Si è tenuta la prima lezione di economia per i preti di Milano, sembra con scarse presenze, almeno a giudicare dal video apparso su Repubblica. La prima di un corso in tre lezioni che la Diocesi ha proposto a circa 600 preti, religiosi e diaconi permanenti di Milano per “accogliere qualche indicazione e qualche prospettiva di lettura più critica e documentata circa l’attuale situazione di crisi.”, come spiegano monsignor Pierantonio Tremolada, Vicario episcopale per l’evangelizzazione e i sacramenti, e monsignor Carlo Faccendini, Vicario episcopale per la città di Milano sul sito della Diocesi.

Lo scopo è quello di aiutare i sacerdoti ad affrontare i problemi che questo periodo di profonda e perdurante crisi pone ai fedeli e a tutti quelli che, in un modo o nell’altro, si rivolgono alla Chiesa per i propri problemi. Evidentemente si vuole andare oltre il conforto e il consiglio che la preparazione “normale” dei sacerdoti può offrire, accanto alla propria personale capacità di ascolto e discernimento. Infatti, si parla di un “aiuto per un lavoro pastorale più ‘intelligente’ e significativo”.

E’ senza dubbio un segno di apertura ai problemi del tempo in cui viviamo, ma ciò che forse può lasciare qualcuno sorpreso è il partner scelto a livello universitario. Infatti, ci si potrebbe aspettare che le lezioni fossero tenute da professori della Università Cattolica, a favore della quale domenica prossima si celebra la 89esima giornata, promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, fondatore dell’Ateneo, e presieduto dal Cardinale Scola. Come recita in prima pagina il sito della Diocesi “Il tema della Giornata Universitaria mette al centro le nuove generazioni e il loro desiderio di andare oltre la crisi. Non solo: i giovani vogliono essere i protagonisti del futuro del Paese pur in un momento difficile, spesso drammatico.”

Un tema, quindi, di estrema attualità e sul quale la Cattolica ha condotto l’anno scorso uno studio che ha dato origine al “Rapporto Giovani”, base per un osservatorio permanente sulla realtà giovanile in Italia, “cruciale per comprendere l’evoluzione della società italiana.

Invece, l’accordo è stato fatto con la Bocconi, università da molti considerata “laica” per eccellenza, e tre professori bocconiani terranno le lezioni su questi temi: “ Perché l’Italia non sta crescendo?”, “Globalizzazione e tecnologie: sono proprio necessarie?”e “Banche e mercati finanziari:strumento o male necessario?”.

Come si vede, temi di tutto rispetto e decisamente centrali nel dibattito in corso su motivi e possibili soluzioni dell’attuale crisi, anche se sei ore di lezione serviranno solo come un primo approccio ai fondamentali e al linguaggio economici. Comunque, un’iniziativa meritevole di ulteriore attenzione.

Ma perché con la Bocconi e non con la più “naturale e vicina“ Cattolica? Non credo si tratti di una valutazione di merito tra le due università, quanto piuttosto la scelta di andare in quella che può essere considerata, sotto molti aspetti, una sorta di terra infidelium. Non mi riferisco a tendenze laiciste, quanto al sostegno di tesi economiche, sbrigativamente definite neoliberiste, che sono comunque non vicine alla Dottrina sociale della Chiesa cattolica, anche se non necessariamente contrarie.

In fondo, è proprio a queste teorie che da molti viene addebitata la presente crisi. Se fosse così, la scelta avrebbe una sua logica, ma andrebbe verificato che sacerdoti, religiosi e diaconi permanenti conoscano bene la predetta Dottrina, nella sua originalità e non in una delle tante versioni “accomodate” che circolano.

Quanto poi queste lezioni possano servire ai sacerdoti nel loro rapporto con i fedeli lo si vedrà in futuro; personalmente, ritengo che serviranno a una maggiore cultura specifica dei sacerdoti, ma non andrei oltre. In fondo, se mi rivolgo a un sacerdote per i miei problemi economici, non mi aspetto di certo le risposte che potrei ottenere da un professore di economia, poco importa se della Bocconi o della Cattolica.

I professori sanno tutto della teoria economica, ma hanno poca dimestichezza con i problemi reali di chi magari l’università non l’ha mai manco vista, come la maggioranza degli italiani. Problemi che, invece, sacerdoti, religiosi e diaconi permanenti continuano a incontrare nel loro lavoro nelle parrocchie, nelle scuole, negli ospedali, e via dicendo.

Allora, perché non contraccambiare con una serie di lezioni tenute ai professori, della Bocconi e della Cattolica, su cosa è realmente la crisi, non nei libri o in TV, ma nella vita delle persone e delle famiglie? E già che ci siamo, perché non invitare anche i politici? A giudicare da come si comportano, sembrano saperne ancora meno dei professori.