Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, fa parte di uno schieramento politico che si pone alla sinistra del Pd, diciamo di sinistra estrema anche se non estremista. Perciò, una delle sue preoccupazioni prioritarie sono i lavoratori, che la sua parte politica identifica nei lavoratori dipendenti, per intenderci, quelli che devono timbrare il cartellino.

Giuliano Pisapia, tuttavia, è un libero professionista, anzi un avvocato di grido e, come tutti quelli della sua specie, lavora senza dubbio moltissimo, ma con ampia flessibilità di tempi, non dovendo timbrare nessun cartellino. Non ha quindi problemi per disbrigare le sue pratiche, senza chiedere permesso a nessuno e, in caso di difficoltà, vi è sempre un ragazzo o ragazza di studio disponibile.

Perché questa premessa? Lo spiego subito. Mia figlia lavora part time e, come tante altre donne che lavorano, deve incastonare il suo orario di lavoro tra l’accompagnare all’inizio della giornata i figli all’asilo e l’andare a riprenderli alla fine dell’orario di lavoro. Dovendo rinnovare la sua carta di identità, sabato si è presentata fiduciosa alla sede centrale del Comune di Milano, in Via Larga, per scoprire che gli uffici erano chiusi. Con lei, molti altri cittadini piuttosto, diciamo così, “inalberati” per l’uscita a vuoto e la prospettiva di dover tornare in un giorno lavorativo.

Per i liberi professionisti, come il signor sindaco, autonomi, partite Iva, etc, si trattava solo di una seccatura e di ulteriore perdita di tempo, ma per mia figlia e gli altri lavoratori dipendenti di quel sabato si aggiunge anche una perdita economica, qualunque sia la forma del permesso che dovranno ottenere dal loro datore di lavoro.

Mi rendo conto che è poca cosa in confronto ai drammatici problemi del Paese, ma una parte di essi discende proprio dal cumulo di piccole disfunzioni come quella segnalata. E poi, francamente, questa disattenzione alle esigenze dei lavoratori potevamo aspettarcela da un sindaco di centrodestra, ma da Pisapia!

C’è da dire che, come molti altri sindaci di grandi città, forse Pisapia non ha mai messo piede negli uffici comunali, se non in visita ufficiale scortato dal caporipartizione, e non ha la minima idea di quali siano i loro orari di apertura. Apparentemente, ciò vale anche per l’assessore competente.

Non credo che tenere aperto il sabato mattina un ufficio, un solo ugfficio in tutta la città, sia un peso insopportabile per il bilancio comunale e, comunque, il costo sarebbe probabilmente minore rispetto a quello posto a carico dei cittadini non fornendo il servizio. Né penso vi possano essere obiezioni da parte dei sindacati che, anzi, dovrebbero essere in prima linea nel chiedere una simile iniziativa.

Come già detto, la questione può sembrare di poco conto, solo uno dei mille inconvenienti di cui è costellata, grazie alla nostra macchina burocratica, la vita di un cittadino comune. Tuttavia, Pisapia e i suoi colleghi di ogni parte politica, e mettiamoci anche i politici regionali e nazionali, dovrebbero tener conto che “il diavolo si nasconde nei dettagli” e che piccoli dettagli come quello segnalato possono mandare all’aria anche il più bel discorso programmatico. E scontentare anche i propri sostenitori, perché non credo che gli malcontenti di sabato fossero tutti elettori Pdl. 

Cari signori sindaci e politici in genere, non si tratta di scendere tra il “popolo” a stringere mani e distribuire sorrisi, ma di imitare quei sovrani che, camuffati, andavano di persona a vedere come vivevano i loro sudditi, non fidandosi delle relazioni dei loro consiglieri. Ciò accadeva certo sui libri, ma il principio resta ed è stato applicato nella realtà da grandi imprenditori, almeno del passato.

Sindaco Pisapia, faccia un salto sabato mattino in Via Larga e poi provveda per il meglio.