Nei precedenti articoli su Telecom Italia ho spesso usato il termine fantaeconomia di fronte ai complessi intrecci e ai colpi di scena di una sorta di caleidoscopio economico, con al centro il Brasile, dove sembra ora avviarsi una nuova fase. Fino a poco tempo fa, la complessa situazione già precedentemente illustrata vedeva prospettate tre operazioni: la fusione tra le brasiliane Vivo, consociata di Telefónica, e Gvt, della francese Vivendi; la contrapposta fusione di Gvt con Tim Brasil; l’offerta della brasiliana Oi per l’acquisto di Tim Brasil.

Attualmente sono rimaste solo la prima ipotesi, pur soggetta alle verifiche delle autorità di vigilanza, e la proposta di Oi su Tim Brasil, ma se ne è affacciata una nuova che, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, sarebbe il piano dell’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, in alternativa alla vendita secca di Tim, cioè l’acquisto di Oi da parte di Tim.

La vendita di Tim Brasil porterebbe decisi benefici alla situazione debitoria di Telecom, soprattutto dopo l’elevata offerta di Telefónica per Gvt che, se ha impedito a Telecom Italia un rilancio realmente competitivo, potrebbe però portare per Tim Brasil a una valutazione superiore ai 10 miliardi di euro. La vendita si rivelerebbe però negativa sul lungo andare, riducendo Telecom a operatore locale di piccole dimensioni in un mercato importante, ma “vecchio”, di fronte alla concorrenza dei grossi conglomerati che stanno nascendo nel settore. Inoltre, il ritardo dell’Italia nella realizzazione della banda larga richiede forti investimenti che né lo Stato, né Telecom sembrano disposti a fare.

In questo quadro, il piano attribuito a Patuano avrebbe senso e, come nota Il Sole, trasformerebbe finalmente Telecom Italia in un soggetto attivo sul mercato. L’alleanza con Oi sarebbe logica sotto il profilo industriale, dato che i brasiliani sono leader nel fisso e Tim è il secondo operatore nel mobile. Verrebbe così rafforzata anche l’altra ipotesi secondo la quale Patuano, di fronte alle difficoltà della sua vendita, vorrebbe far confluire Telecom Argentina in una nuova società con Tim Brasil.

Sul tavolo non vi sono ancora dichiarazioni ufficiali, ma dopo l’articolo del Sole, anche Bloomberg ha riferito di voci “autorevoli” su una probabile offerta di Telecom per l’acquisizione di Oi, in risposta alla precedente intenzione di Oi di acquistare a sua volta Tim Brasil, si dice insieme a Telefónica e America Movil, anche se di questo nuovo tentativo di “spezzatino” non si è avuta conferma.

Oi ha una partecipazione incrociata con Portugal Telecom, la cui assemblea dei soci ha già deliberato la fusione con i brasiliani, ai quali andrebbe la maggioranza relativa nella nuova società. Ciò aprirebbe altri spazi al gruppo italiano, non solo in Portogallo, ma anche in Africa e Asia. A parte gli eventuali problemi finanziari, occorrerà vedere le reazioni delle varie autorità di vigilanza.

Rimangono i problemi relativi all’azionariato della capogruppo, in cui Telefónica ha ancora circa l’8%, ma i recenti sviluppi in Brasile potrebbero spingere Vivendi ad accettare la proposta degli spagnoli di acquistare, in parallelo alla vendita di Gvt, la loro partecipazione in Telecom. Tra l’altro, Vincent Bolloré, importante azionista di Vivendi e di Mediobanca, potrebbe convincere quest’ultima a rimanere nel capitale di Telecom che, una volta uscita dal “congelatore” di Telefónica, diventerebbe interessante per la banca d’affari.

Soprattutto si riaprirebbero i giochi anche sul fronte di Mediaset, dato che, secondo una notizia di Bloomberg ripresa da Reuters qualche giorno fa, Vivendi potrebbe entrare in Mediaset Premium, affiancando Telefónica o, più probabilmente, acquistando la sua attuale quota dell’11%.

Se tutte queste operazioni andassero in porto, un primo capitolo di questa lunga storia potrebbe dirsi concluso e in modo ragionevole. Telefónica, risolti i suoi problemi in Brasile e, con l’estromissione di Mediaset da Digital+, nella pay-tv in Spagna, potrebbe lasciare l’Italia cui non sembra essere interessata, con un sostanziale accordo di non belligeranza con Telecom e Vivendi. Quest’ultima, con la partecipazione in Telecom, manterrebbe una presenza indiretta in Sud America ed entrerebbe nel mercato italiano dei contenuti e della pay-tv.

Telecom riprenderebbe l’iniziativa nell’importante mercato sudamericano, avrebbe la possibilità di alleanze sinergiche nel settore TV e dei contenuti, cessando di essere un semplice player nazionale. Insomma, una specie di pace di Westfalia, autorità permettendo.

Rimarrebbe sul tavolo il problema del forte indebitamento, che potrebbe essere in parte risolto dallo scorporo della rete fissa, finora escluso. L’unica alternativa possibile, anche per il problema della sicurezza delle comunicazioni così importante di fronte al deterioramento della situazione internazionale, è data dall’intervento della Cassa depositi e prestiti. Ma qui la decisione trascende la politica aziendale e coinvolge direttamente la politica del Governo.