Già più volte e da più parti è stato fatto notare un certo parallelismo tra il modo di far politica di Renzi e quello di Berlusconi, non solo per quanto riguarda la “tenuta di scena”. Con la presentazione del suo programma si è aggiunto un ulteriore elemento di somiglianza: il proporre decisioni politiche che appaiono dirette soprattutto ad ottenere consenso elettorale.
E’ il caso degli ormai famosi, o malfamati, 80 euro al mese promessi, guarda caso, poco prima dell’inizio della campagna elettorale per le elezioni europee. Interessante che perfino il Financial Times lo abbia sottolineato, scrivendo: “Il suo piano dei cento giorni, ha onestamente ammesso lui stesso, è diretto a conquistare voti alle prossime elezioni per il Parlamento europeo in maggio.” E non vi è dubbio che la promessa di 80 euro al mese per 10 milioni di italiani sia il “pezzo forte” del programma, paragonabile alla lettera agli elettori in cui Berlusconi prometteva, in vista delle elezioni del 2013, il rimborso dell’Imu pagata l’anno precedente sulla prima casa.
Di per sé, che i politici cerchino consenso tra gli elettori è un fatto naturale, ma le proposte dirette a questo scopo dovrebbero essere funzionali a un programma e a una strategia più generale per il Paese, non solo agli immediati interessi elettorali. Le promesse di Berlusconi sull’Imu erano svincolate da un serio progetto sulla casa e sulla fiscalità generale, oltre che essere senza una chiara copertura finanziaria. Le stesse obiezioni, cioè, che si possono fare e sono state fatte alla proposta di Renzi.
Visto che ha ammesso lui stesso lo scopo elettorale degli 80 euro in busta paga, Renzi potrebbe sostenere che l’acquisto di consenso gli serve per condurre in porto le riforme di fondo che vuole fare, quindi funzionale ad un più vasto disegno, che va oltre l’esito delle prossime elezioni. Difficile, però, non vedere come l’obiettivo immediato di queste promesse sia la vittoria elettorale del Pd e, quindi, la permanenza di Renzi a palazzo Chigi, permanenza molto a rischio in caso di risultato negativo alle europee.
Come si vede, una tattica non diversa da quella dei suoi predecessori, in particolare di Berlusconi, anche se le critiche sono inferiori in violenza, almeno per il momento, rispetto a quelle riservate al Cavaliere. A parte, ovviamente, Grillo, il terzo protagonista sulla scena, meglio sul palcoscenico, ché di teatrino politico si tratta.
Ciò che intanto sta prendendo le distanze da questo teatrino è la realtà, quella del Paese e degli italiani: questi ultimi stanno ormai gradualmente ritornando al vecchio principio dell’arrangiarsi da sé, aumentando la disillusione e la diffidenza verso la politica e lo Stato: il Paese galleggia tenuto su dalle correnti di interesse che arrivano dall’esterno. In questo scenario, acquistano sempre più potere le varie consorterie e gruppi di interesse, territoriali o settoriali, e i più deboli diventano sempre più deboli.
Eccessivo pessimismo? Non credo, perché non è certo la prima volta che l’Italia si trova in una situazione estremamente critica, ma ha sempre trovato il modo di risollevarsi e ripartire. Basti pensare al “miracolo economico” iniziato negli anni ’50, dopo la immane tragedia della Seconda Guerra mondiale. Non a caso, il nostro Paese è stato spesso paragonato al calabrone, che non potrebbe neppure sollevarsi da terra per la sua conformazione, e che pure vola, e bene, facendosi beffe delle leggi della dinamica.
Mi immagino che volare sia più faticoso per il calabrone, viste le sue ali tozze sproporzionate al suo peso, ma lui non vuole rimanere a terra, vuole volare e vola, fregandosene della fatica e dell’aerodinamica. Noi italiani invece ci aspettiamo tutto dall’aerodinamica, il governo, lo Stato, l’Europa, il potente di turno e via dicendo, e rimaniamo a terra. Finché la terra comincia a scottarci sotto i piedi e allora prendiamo il volo e tanto più in alto andiamo quanto più voliamo con gli altri.
Questa è la lezione che viene da quel dopoguerra prima citato, che chi scrive ha vissuto, caratterizzato da contrapposizioni più violente di quelle odierne, ma allora avevamo tutti la voglia e la volontà di non rimanere a terra.