I colpi di scena su Telecom Italia continuano e, se non fosse in gioco una grande società italiana e le migliaia di lavoratori che occupa, sarebbe anche intrigante quanto un serial televisivo di successo. L’ennesima sorpresa è venuta dall’offerta di Telefonica a Vivendi per la fusione di Vivo, sua consociata brasiliana, con la Gvt, società dei francesi in Brasile. La mossa ha molto senso per gli spagnoli, perché permetterebbe loro di conquistare una posizione ancor più rilevante in Brasile, Paese molto importante per Telefonica. Per i dettagli dell’operazione, cui Vivendi darà una risposta nella riunione prevista per il 28 agosto, rinvio all’approfondito articolo di Paolo Annoni.

Vorrei cercare, invece, di capire cosa può aspettarsi Telecom Italia, che rischia di essere una nuova Alitalia; non a caso, in entrambe hanno imperversato i “capitani coraggiosi” di dalemiana memoria. La situazione della società, malgrado qualche miglioramento nel primo semestre di quest’anno, rimane molto sofferente, concentrata su un mercato maturo come quello italiano, in continua decrescita, e sotto pesante attacco nell’altro mercato in cui opera, il Brasile, che vale circa il 30% del suo fatturato. Da aggiungere, un forte debito che tende a non diminuire e impedisce investimenti e manovre sul fronte finanziario, anche di fronte ad attacchi come quello in corso da parte di Telefonica. In più, la crisi del debito argentino sta mettendo in forse la cessione della filiale locale, diretta proprio a una riduzione del debito.

Ciò che però danneggia particolarmente Telecom è l’assenza di strategie, dovuta anche all’immobilismo conseguenza della presenza frenante di Telefonica e al disimpegno, meglio alla fuga, dei soci finanziari italiani. Non si può dar torto a Franco Bassanini, presidente di Cassa depositi e prestiti, quando definisce ostile la mossa del socio spagnolo e si chiede se non sia opportuno un intervento a livello istituzionale.

In questo quadro, qualche commentatore si augura che questo attacco a sorpresa spinga Telecom a darsi finalmente una strategia, ma molto dipende in primo luogo dalle decisioni di Vivendi. La fusione di Tim Brasil con Gvt, sostenuta dall’amministratore delegato Patuano, è stata ostacolata da Telefonica, che voleva prendersi una parte della filiale brasiliana e cedere il resto ad altri concorrenti. Telecom Italia potrebbe, quindi, rilanciare sull’offerta spagnola, vista l’apparente tiepidezza dei francesi, ma per la maggior parte degli analisti questa ipotesi sembra molto difficile per la situazione finanziaria di Telecom.

Il consiglio di sorveglianza di Vivendi dovrà decidere innanzitutto se accettare l’offerta su Gvt e, in subordine, se accettare anche di sostituire Telefonica in Telecom Italia. Se decidesse solo per la fusione in Brasile, la posizione della società italiana diverrebbe ancor più grave, perché la nuova conglomerata franco-spagnola restringerebbe notevolmente i margini di Tim Brasil, di cui abbiamo visto l’importanza per Telecom.

Scenari molto più ampi si aprirebbero al contrario con l’entrata di Vivendi in Telecom, ma più difficile è valutare la convenienza di una tale mossa per i francesi, che si sono già parzialmente ritirati dalle telecomunicazioni per concentrarsi sui media. I commentatori francesi, difatti, sembrano piuttosto scettici in proposito e più propensi a considerare il rifiuto della quota in Telecom in cambio di migliori condizioni nella cessione di Gvt.

Tuttavia, se Telefonica rimanesse in Telecom continuerebbe ad avere grossi problemi con l’antitrust brasiliano e, soprattutto se Vivendi accettasse la fusione di Gvt, sarebbe costretta a uscire definitivamente dalla società italiana. Inoltre, qualche analista francese fa notare che Vivendi era segnalato come uno dei possibili partner per Mediaset Premium, in cui è già entrata Telefonica, e che quindi potrebbe delinearsi un accordo molto più complesso tra spagnoli, francesi e italiani, che potrebbe riguardare un riassetto globale e di Telecom e di Mediaset.

Come si vede, non siamo molto lontani dagli scenari di fantaeconomia disegnati in precedenti articoli e, infatti, ne riappare uno dei protagonisti, quel Vincent Bolloré importante socio di Vivendi e di Mediobanca, che potrebbe quindi aggiungere all’8,4% di Telefonica anche l’1,6% di Mediobanca. Il destino di Telecom sembra essere passato dalle mani degli spagnoli di Telefonica a quelle dei francesi di Vivendi (Franza o Spagna, purché se magna, si diceva qualche secolo fa), nella più totale assenza degli italiani, con l’eccezione del volenteroso Fossati con la sua Findim al 5%.

Per esaurire tutte le possibilità, non si può neppure escludere che Bollorè decida di giocare la partita contro gli spagnoli, convincendo Mediobanca a rimanere e Vivendi ad acquistare, per esempio, le quote di Intesa e Generali, magari con un accordo con Fossati e con qualche fondo internazionale presente nell’azionariato, tipo l’americano Blackrock. Sarebbe così possibile portare avanti la fusione di Tim con Gvt e gli accordi con Mediaset sulla pay-tv. Il brettone Bollorè è conosciuto come un tipo molto deciso, ma è da vedere se vorrà andare in battaglia a campo aperto con gli spagnoli, a meno che gli italiani si decidano ad intervenire pesantemente.

Tuttavia, gli italiani, intesi come Cassa depositi e prestiti e altri enti istituzionali, sono forse più interessati a collaborare con un altro dei soci di Telecom, la People’s Bank of China, dei cui investimenti in Italia ho scritto nell’articolo di ieri. Un altro ente cinese, la State Grid China, è entrato con il 35% in Cdp Reti, che controlla Terna e Snam, cioè la rete elettrica e quella del gas, e Cdp è il probabile partner nel possibile scorporo della rete fissa telefonica. Data l’accortezza strategica degli investimenti cinesi, inevitabile ipotizzare conseguenze anche per Telecom, tanto più che non sono certo i capitali che mancano alla banca centrale cinese, che avrebbe pochi problemi ad andare allo scontro con Telefónica, se lo ritenesse necessario. Inoltre, i cinesi potrebbero trovare le opportune sinergie industriali rivitalizzando l’ipotesi di un’entrata in Telecom di 3 Italia, della cinese Hutchison Whampoa.

Non rimane che attendere le prossime puntate.