In questi ultimi giorni è riapparso sui nostri media il tormentone Mediaset-Telecom, con l’ipotesi del conferimento in Telecom di Mediaset Premium, divenuta società a sé stante, in cambio di una quota attorno all’8% della società telefonica. Questa stima si basa sulla cifra pagata da Telefónica per l’11% di Mediaset Premium, ma l’operazione rimane non confermata da nessuno dei possibili attori.

L’ipotesi di una collaborazione tra Telecom e Mediaset è sul tappeto da parecchio tempo, e se una fusione tra i due gruppi rimane piuttosto difficile per ragioni non solo industriali o finanziarie, accordi commerciali o partecipazioni azionarie come quella descritta sono del tutto possibili e apprezzabili da un punto di vista industriale. Telecom ha già un accordo con Sky per la distribuzione di contenuti, ma l’ad Marco Patuano ha già dichiarato in passato che non si tratta di un’esclusiva. Vi è quindi spazio per un accordo con Mediaset. ma, come ormai d’abitudine, non si possono non riportare all’attenzione gli incroci di interessi e azionari che continuano a movimentare il settore.

Mediaset, dopo aver dovuto rinunciare al suo progetto di pay-tv insieme a Telefónica sui mercati italiano e spagnolo, con la vendita della propria quota in Digital +, ha ora gli spagnoli come soci di minoranza, l’11% di cui sopra, in Mediaset Premium. La collaborazione in Spagna tra Mediaset Premium, Mediaset España e Telefónica perciò procede, anche se in forma diversa e meno “premiante” per il Biscione di quella precedentemente immaginata.

La quota in Mediaset Premium resterebbe l’unica presenza in Italia di Telefónica, in uscita da Telecom Italia per essere sostituita dai francesi di Vivendi, non appena le autorità di controllo brasiliane avranno dato la loro approvazione alla vendita a Telefónica Brasil della Gvt, consociata brasiliana di Vivendi. Vivendi, comunque, manterrà il 7,5% della nuova Telefónica Brasil risultante dalla fusione con Gvt, ma sarà presente anche in Tim Brasil, data la sua quota nella controllante Telecom Italia, e si troverà in una sorta di conflitto di interessi, pur meno diretto e pesante rispetto a Telefónica, non essendo più il suo core business la telefonia.

Sull’altro versante, da diverso tempo si parla di una possibile partecipazione di Vivendi (e forse di Al Jazeera) in Mediaset Premium; in tal caso, le opzioni sarebbero due, cioè una coabitazione tra spagnoli e francesi, oppure il subentro di Vivendi nella quota di Telefónica, rendendo così più lineare la partecipazione di Mediaset in Telecom.

Tutto sommato, sembrerebbe più opportuno per Mediaset un accordo con Telecom, senza ingressi diretti nell’azionariato, accogliendo al contempo in Premium Vivendi accanto a Telefónica, così da rafforzare la propria posizione in Italia con l’accordo con Telecom, in Spagna con l’alleanza con Telefónica e ampliando la presenza su altri mercati attraverso Vivendi.

Un paio di giorni fa, Fininvest ha annunciato che, in conseguenza delle disposizioni di Bankitalia e Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni), dovrà ridurre la sua quota in Mediolanum dall’attuale 30,15% al 9,9%. A parte altre considerazioni, ciò porterà capitali che potrebbero rafforzare la posizione del gruppo proprio nel promettente, ma molto dinamico, settore in cui opera Premium. Una partecipazione in Telecom Italia potrebbe essere ripresa in considerazione quando si fosse chiarita la situazione dell’azienda telefonica, che dipende ancora in buona parte dalla soluzione del nodo brasiliano.

Gli ultimi scenari prospettavano una nuova battaglia attorno a Tim Brasil, per la quale sembrava essere imminente un’offerta da parte della brasiliana Oi, forse insieme ad America Movil. Il management Telecom ha però dichiarato strategica la presenza in Brasile, prospettando a sua volta un’offerta di acquisto su Oi, coinvolta in una complicata operazione di fusione con Portugal Telecom. Per risolvere la pesante esposizione debitoria, si era parlato di una vendita degli asset portoghesi non strategici per Oi, ma questo ha creato ulteriori problemi che hanno portato alle dimissioni del capo, portoghese, di Oi e a rumor sulla sua sostituzione con il fondatore, e attuale guida, di Gvt.

Ed ecco l’ultima mossa a sorpresa, secondo Reuters e ripresa dai media brasiliani. Altice, società francese di diritto lussemburghese, che, attraverso la sua controllata Numericable, sta finalizzando l’acquisizione da Vivendi della società telefonica Sfr, ha manifestato l’intenzione di acquistare le attività telefoniche di Portugal Telecom. Difficile fare previsioni in questo settore, ma se la proposta di Altice fosse reale e venisse accettata, la fusione, o quanto meno un’alleanza, tra Oi e Tim Brasil sarebbe resa più facile sotto il profilo finanziario, essendo già stata definita del tutto congruente per gli aspetti industriali. E, forse, si chiarirebbe anche la situazione di Telecom Italia e, di conseguenza, delle altre operazioni che le ruotano intorno, da Mediaset Premium, allo scorporo della rete fissa, allo sviluppo della banda larga.

Sempre che non avvengano altri colpi di scena, come l’offerta, per il momento ancora fantomatica, di Sol Trujillo e di un altrettanto fantomatico gruppo di fondi sovrani arabi, per l’acquisto del 50% di Telecom Italia. La storia infinita potrebbe continuare.