo a rischio dalla attuale guerra civile e dalla probabile caduta di Assad.

La presenza della base inglese non costituirebbe un problema insormontabile, se si tiene conto che Cuba è da decenni la più acerrima nemica degli Usa, ma ciò non ha impedito il mantenimento sull’isola della base di Guantanamo. Né lo sarebbe la presenza turca, dato che la Turchia non può considerarsi un’alleata di Mosca, soprattutto dopo l’atteggiamento favorevole ai ribelli siriani e la tendenza a comportarsi da potenza regionale anche nei confronti degli Stati musulmani a etnia turca già membri dell’Unione Sovietica e ora soggetti alla contrastante azione della Russia. Alcuni di questi, come il Kazakistan o l’Uzbekistan, hanno importanti risorse di petrolio e gas.

Continuando in questo scenario, forse improbabile ma non impossibile, per le condizioni in cui la politica europea l‘ha ridotta, anche la Grecia potrebbe essere tentata di uscire dall’UE, dando poi luogo alla tanto desiderata enosis, la riunione dei greci ciprioti con la madrepatria.

In passato, una simile situazione avrebbe determinato l’intervento degli Stati Uniti, ma ora non è così certo che ciò accadrebbe, almeno con Obama che, a differenza di precedenti amministrazioni, si è dimostrato molto poco interessato a quest’area, con una politica più distante verso Israele, per esempio, e ondivaga nei con fronti dell’Iran. Obama è molto più coinvolto con ciò che sta accadendo in Estremo Oriente, dove i rapporti con la Cina non sono più equilibrati come in passato, sia per quanto riguarda gli equilibri economici che quelli politici.

A parte l’appoggio cinese all’Iran, le pericolose tensioni in atto tra Cina e Giappone stanno portando gli Usa a un sempre maggiore ed esplicito appoggio ai tradizionali alleati, in primis Giappone e Corea del Sud, ostili alla Cina, che sembra decisa, da parte sua, a esercitare un ruolo egemone nell’area.

L’espansionismo cinese potrebbe produrre una riedizione dello scenario visto negli anni ’60, che portò a scontri armati tra russi e cinesi. Anche senza arrivare a questo, la Russia potrebbe decidere più conveniente una non belligeranza con gli americani, ottenendo in cambio mani più libere in Europa. In fondo, anche molti americani pensano che gli europei dovrebbero risolvere i loro problemi e quelli del loro “cortile di casa” da soli, senza aspettare l’intervento dello Zio Sam, che ne ha sempre meno voglia.

Per chiudere il quadro, se Grecia e Cipro finissero sotto l’egida russa, Mosca potrebbe estendere la sua “copertura” anche alla confinante Serbia, ancora sotto esame da parte dell’Ue, in cui sta invece per entrare la Croazia, sua storica e recente avversaria. In fondo, anche i serbi usano il cirillico e sono ortodossi.

Fantapolitica? Può darsi, ma vista la politica reale che abbiamo di fronte, non è poi così inutile affidarsi alla fantasia.