A luglio entrerà in circolazione in Slovacchia una nuova moneta da un euro. Qualcuno si chiederà, giustamente, dov’è la notizia. La notizia è che sulla moneta verranno raffigurati i Santi Cirillo e Metodio e la croce, essendo la moneta messa in circolazione per celebrare i 1150 anni della cristianizzazione del Paese. Qualcuno, testardo, dirà che va benissimo, ma sembra una notizia che riguarda solo la Slovacchia.

Queste reazioni sarebbero giustificate in ogni Paese occidentale normale, ma siamo in Europa. Ed è qui la notizia: informata delle intenzioni slovacche, alla fine dell’anno scorso la Commissione europea a cercato di convincere la Slovacchia a desistere, in nome della “neutralità religiosa” dell’Europa e solo la decisa resistenza degli slovacchi ha fatto sì che la moneta uscirà, sia pure con due mesi di ritardo.

La Commissione rigetta con sdegno l’accusa di essere anticristiana, affermando solo di voler assicurare parità di trattamento a cristiani, ai credenti di altre fedi e ai non credenti, e che questo è l’unico scopo del divieto di utilizzo dei simboli religiosi. Mi si permetta di dire che questa Europa ha un ben strano concetto dell’uguaglianza, nel quale le diversità non vengono accettate, ma eliminate d’autorità e con le diversità i “diversi”, cioè i credenti in particolare.

Pare che la richiesta di intervento sia venuta in particolare dalla Francia, ormai da tre secoli paladina di questo strano concetto di eguaglianza, preoccupata che gli euro slovacchi, che hanno libera circolazione anche in Francia, potessero turbare le pure e laiche coscienze dei francesi.

L’aspetto paradossale è che, almeno secondo un articolo del New York Times, le proteste sono venute anche da un altro Paese che non si può certamente definire laicista: la Grecia. In questo caso, tuttavia, si tratterebbe di puro nazionalismo, dato che Cirillo e Metodio erano due monaci greci. Per inciso, nel 1980 i due fratelli sono stati elevati da papa Giovanni Paolo II al rango di compatroni dell’Europa. Ma a Bruxelles, ammesso che lo sappiano, questo argomento non credo faccia un gran effetto.

Da questa storia emerge, però e per l’ennesima volta, il difficile rapporto che c’è tra i singoli Stati e l’Unione Europea, non solo sotto questo profilo. La resistenza decisa e la vittoria finale della Slovacchia è pertanto molto importante, non solo per i cristiani e i credenti in generale, ma per tutti coloro che non sono disposti a cedere la propria sovranità nazionale a un sovrastato artificiale, opaco in termini di democrazia, governato da tecnocrazie e da politici che non si sa bene a chi rispondano. Una Unione che per molti aspetti ricorda la orwelliana Fattoria degli animali, in cui “alcuni animali sono più uguali degli altri”.

Il citato articolo del NYT, molto articolato sulla vicenda, contiene una paio di altri spunti di riflessione. Il primo riguarda la progressiva scristianizzazione dell’Europa e cita i risultati di un sondaggio del 2010 da cui risulterebbe che solo la metà della popolazione dell’Unione Europea crede in Dio, contro il 90% degli Stati Uniti. Il quotidiano aggiunge che la fede che sta crescendo di più in Europa è quella islamica.

Questa perdita di peso del cristianesimo, unita a una certa decisione delle lobby laiciste, giustificherebbe le posizioni di “neutralità” dell’Unione, ampliando la divisione con le Nazioni in cui il cristianesimo è ancora importante, come in Polonia o in Croazia, prossima a diventare il 28esimo membro dell’Ue, e in Slovacchia. Vi è anche una nota un po’ stonata, quando si parla di una Commissione presa in mezzo tra atei da un lato e “fondamentalisti nazionalisti cristiani” dall’altro, citando un esponente di un partito nazionalista di destra slovacco, che avrebbe dichiarato essere l’Ue “sotto il controllo di satana o del satanismo.

Appare evidente che I problemi che l’Ue pone al nostro, e a molti altri Paesi, non si riduce alla sola politica di austerità di Frau Merkel, che almeno, come noto, è figlia di un pastore luterano.