Mi scuso con chi si fosse avventurato a leggere i miei ultimi articoli su Telecom/Telefónica, ma avevo avvertito che erano ai limiti della fantaeconomia e che tutte le opzioni possibili rimanevano aperte e, di fatto, continuano a esserlo.
Negli ultimi mesi Telefónica ha spesso fatto parlare di sé, per lo scioglimento di Telco, azionista di riferimento di Telecom Italia, per le proposte di riduzione delle attività della società italiana in Sud America, dove sono concorrenti, per l’acquisizione del 100% di Digital +, estromettendo Mediaset España, per la successiva entrata in Mediaset Premium con una quota dell’11%.
L’ultimo colpo di scena è stato l’annuncio di mercoledì, a Borse chiuse, dell’emissione di un convertendo, un prestito obbligazionario con conversione in azioni di Telecom Italia con scadenza di tre anni, che ridurrebbe la sua presenza in Telecom a una quota tra l’8,3% e il 9,4%. Il comunicato della società spagnola sottolinea che così la quota si riporterebbe a quella detenuta prima della ricapitalizzazione avvenuta lo scorso settembre.
Questa precisazione rafforza l’impressione che si tratti del tentativo di andare incontro alle autorità di sorveglianza brasiliane che, dopo l’aumento di settembre, avevano chiesto a Telefónica di vendere la sua divisione Vivo o di rinunciare alla sua posizione in Telecom. La prima scelta è piuttosto costosa, dato che Vivo rappresenta più del 20% dei ricavi di Telefónica, e gli spagnoli avevano invece proposto lo “spezzatino “ di Tim Brasile, cioè la vendita per parti a Telefónica stessa e ad altri due concorrenti, Oi (Telecom Portugal) e Claro (America Movil). L’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano si era però giustamente opposto.
Per avere un quadro più oggettivo della situazione occorrerà attendere le decisioni dei vari organi di controllo, italiani e brasiliani, sullo scioglimento di Telco e sulla posizione di Telefónica in Brasile. Per il momento, la domanda posta in un precedente articolo “Telefónica lascia o raddoppia?” sembra avere avuto una risposta: sia pure con le dovute cautele, gli spagnoli si indirizzano verso l’uscita da Telecom. Infatti, già circolano voci su contatti con fondi di investimento.
E’ perciò possibile che Telecom diventi realmente una public company, con un azionariato molto diffuso in cui nessun socio può “comandare”. Gli esiti dell’ultima assemblea della società indicano però che soci importanti e attivi ve ne sono, i fondi di investimento. Se fossero vere le voci citate prima, la public company sarebbe concretamente in mano ai fondi, con l’unica eccezione della Findim di Fossati con il suo 5%. Tuttavia, i fondi di investimento sono soci finanziari, interessati a valorizzare in tempi non lunghissimi i loro investimenti per poi a realizzarli. In fondo, è quanto hanno fatto i soci finanziari italiani di Telco, sia pure maldestramente.
Insomma, il rischio di un futuro “spezzatino” di Telecom esiste: si ricomincia a parlare di un possibile intervento di Cdp o del fondo di Vito Gamberale per la rete fissa e, perfino, di un possibile interesse della Sky di Murdoch per i multiplex di TI Media. Per inciso, lo stesso mercoledì Murdoch ha fatto un’offerta di 80 miliardi di dollari per l’americana Time Warner Inc., per il momento rifiutata.
A questo punto potrebbe tornare in scena uno dei tanti protagonisti apparsi sulla scena dell’intreccio Telecom – Telefónica –Mediaset e cioè la francese Vivendi, la cui filiale brasiliana, GVT, è stata la maggiore oppositrice allo “spezzatino” di Tim Brasile e il cui nome è stato fatto, con quello di Al Jazeera, per Mediaset Premium, anche se il gruppo del Qatar sembrerebbe più avvantaggiato.
Non si può quindi escludere che, in caso di uscita definitiva di Telefónica, gli spagnoli possano essere sostituiti dai francesi, magari con la contemporanea cessione di qualche ramo d’azienda, data la necessità di ridurre il forte indebitamento. Da tener presente che uno degli azionisti più importanti di Vivendi è Vincent Bolloré, appena salito al 7% di Mediobanca, secondo azionista dopo Unicredit. A suo tempo, Marco Patuano non aveva escluso un accordo tra Tim Brasile e GVT, quindi questa potrebbe essere una nuova puntata, anche nel senso di scommessa per chi ama le scommesse, e lo si vedrà in Borsa.
Gli unici che sembrano decisi a rimanere fuori dal gioco sono ancora una volta i nostri politici, in primis Matteo Renzi , troppo impegnato a Bruxelles. Eppure, abbiamo visto anche molto recentemente come si comportano gli altri governi, per esempio quello spagnolo nel caso Digital +, al cui intervento molti attribuiscono la sua non prevista totale acquisizione da parte di Telefónica. Il governo era infatti preoccupato di un’entrata di stranieri come Al Jazeera, e Vivendi, sul mercato media spagnolo. Simili questioni paiono invece del tutto irrilevanti per il nostro governo.