Nell’intervista, decisamente auto elogiativa, rilasciata al concorrente Corriere della Sera, Carlo De Benedetti ha detto che Berlusconi può vendere le sue aziende solo a società straniere, perché nessuno in Italia gliele comprerebbe. Immediata la pungente reazione di Marina Berlusconi, che ricorda gli insuccessi di De Benedetti, tra l’altro anche nella televisione generalista che lui dà per finita.
Diatribe tra Cavaliere e Ingegnere a parte, anche in casa Mediaset le novità non arrivano però dalla TV generalista, ma dalla pay-tv, il settore a livello globale in più forte sviluppo. Il prossimo primo dicembre diverrà effettivo lo scorporo di Mediaset Premium e, come già annunciato, Telefónica avrà l’11,11% della nuova società, in conseguenza dell’uscita di Mediaset España da Digital Plus.
Si riapre così la ridda di ipotesi su possibili nuove entrate nell’azionariato di Premium S.p.A. e, accanto alle più volte citate Al Jazeera e Vivendi, qualcuno comincia a parlare, come il Corsera, di una possibile fusione con Sky. Cosa che potrebbe aver senso dal punto di vista industriale, anche alla luce di altre voci su un probabile accordo commerciale tra Mediaset Premium e Telecom, che ha già collabora con Sky. Si eliminerebbe concorrenza in un mercato ancora limitato, con vantaggi per tutti, ma è da vedere se Silvio Berlusconi è pronto a vendere proprio a Murdoch.
Di nuovo, il futuro di Premium si intreccia con gli assetti azionari di Telecom Italia, in particolare con la situazione brasiliana, per discutere la quale potrebbe riunirsi venerdì prossimo il Cda di Telecom, secondo quanto riporta Reuters. Le opzioni sul tavolo sono essenzialmente due: o Tim Participaçõnes, la consociata in Brasile, fa un’offerta per la società telefonica brasiliana Oi, o quest’ultima lancia un’offerta su Tim.
Oi ha già dato un incarico esplorativo in tal senso alla banca d’affari brasiliana BTG Pactual, già nota in Italia per essere socio importante del Monte dei Paschi e per aver acquistato dalle Generali la BSI, la Banca della Svizzera Italiana. Sui media brasiliani si dà per probabile una cordata per l’acquisto di Tim tra Oi, Claro, che fa capo ad America Movil, e Vivo, di Telefónica.
Il management di Telecom Italia non ha finora escluso nessuna ipotesi, vincolando la cessione di Tim a un prezzo adeguato. La vendita, tuttavia, significherebbe l’uscita da un mercato importante e profittevole come il Brasile, limitando l’attività praticamente alla sola Italia, e si può pensare che il prezzo ritenuto “adeguato” sia quindi molto alto, anche per una cordata come quella descritta.
La fusione di Tim con Oi avrebbe senso dal punto di vista industriale e potrebbe essere sostenibile anche finanziariamente, tanto più se andasse in porto la parallela vicenda della cessione di Portugal Telecom da parte di Oi, riducendo così il peso della brasiliana nella fusione. Intanto, Tim sta per concludere la vendita delle torri di trasmissione in Brasile.
L’accennato intreccio con Mediaset Premium deriva dal fallito tentativo di Tim di acquistare la consociata brasiliana di Vivendi, Gvt, andata invece a Telefónica, socia della stessa Telecom Italia (a dimostrazione che concorrenti diretti e soci sono due categorie non conciliabili). A seguito della vendita di GVT, Telefónica passerà a Vivendi la sua quota in Telecom. Vivendi manterrà una quota di minoranza anche nella società risultante dalla fusione tra Vivo e GVT, rimanendo così concorrente in Brasile della partecipata, in Italia, Telecom.
Mediaset Premium, Telefónica, Vivendi, Telecom Italia, Sky: guerra e guerriglie o “tutti insieme appassionatamente”? La prima ipotesi farebbe ripiombare Telecom in una situazione di stallo da cui sembrava poter venir fuori con l’uscita dall’azionariato di Telefónica, la seconda non sembra facile da realizzare. In una recente intervista a Economia & Finanza, Marco Patuano, ad di Telecom, ha detto che è difficile poter utilizzare i contenuti di Vivendi, che produce ovviamente in francese,.a differenza di Premium.
Forse la soluzione sta proprio nella ventilata entrata di Vivendi nell’azionariato di Premium a fianco di Telefónica, che permetterebbe la produzione di contenuti in italiano mutuati da quelli francesi, con la possibilità di espansione anche sul mercato spagnolo (e magari brasiliano, in cui opererebbero tutti i protagonisti). Insomma, non proprio “tutti insieme appassionatamente”, ma una cordiale entente tra concorrenti che potrebbe portare vantaggi a tutti, tranne forse a Sky, che comunque non avrebbe alcun interesse a rompere il contratto con Telecom.
In questo modo, pur rimanendo l’intreccio, alcune matasse potrebbero essere sciolte separatamente l’una dall’altra: azionariato Telecom, situazione brasiliana, contenuti e Premium. Il centro dello sviluppo diverrebbe Vivendi, un ruolo che si presta molto bene al suo leader, quel Vincent Bolloré azionista importante di Mediobanca e, sembra, in buoni rapporti con César Alierta, patron di Telefónica.
Ha infatti suscitato un po’ di sorpresa la disdetta da parte di O2, la consociata inglese di Telefónica, del contratto per l’acquisto dei media riassegnato solo qualche mese fa a Zenith Media, del gruppo francese Publicis, che lo gestiva da più di vent’anni. Il contratto passerà ora alla francese Havas, che ha come socio di maggioranza la famiglia Bolloré, cosa che ha portato qualche commentatore a pensare addirittura a una possibile clausola in tal senso nel contratto di vendita di GVT a Telefónica. C’est la vie!