A quanto pare sembra decisa, almeno da Matteo Renzi, la designazione di Federica Mogherini, attuale ministro degli Esteri, alla carica di Alto rappresentante Ue per la Politica estera e la sicurezza, in sostituzione della baronessa laburista Lady Catherine Ashton.

Ho l’impressione che la notorietà della Mogherini non sia altissima, tranne che all’interno del PD dove ha fatto tutta la sua carriera “agli esteri”, ma con uno trasbordante Renzi che occupa stabilmente i media, diventa difficile per ogni suo ministro uscire dall’anonimato presso il grande pubblico.



Tra gli addetti ai lavori, si fa presente che arriverebbe alla carica di ministro degli Esteri dell’Ue dopo solo pochi mesi alla Farnesina, il passaggio avviene il prossimo novembre, e che un conto è seguire gli affari esteri per un partito e altro per un coacervo di Stati come l’Unione Europea.

Si fa peraltro notare che la politica estera dell’Europa è una sorta di Araba Fenice e che ciascun Stato si fa gli affari suoi (ultimamente l’Italia sembrerebbe fare più gli affari degli altri che i propri) e, a riprova, si riporta la assoluta ininfluenza della uscente Lady Ashton.



I più maligni aggiungono che, oltre quella dell’Ue, sarebbe interessante sapere anche qual è la politica estera del governo Renzi. Forse la risposta sta in una frase di Renzi, che si dice la Mogherini abbia fatta propria: “La cosa importante non è chi fa cosa, ma cosa dobbiamo fare insieme per l’Europa.” In altri termini, pare non si sappia chi la fa, né cosa si deve fare, l’importante e farla tutti insieme per l’Europa. Auguri.

Sono andato a leggere alcune recenti dichiarazioni di Federica Mogherini riportate da vari organi si stampa e ne ho ricavato l’impressione di una persona animata da buone intenzioni, a volte anche un po’ scontate, ma che sta ancora prendendo le misure della nuova situazione in cui si è venuta a trovare.



Per avere informazioni più dirette, ho visitato il suo blog (BLOGmog), dove il 25 giugno, dopo la riunione a Bruxelles dei ministri degli Esteri della Nato, scriveva che “L’Iraq deve favorire la convivenza di tutte le sue diverse componenti sociali, politiche e religiose.”, e che “Per quanto riguarda la crisi ucraina, in ambito Nato, è comune intento trovare una soluzione insieme alla Russia e non contro la Russia.

Difficile non essere d’accordo, se non fosse che la frase sull’Iraq definisce il problema piuttosto che la soluzione e che, per quanto riguarda l’Ucraina, mi pare che finora Usa e Ue abbiano tenuto un atteggiamento ostile alla Russia, a torto o a ragione. La Nato ci ha ripensato? 

Un altro punto decisivo per giudicare l’operato di un ministro degli Esteri italiano, dopo l’oscena gestione del governo dell’epoca, è la vicenda dei marò bloccati in India. Qui ci aiuta una lettera indirizzata al quotidianoTempo da Federica Mogherini e Roberta Pinotti, ministro della Difesa, il cui punto saliente è che il governo italiano rifiuta la giurisdizione indiana “consapevole della forza delle sue ragioni in base al diritto internazionale”.

Le due ministre assicurano che “l’azione dei nostri ministeri e di tutto il governo è instancabile e quotidiana “ anche se “può apparire silenziosa” e si dichiarano anche certe che “arriveranno a Massimiliano e Salvatore il sostegno compatto e la vicinanza di tutto il Paese”. Per i nostri due marò c’è solo da augurarsi che l’azione oltre che silenziosa sia anche efficace, perché finora non si è visto, purtroppo, alcun risultato.

Dando un’occhiata alla stampa internazionale, che si occupa anch’essa ampiamente delle prossime nomine alle varie cariche europee, il punto che viene spesso segnalato è la scarsa esperienza della Mogherini agli Esteri, anche se viene spesso citata la sua frequentazione della politica internazionale. Viene anche sottolineato il deciso sostegno di Matteo Renzi e qualcuno in Italia legge questo appoggio come uno sbarramento preventivo alla candidatura di Enrico Letta a presidente del Consiglio Europeo.

Il Financial Times cita Letta come un possibile candidato se venisse a mancare l’accordo sull’attuale favorita, Helle Thorning-Schmidt, primo ministro socialdemocratico danese. Costei avrebbe, secondo il giornale inglese, tutti i numeri per l’incarico, ma è danneggiata dal fatto che la Danimarca è fuori dall’euro, rifiutato dai danesi in un referendum del 2000 e tuttora perdente nei sondaggi.

Se la Mogherini diventasse capo della “diplomazia” europea, e con Draghi alla Bce, sarebbe impossibile per un altro italiano avere una terza carica così rilevante come la presidenza del Consiglio europeo.

La corsa della Mogherini, nonostante il forcing di Renzi, non è completamente in discesa, sia per la presenza di altri candidati con maggiore esperienza di politica estera, anche europea, sia perché l’equilibrio regionale potrebbe avvantaggiare concorrenti, per esempio, da Paesi dell’Europa dell’Est.

Staremo a vedere, ma vale la pena di segnalare una frase circa la funzione di ministro degli esteri Ue riportata dal sito spagnolo Expansión.com e attribuita a non meglio precisate fonti diplomatiche: “E’ un lavoro che è impossibile fare bene… Gli italiani lo vogliono. Contenti loro…