Alla fine Telecom Italia si è decisa a reagire e a messo in cantiere una controproposta a Vivendi per la filiale brasiliana Gvt e per l’entrata dei francesi nell’azionariato, una vera e propria controffensiva nei confronti di Telefonica. Per il momento non vi è nessuna dettagliata proposta ufficiale, solo una manifestazione di interesse, ma le voci parlano della fusione, già più volte considerata, delle filiali in Brasile, con una permanenza di Vivendi nel capitale della nuova entità brasiliana, e dell’offerta fino al 20% del capitale di Telecom Italia.

Le prime analisi portano a una valutazione dell’offerta italiana attorno ai 7 miliardi di euro, totalmente carta contro carta, rispetto ai circa 6,7 degli spagnoli, di cui quasi 4 miliardi per cassa. Difficilmente Telecom può aggiungere denaro fresco alla sua offerta, dato il forte indebitamento, ma questo potrebbe non essere un grave problema per Vivendi, attualmente piuttosto liquida dopo la vendita di diversi rami ritenuti non più strategici.

La decisione verrà molto probabilmente presa su basi strategiche e Vivendi dà l’impressione di attendersi un miglioramento delle offerte, ribadendo che Gvt non è in vendita e dimostrandosi abbastanza fredda nei confronti della proposta spagnola. In effetti, la società ha di fronte varie opportunità: accettare l’offerta spagnola, probabilmente migliorata, con mantenimento della presenza in Brasile e, in subordine, la possibilità di entrare in Telecom; accettare l’offerta italiana, con una posizione forte in Brasile e la guida di Telecom Italia; accettare solo la fusione in Brasile, con Vivo o Tim, o vendita a ottimo prezzo di Gvt.

L’ultima opzione sarebbe coerente con la strategia finora seguita dai francesi di privilegiare media e produzione di contenuti sulla pura telefonia, ma questi settori vanno sempre più integrandosi e le altre due opzioni potrebbero rivelarsi più ampie strategicamente. Questa constatazione sembrerebbe alla base dell’ultima mossa di Telefonica, che ha aggiunto al suo pacchetto originale un accordo ad ampio raggio per la fornitura di contenuti sul mercato spagnolo, in cui è incontrastata leader anche nelle pay-tv con l’acquisizione della totalità di Digital +, dopo l’estromissione di Mediaset.

Telecom Italia potrebbe dare opportunità simili sul mercato italiano, ma con l’assunzione delle responsabilità e dei rischi connessi alla presenza diretta in una società fortemente indebitata e che non ha brillato finora per i suoi risultati, con un assetto istituzionale meno favorevole di quello spagnolo. La valutazione si sposta così su un piano più politico: aziendale, perché nell’alleanza con Telefonica sarebbero gli spagnoli a comandare, e i francesi di solito amano un ruolo di primo piano, e geopolitico, cioè quali alleanze internazionali convengono meglio al colosso francese.

Per il momento sono solo voci di una testata brasiliana, ma si parla anche di un possibile interesse di Vodafone, a dimostrazione che ormai in questo settore acquisizioni, alleanze, guerre si fanno in un’ottica planetaria. L’accettazione della proposta Telecom porterebbe Vivendi a uno scontro diretto con gli spagnoli, rendendo la vita più difficile sul mercato spagnolo, anche per l’atteggiamento “nazionalista” del governo che molti pongono alla base dell’intervento di Telefonica in Digital +. Inoltre, bisognerebbe risolvere difficili problemi di convivenza in Telecom, con la necessità di trovare una via di uscita per gli spagnoli.

Come detto in precedenti articoli, l’entrata di Vivendi in Telecom potrebbe portare la società italiana fuori dalle secche in cui è da anni, dato che i francesi avrebbero tutto l’interesse al suo sviluppo, ma è da vedere a quali condizioni la cosa può essere conveniente per Vivendi. Il pericolo più grave è che Vivendi accetti la proposta spagnola senza entrare nell’azionariato di Telecom in sostituzione di Telefonica: Tim dovrebbe affrontare una concorrenza più agguerrita in Brasile e Telecom si troverebbe ancora in casa gli spagnoli a tirare il freno. È quindi essenziale riuscire a portare a compimento la fusione di Tim e Gvt, perché un indebolimento in Brasile renderebbe ancor meno interessante la società per eventuali altri soci e investitori.

Il problema principale rimane, comunque, porre fine alla distruzione di ricchezza che pone Telecom, pur in una situazione ancora più positiva, in parallelo con la disastrata Alitalia. Dovrebbe essere questo un compito innanzitutto per noi italiani, e non per una bolsa questione di italianità, ma perché altrimenti anche il forte indebitamento di Telecom finirà per essere pagato da Pantalone.

La controproposta di Telecom rimane, per ora, a livello di dichiarazione di intenti, ma è probabile si tratti di una tattica per evitare reazioni degli spagnoli ed è difficile che l’incontro del fine settimana tra Patuano e Bolloré abbia prodotto così poco sul piano pratico. Aspettiamoci perciò ulteriori e, si spera, concrete mosse nei prossimi giorni.

Tanto per non rinunciare alla fantaeconomia, rimane un’altra opzione sul tavolo: un’alleanza globale tra Telefonica e Vivendi, dando corpo a un grande gruppo operante nel settore integrato telefonia, media, contenuti. In tal caso, Telecom Italia diventerebbe solo una provincia dell’impero, a meno che intervenga qualche cavaliere bianco, anzi, giallo.