Ormai da mesi era attesa la decisione di Finmeccanica sulla vendita di Ansaldo Breda e del 40% della quotata Ansaldo Sts, per le quali erano rimaste sul tavolo due offerte, quella dei cinesi di Cnr-Insigma e quella dei giapponesi di Hitachi. Fino a poco tempo fa sembravano favoriti i cinesi, ma invece l’ha spuntata Hitachi. 

L’accordo di vendita è stato annunciato con soddisfazione da Mauro Moretti, amministratore delegato di Finmeccanica, anche perché rappresenta il primo passaggio concreto del piano industriale da lui presentato nello scorso gennaio, una decisione presa peraltro da tempo e, comunque, in dirittura di arrivo. 

I piani su cui l’accordo può essere esaminato sono diversi e il primo è senz’altro quello finanziario, causa principale della vendita. Ansaldo Breda, malgrado buoni prodotti come le metropolitane senza conduttore, in cui è leader mondiale, e i treni ad alta velocità, come il Frecciarossa, continuava a segnare perdite. Evidentemente Finmeccanica non ha ritenuto l’azienda risanabile e quindi l’ha messa in vendita. 

Ansaldo Sts è invece un’azienda leader che produce profitti, dispone di un’alta tecnologia e presenta sinergie con altri rami di Finmeccanica. La ragione della sua messa in vendita è stata inizialmente la necessità di rendere più appetibile la consorella, ma ora si è ritrovata fuori dai settori su cui è concentrato il piano industriale di Moretti. La differenza tra le due società è evidente nei prezzi di vendita: 773 milioni di euro Sts, 36 Breda.

L’operazione, che dà luogo a una plusvalenza di 250 milioni di euro, permetterà di ridurre il debito di Finmeccanica di 600 milioni, cioè di circa un 15%. Sotto questo profilo si capisce la soddisfazione di Moretti, ma qualche perplessità rimane su questa rinnovata incapacità di tenere in mani italiane tecnologie ed eccellenze.

Un altro punto da considerare è la scelta dell’acquirente. La cordata Cnr-Insigma, la prima un colosso statale operante nelle costruzioni ferroviarie, la seconda una tecnologica azienda informatica, aveva apparentemente fatto una buona offerta, promettendo il mantenimento di fabbriche e occupazione, e prospettando anche la permanenza di un socio italiano, sia pure in minoranza. Tra l’altro, le due società Breda già collaborano con le due cinesi in Cina. 

Hitachi è un conglomerato operante nell’informatica ed elettronica, negli impianti nucleari e nel settore ferroviario, per citarne alcuni, che sta attuando una politica di espansione internazionale per far fronte a un mercato interno ristagnante e alla crisi che ha colpito l’impiantistica nucleare dopo il terremoto e lo tsunami del 2011. In questa strategia, il settore ferroviario rappresenta un punto importante di sviluppo. Anche i giapponesi hanno promesso di mantenere in Italia fabbriche e occupazione, anzi per Breda il mantenimento degli attuali livelli sembrerebbe incluso nell’accordo, mentre per Sts dovrebbe essere assicurato dall’alta specializzazione della azienda e dei suoi dipendenti. 

Sarebbe interessante sapere quali sono stati i criteri ultimi che hanno condotto alla scelta di Finmeccanica. Uno potrebbe essere il prezzo, visto che lo stesso presidente di Hitachi ha affermato che la sua società ha dovuto spendere più di quanto previsto per l’acquisto, data l’attuale debolezza dello yen e i rialzi del titolo Ansaldo Sts in Borsa negli ultimi tempi. I corsi del titolo sono aumentati ancora adeguandosi al prezzo per azione dell’acquisto, ma dato l’obbligo di Opa per il rimanente 60%, dopo la conclusione della transazione prevista nel secondo semestre di quest’anno, ci si possono attendere ulteriori incrementi. Si può almeno concludere che è stata una vendita e non una svendita. 

Un altro elemento positivo è dato dalla citata politica di espansione di Hitachi, di cui l’Europa è parte importante, per il momento in particolare il Regno Unito che ospita a Londra la sede della Hitachi Rail Europe, la società del gruppo impegnata nello sviluppo del mercato europeo per i treni. L’acquisizione delle due società Ansaldo rientra quindi a pieno titolo in questa politica e, tenendo conto che i continui processi di aggregazione rendono il mercato sempre più competitivo, sembra realistico pensare a un concreto interesse di Hitachi non solo a mantenere, ma anche a sviluppare la presenza in Italia.