Anche i nostri parlamentari se ne stanno andando in vacanza e, almeno per un po’, gli italiani possono accantonare il ritorno alle urne, dato che eventuali elezioni anticipate non sono probabilmente possibili, per ragioni tecniche, prima del prossimo dicembre. Così i nostri politici avranno il tempo per digerire i risultati delle elezioni tedesche di settembre e a quel punto decidere che, se proprio si vuole giocare d’azzardo con le elezioni, la soluzione più logica è di farle coincidere con le europee della primavera 2014. Quanto meno, si risparmierebbero un po’ di soldi.

La situazione rimane comunque paradossale, se si pensa che gli ultimi tre governi, Berlusconi nel 2008, Monti nel 2011 e ora Letta, hanno avuto il sostegno di una larghissima maggioranza, fatto per noi abbastanza inusuale, e gli ultimi due addirittura sotto forma di una nostrana Gross Koalition. Non è l’unico paradosso, dato che si continua a parlare di fine del “ventennio berlusconiano”, facendo finta di dimenticare che questo è stato l’unico periodo in cui si è avuta una alternanza di governo nel nostro Paese e che il centrodestra ha governato per poco più della metà di questo periodo.

Questa crisi appare ancor più grottesca dato che avviene proprio quando l’Italia sembrava essersi adeguata ai ritmi istituzionali degli altri Paesi europei, uscendo dall’ingessatura in cui l’aveva costretta la Guerra Fredda con la contrapposizione tra Dc e suoi alleati e il Pci di osservanza moscovita. La caduta del Muro, a quanto pare, non è ancora stata digerita da noi, anche se ora la divisione sembra passare tra “falchi” e “colombe” dei due schieramenti.

Risulta molto difficile individuare una logica nel tentativo dei “falchi” Pd e Pdl di andare a elezioni anticipate, in cui entrambi i partiti verrebbero falcidiati, checché dicano i sondaggi. Quale Pd si presenterebbe agli elettori, quello di Letta, di Renzi, di Epifani, di Bersani? E quale di questi Pd sarebbe disposto ad allearsi a Sel, mossa inevitabile per cercare di vincere?

Per il Pdl la domanda è ancor più esiziale, visto che è il suo stesso leader a parlare di Forza Italia, cioè di un partito preesistente al Pdl. Verrebbe così definitivamente buttata a mare un’intelligente mossa di Berlusconi, lo “sdoganamento” della destra italiana, che verrebbe così di nuovo esposta al rischio di estremizzazione. Quello che si presenterebbe alle elezioni sarebbe comunque un centrodestra irriconoscibile, anche perché le ultimissime offerte della Lega per una nuova alleanza vengono da un partito a sua volta molto diviso e con notevole perdita di identità, oltre che di consensi.

Anche la terza forza di governo, Scelta Civica, sta attraversando una profonda crisi e probabilmente sparirebbe in un confronto elettorale ravvicinato. Insomma, la corsa a nuove elezioni sembrerebbe determinata solo da un incomprensibile cupio dissolvi di una parte dei nostri politici, completamente indifferenti al destino del Paese. Non resta che sperare che i politici che non hanno ancora perso il lume della ragione si schierino con il Capo dello Stato nel tentativo di salvare questo governo, o meglio, di metterlo in condizione di operare efficacemente.

Resta da parlare dell’M5S che, in caso di anticipo del voto, andrebbe prevedibilmente incontro a un risultato negativo rispetto alla precedente tornata, ma soprattutto rispetto all’obiettivo dichiarato dai suoi guru, cioè la maggioranza assoluta. Se qualcuno in queste eventuali elezioni avrà la maggioranza assoluta, questo sarà il partito delle astensioni, delegittimando così tutti gli altri partiti.

Sembra anche molto meno probabile che i grillini possano giocare un ruolo determinante nella cosiddetta “terza via”, cioè la sostituzione del governo Letta con un nuovo governo, una specie di riedizione della proposta Bersani. E’ infatti difficile che un Pd nelle condizioni descritte possa trovare l’unità necessaria per formare un governo con Sel e M5S, al cui interno pure esistono resistenze a questa ipotesi. Inoltre, una maggioranza non ben qualificata, per numeri e programmi, difficilmente troverebbe disponibile Napolitano.

Piaccia o no, non vi è alternativa ragionevole a questo governo ed è nell’interesse di tutti che, non solo duri più a lungo possibile, ma che possa operare per la soluzione almeno di alcuni dei gravi problemi che affliggono gli italiani. E’ nell’interesse di tutti i politici, anche dei “falchi”, perché, anche se non gliene fregasse niente di noi italiani, avrebbero il tempo per rifondare partiti degni di questo nome, per potersi presentare a tempo debito con visioni e programmi chiari sul futuro del Paese. Perché di questo si tratta. Altrimenti, davvero “tutti a casa”, noi e loro.