Chi ha avuto occasione di seguire in modo un po’ approfondito la vicenda Monte dei Paschi sa bene quanto complessa essa sia e quanti siano i canali su cui la magistratura dovrà esercitarsi. C’è l’acquisto a prezzi decisamente eccessivi dell’Antonveneta che coinvolge la spagnola Santander, si vedrà sotto quali aspetti, visto il sospetto di cospicui “giri di conto”. C’è la meno nota cosiddetta operazione FRESH, con la americana JP Morgan, e sono tornate alla ribalta Alexandria e Santorini.
Sotto questi nomi esotici si nascondono due operazioni su derivati fonti di gravi perdite, si parla di quasi 600 milioni di euro, che hanno portato a ulteriori operazioni per camuffare questi buchi in bilancio e sono ora sotto indagine della magistratura senese. Nell’operazione denominata Alexandria, nel 2009 è subentrata la giapponese Nomura, cui ora i giudici hanno messo sotto sequestro preventivo 1,8 miliardi di euro, “in relazione al reato di usura aggravata e di truffa aggravata commessa ai danni di Banca Mps“. Paradossalmente, la notizia ha rivitalizzato il titolo in Borsa, nella speranza che un po’ di questi soldi rientrino nella banca, da cui sembra siano stati ritirati depositi per miliardi in conseguenza dello scandalo. Vedremo quanto dura questo rialzo.
Più di 14 milioni sono stati invece sequestrati ai manager precedenti, Mussari, Baldassari e Vigni, indagati dalla magistratura e sotto azione di responsabilità da parte del nuovo management della banca senese. Anche l’ex responsabile della Nomura Europa, il pachistano Sadeq Sayeed, è sotto indagine, insieme a un altro manager, ma ha dichiarato di aver appreso la notizia dalla stampa e, comunque, ha respinto “vigorosamente” ogni accusa.
Per il momento non risulterebbero azioni relative all’altra operazione, Santorini, condotta con la Deutsche Bank dal 2008, con modalità apparentemente analoghe ad Alexandria, ma rimasta finora un po’ tra le quinte. Non penso si debba a “rispetto” per il potente vicino tedesco, ma piuttosto per il fatto che di fronte alla complessità del caso i magistrati preferiscano non aprire ostilità a 360 gradi. Ma prima o poi sentiremo riparlare anche di questa operazione, tenendo conto che la stessa Deutsche Bank sarebbe sotto indagine della Bundesbank per aver nascosto, nello stesso periodo, perdite su derivati negli Stati Uniti, così da non ricorrere a salvataggi statali. A quanto pare, la banca tedesca avrebbe accantonato 2,4 miliardi di euro per far fronte a cause legali.
Varrà la pena di ricordare che la Deutsche Bank è stata anche alla base delle difficoltà del nostro debito sovrano, avendo immesso sul mercato in tempi brevissimi buona parte dei suoi investimenti in nostri titoli. E anche di ricordare che la Commerzbank, seconda banca tedesca, è stata salvata tra il 2008 e il 2009 con l’immissione di fondi pubblici per 18,2 miliardi di euro. C’è da chiedersi perché da noi tanti commentatori, esclusi quelli che scrivono sul nostro quotidiano, siano convinti che le banche tedesche sono solide e abbiano molto da insegnarci.
In attesa degli immancabili sviluppi, che promettono di essere “rumorosi”, vale la pena di segnalare un paio di commenti a latere. Uno è di Beppe Grillo che, in un comizio in Friuli, ha chiesto una commissione di inchiesta su Mps, dichiarando che va nazionalizzata. Ha poi aggiunto che bisogna fare chiarezza su un istituto che “dal 1995 è controllato dal Pd.” Evidentemente le profferte di Bersani non sono servite a molto, tanto più che Grillo afferma a tal proposito che il Pd sta cercando di comprare suoi parlamentari e che non è detto che con qualcuno non ci riesca.
L’altro commento è apparso su Forbes, a firma Tim Worstall, secondo il quale l’intervento della magistratura italiana rischia di destabilizzare l’intero sistema bancario europeo. Worstall non entra molto nella materia del contendere che dice prestarsi a disparate ipotesi, tra cui quella che reati possano essere stati commessi da parte italiana, per nascondere le perdite di bilancio, ma siano del tutto “pulite” da parte di Nomura. Il suo punto principale è che il sequestro è stato effettuato prima di ogni accertamento di un effettivo reato e di rinvii a giudizio, cioè in una fase ancora di indagini.
Il timore che avanza è che se la prassi prende piede, permettendo la confisca di grosse somme di danaro mentre sono ancora in corso le indagini, “chi o cosa può essere al sicuro?”. Benvenuti in Italia, amici americani!