La questione aborto è ritornata prepotentemente alla ribalta negli Stati Uniti in seguito alla rottura del “silenzio stampa” che i grandi mezzi di comunicazione avevano calato sul processo a Kermit Gosnell, il medico abortista di Filadelfia la cui clinica può essere ben definita una “clinica degli orrori”. Per i dettagli su questa storia rimando all’articolo di Sharon Mollerus, collaboratrice dagli Stati Uniti de ilsussidiario.net.
Il processo è iniziato nel 2011, Sharon ne aveva già scritto per la nostra sezione inglese, e ora che la vicenda è diventata di completo dominio pubblico, si nota qualche imbarazzo tra i media e negli ambienti pro-choice, cioè pro aborto. Così, si cerca di sostenere che la questione non riguarda l’aborto, ma casi di criminalità comune, per di più locale. Tesi piuttosto ridicola, visto che Gosnell è accusato di aver ucciso una donna e sette bambini durante le sue pratiche abortiste ed è quindi difficile sostenere che si tratti di fatti che non hanno rilevanza nazionale e nulla a che fare con l’aborto.
Molti cominciano, perciò, a chiedersi come sia possibile che per più di 15 anni non sia stata effettuata alcuna ispezione nella clinica e se questo sia un caso isolato, o se questa mancanza di vigilanza sia invece diffusa e ci si possa aspettare la scoperta di altri casi simili. Il sospetto non è infondato, perché le lobby pro-choice hanno sempre visto ispezioni di questo tipo come una minaccia al diritto al libero aborto.
In questo scenario ha pertanto sorpreso il silenzio di Obama sulla tragica vicenda e le critiche sono diventate ancor più accese dopo la sua decisione di tenere un discorso ufficiale a Planned Parenthood (PP), cosa mai successa prima con un presidente in carica. Planned Parenthood (pianificazione delle nascite) è una potente istituzione no profit, fortemente finanziata con fondi pubblici, apertamente schierata politicamente in area democratica, cui fanno capo negli Stati Uniti 750 centri medici, specializzati nei servizi alla salute riproduttiva e all’educazione sessuale.
Nella presentazione sul loro sito, la parola che ricorre spesso è contraccezione, mentre un po’ in subordine è l’aborto, che si afferma valere solo il 3% dei servizi proposti, vale a dire 334.000 nello scorso anno sociale, pari a circa il 30% del numero totale di aborti nell’intero Paese.
PP d’altra parte non nasconde di considerare l’aborto un diritto della donna, in cui né lo Stato né nessun altro, compresi i genitori dei minori, possono intervenire. L’importante è che sia sicuro, anzi, per usare le parole di Obama, “sicuro, legale e raro”, esattamente il contrario di quanto accadeva nella clinica di Gosnell, ma non mi risulta che PP abbia preso posizione in proposito.
Non sorprende che nel 2008 PP abbia salutato con molto favore l’elezione di Obama, dichiarando che con il suo insediamento “sorge un nuovo giorno per la salute e i diritti della riproduzione”. Evidentemente, accantonata la necessaria prudenza tenuta nella campagna per la rielezione, Obama ha ritenuto giunto il momento di contraccambiare apertamente tanto entusiasmo.
Anche Obama non ha mai citato l’aborto nel suo discorso e ha sempre parlato di salute riproduttiva e contraccezione, ribadendo quello che definisce “un principio semplice”, cioè che alle donne “dovrebbe essere permesso di decidere per quanto riguarda la loro salute”, come si vede lo stesso principio affermato da PP. Per entrambi in questo diritto è compreso quello di abortire, “on demand”, vale a dire per loro libera e insindacabile scelta.
Il discorso di Obama ricalca in parecchi passi quanto si può leggere sul sito di PP, per esempio che c’è chi vorrebbe tornare alle politiche degli anni 50, annullando diritti fondamentali per la salute della donna. A questo proposito, Obama attacca frontalmente una legge approvata di recente nel Nord Dakota, chiamata del “battito cardiaco” che impedisce l’aborto quando sia riscontrabile il battito del feto.
In pieno accordo con PP, applaude alla sentenza Roe v. Wade, con la quale la Corte Suprema ha affermato nel 1973 il diritto costituzionale della donna “alla privacy, incluso il diritto di scegliere”, cioè di decidere di abortire senza che nessuno possa interferire o limitare tale diritto.
Obama, da questa difesa del diritto “costituzionale” di abortire “liberamente”, passa alla difesa della propria riforma sanitaria, invitando PP a farsene promotrice in tutti gli ambienti in cui opera. Cita alcuni casi, per nome, di donne salvate da PP, per esempio con i test per la prevenzione del cancro all’utero o alla mammella, strappando ulteriori applausi.
Infine, ecco la conclusione: “Fino a che dovremo lottare per assicurare alle donne cure accessibili e di qualità, fino a che dovremo lottare per proteggere il diritto della donna a fare le proprie scelte sulla propria salute, voglio che sappiate che avete un Presidente che sarà proprio lì con voi, combattendo in ogni passo di questa strada. Grazie Planned Parenthood. Dio vi benedica. Dio benedica l’America”.
Difficile essere in disaccordo con chi definisce Obama un presidente decisamente abortista, più di ogni altro presidente, come d’altra parte dimostra tutto il suo precedente curriculum politico e legislativo. Tuttavia, sorprende questo appoggio così totale a un’organizzazione come PP, un sostegno che, a parte la scontata guerra di gran parte dei Repubblicani, provocherà le reazioni negative di quella parte, peraltro minoritaria, di Democratici che si oppongono all’aborto, e l’opposizione da parte dei rappresentanti di molte fedi religiose.
Qualche problema sorgerà anche per i cattolici presenti nel governo, a partire dal vicepresidente Joe Biden e il segretario di Stato John Kerry. Né questo intervento faciliterà i rapporti con l’episcopato cattolico americano, già non facili a seguito del cosiddetto “HHS Mandate”, che imporrebbe anche a istituzioni cattoliche di assicurare i propri dipendenti per contraccettivi e aborto.
Barack Obama non può ricandidarsi e quindi non ha timore di presentarsi per quello che realmente è, a costo di dar ragione a molti suoi critici, ma il Partito Democratico dovrà continuare a partecipare alla contesa elettorale, che in questo modo diventa sempre più radicalizzata. I risultati di questo exploit, e magari di altri a seguire, li si potranno probabilmente vedere, con le elezioni di medio termine, già il prossimo anno.